La Valle del Cavallo Bianco: “Land Art” Celtica nelle Midlands inglesi

Qualora si voglia fare un Tour delle Midlands Inglesi, non si può mancare l’appuntamento con la Vale of the White Horse “La Valle del Cavallo Bianco”. Per giungere a questo sito si attraversa la tipica campagna britannica, e la prima visione è davvero spettacolare perché, su una dorsale, spicca il bianco del cavallo sull’abbagliante verde dei prati.

Quest’opera di Land Art è antichissima. E’ un cavallo stilizzato, tracciato sul pendio di una collina, per una lunghezza di circa 115 metri e un’altezza di 36, con profonde incisioni sul terreno che fanno emergere il gesso sottostante. Sorge sulla famosa The Ridgeway, un tracciato erboso, che potrebbe essere la strada più antica d’Europa con 5.000 anni di onorato servizio.

Il Cavallo Bianco risalirebbe quindi a circa 1.000 anni prima di Cristo, per opera dei Celti Britanni. Idearono questa misteriosa figura, amando opere artistiche di grandi dimensioni. Potevano essere simboli religiosi oppure punti di riferimento di tribù che li usavano per localizzare il loro territorio. Senza dubbio un’opera così gigantesca avrebbe legato molto intimamente e profondamente i suoi creatori alla terra, una sorta di marchio a fuoco eterno per un rapporto che si sperava infinito.

Questo è un esempio della speciale relazione Uomo-Ambiente che sussisteva nella religiosità celtica, assai attenta alla Natura

Vicino al Cavallo Bianco ci sono altre due interessanti colline, una più in alto chiamata Uffington Castle, che è un grande forte dell’Età del Ferro, e l’altra più in basso a nome Dragon Hill, un poggio con la cima artificialmente spianata. Il folklore locale sostiene – molti luoghi reclamano tale onore – che San Giorgio abbia qui ucciso il celeberrimo Drago e che la cima sia nuda perché il sangue del mostro condannò il terreno all’aridità perpetua.

Di storicamente certo è che la comunità locale ha sempre cercato di mantenere in buone condizioni l’eccezionale realizzazione. E’ un gesto civico di cui gli inglesi possono andare fieri, ossia curare opere appartenenti a popoli scomparsi o di altra religione. Thomas Baskerville, nel 1677, annotò nel suo Journal Travel che “…alcune famiglie hanno l’obbligo di tenere in buone condizioni e ripulire dalle erbacce l’opera affinchè non scompaia nel verde dei prati” e poi Thomas Hughes, nel 1857, scrisse che la comunità locale, una volta all’anno, organizzava una grande celebrazione. Lo scopo primario era quello di tirare a lucido “il Cavallo Bianco”, ma si trasformava in un’occasione sociale di divertimento visto che il tutto veniva farcito con giochi e gare che la rendevano una superfesta.

Tra le gare c’erano le classiche corse di cavalli con in palio una coppa d’argento, lotta libera e combattimenti con le mazze, corsa nei sacchi e altre assolutamente bizzarre come “Acchiappa il Maiale”, dove vinceva chi riusciva ad afferrare e tenere stretto un maiale che precedentemente era stato spalmato di grasso oppure inseguire giù per la ripida collina una ruota correndo a rotta di collo per vincere un formaggio.

Il gioco più bello era forse il “Jingling Match”, dove un partecipante con una benda sugli occhi doveva agguantare un altro senza bendaggio ma con una campanella attaccata al collo

Durante la mia visita, verso l’Occhio del Cavallo, notai quella che mi sembrava una scolaresca con un professore. Costui, lo intesi dal suo parlare e atteggiarsi, stava facendo una sorta di rituale. Sono luoghi che, si reputava, emanassero energie positive provenienti dalla madre terra. Rimasi colpito ma sapevo che quel luogo aveva un’aura sacrale e, in questi decenni, non pochi si sono rivolti alla spiritualità New Age e persino all’antica religione celtica. Tanto che, dal 2010, il governo di Sua Maestà ha riconosciuto il druidism (che trae spunto dai druidi che erano i sacerdoti celtici) come religione al pari del Cristianesimo o dell’Islam.

Il panorama che si godeva dal Ridgeway era molto evocativo – l’Inghilterra ha pochi rilievi – e, per alcuni minuti, la mia fantasia è riuscita a immaginarsi nella piana sottostante tribù come quelle dei Catuvellauni e Atrebati che un tempo signoreggiavano in queste terre. Un luogo, davvero, speciale.

Sotto, il Google Maps del sito:


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