Il termine “unicorno” viene usato nel gergo del business statunitense per indicare una startup che riesce a raggiungere un valore superiore al miliardo di dollari. Nel 2021, il numero di “unicorni” era di circa 800 aziende emergenti in tutto il mondo – sebbene il suo significato risulti legato a doppio filo al cosiddetto American dream, il sogno americano.
Duro lavoro, ma soprattutto coraggio e determinazione sono ciò che serve a chiunque voglia emergere dall’anonimato, entrare nella storia, semplicemente arricchirsi oppure cambiare il mondo – questo, almeno, è quanto promette il sogno americano.
Nel 2003, Elizabeth Holmes sembrava aver realizzato l’American dream, o se non altro pareva averlo sfiorato con la punta delle dita. Ma le fiabe, così come gli uomini che le hanno scritte, hanno il loro lato oscuro, e pochi anni dopo Theranos, il sogno di Elizabeth, divenne noto come l’“unicorno caduto” della Silicon Valley.
La macchina del tempo di Elizabeth
Molti bambini hanno provato a disegnare o a costruire una macchina del tempo. Elizabeth Holmes, nata a Washington il 3 febbraio 1984. si cimentò nella stessa impresa: prese carta e matita e progettò la sua macchina del tempo – una scatola dove, una volta entrati, bastava selezionare l’anno storico che si desiderava visitare e premere un pulsante per essere trasportati nel passato o nel futuro.
Sebbene il “progetto” di Elizabeth fosse solo il disegno di una bambina di nove anni, i suoi genitori ritennero che quegli schizzi rappresentassero la genialità della figlia, destinata secondo loro a cambiare il mondo. Da parte sua, Elizabeth Holmes non aveva progetti meno ambiziosi per se stessa: alla classica domanda che si pone a tutti i bambini “Cosa vuoi fare da grande?”, Elizabeth rispondeva “La miliardaria”.
Elizabeth Holmes nel backstage di TechCrunch Disrupt San Francisco 2014. Fotografia di Max Morse per TechCrunch licenza CC BY 2.0 via Wikipedia:
Questo sogno di bambina, che può forse apparire ingenuo agli occhi di un adulto, era in realtà frutto di una precoce frustrazione.
Nata nel 1984, Elizabeth Holmes era venuta sin da piccola a conoscenza della storia della sua famiglia: un suo bisavolo, Charles Louis Fleischmann, un immigrato ungherese, era riuscito a risparmiare abbastanza denaro da poter aprire un suo negozio di lieviti – in capo a pochi anni, Fleischmann aveva lanciato il proprio brand di lieviti, il Fleischmann’s Yeast, diventando milionario.
Ben poca della ricchezza di Fleischmann era però sopravvissuta per arrivare alla famiglia Holmes, che era stata travolta da uno scandalo finanziario: nel 2001 Charles Rasmus IV, padre di Elizabeth e vicepresidente della Enron, aveva dichiarato bancarotta fraudolenta.
La famiglia Holmes era riuscita a mantenere gran parte delle relazioni sociali e delle conoscenze nel mondo della politica e dell’alta finanza, ma si era notevolmente impoverita.
Elizabeth crebbe nel mito del suo bisavolo Charles Fleischmann, sognando di essere in grado, un giorno, di riportare il nome Holmes sull’Olimpo della ricchezza e dell’importanza sociale.
Stanford
Dopo il diploma, Elizabeth si iscrisse alla facoltà d’Ingegneria Chimica presso la Stanford University. Quando le veniva chiesto il motivo della sua scelta rispondeva che il suo obiettivo era di fare una scoperta scientifica che avrebbe cambiato il mondo.
Elizabeth si fece immediatamente notare a Stanford per la sua perspicacia, l’entusiasmo e l’impegno nello studio, tanto da diventare la studentessa preferita di numerosi professori e accedere al secondo anno di studi con mesi d’anticipo rispetto ai suoi compagni.
Mentre studiava per prepararsi agli esami, però, Elizabeth non aveva rinunciato al suo sogno di cambiare il mondo, e iniziò a proporre ai suoi insegnanti delle idee.
Il primo progetto che Elizabeth propose ai ricercatori di Stanford fu l’invenzione di un cerotto, basato sui microinfusori per il diabete. Il cerotto di Elizabeth avrebbe dovuto, secondo la sua idea, percepire tutte le variazioni biochimiche dell’organismo di chi lo indossava e rilasciare automaticamente dei farmaci.
Elizabeth Holmes alla Stanford University, 17 aprile 2013. Fotografia di Glenn Fawcett via Wikipedia:

I professori che analizzarono il progetto di Elizabeth, però, smorzarono immediatamente il suo entusiasmo: le fecero infatti capire che, per quanto l’idea fosse di per innovativa, la ricerca medica non era ancora in possesso degli strumenti adeguati per sviluppare questo tipo di cerotto. La situazione era complicata ulteriormente dal fatto che Elizabeth era solo in possesso dell’idea, ma non aveva i mezzi né le conoscenze per poterla applicare.
Elizabeth non accettò le critiche dei suoi professori. Percepì la bocciatura del suo progetto come una manifestazione di antipatia nei suoi confronti, e iniziò a convincersi che i docenti di Stanford la stessero ostacolando di proposito. La sua sensazione si acuì quando anche il suo secondo progetto, Edison, venne respinto dai professori.
Solo uno degli insegnanti di Stanford, il professor Channing Robertson, sembrò credere nelle potenzialità di Elizabeth. Forte dell’approvazione dell’insegnante, Elizabeth decise di lasciare l’università a metà del secondo anno, senza essersi laureata e affermando di aver ormai appreso tutto ciò che le era necessario per avviare il suo business.
La nascita di Theranos e la rivoluzione di Edison
Con l’appoggio del professor Robertson, nel 2003, a diciannove anni Elizabeth Holmes fondò una sua start-up nella Silicon Valley – il soprannome della parte meridionale della San Francisco Bay Area, considerata il centro globale per l’innovazione, l’alta tecnologia e i social media, e sede principale di numerose aziende come Amazon, Apple, Google e Netflix.
Il nome che Elizabeth diede alla sua start-up fu Theranos, un termine nato dalla crasi tra le parole therapy, “terapia”, e diagnosis, “diagnosi”.
La prima persona che investì sulla start-up fu un vicino di casa di Elizabeth, Tim Draper, che finanziò Theranos con un milione di dollari. Draper era una personalità di spicco della finanza e della politica, e riuscì rapidamente ad attirare altri investitori: nel giro di poche settimane Theranos si ritrovò con ben sei milioni di dollari a disposizione – senza avere niente in mano, tranne un’idea.
Il progetto che Elizabeth si proponeva di sviluppare con Theranos, e che era stato respinto dai docenti di Stanford, era Edison. In un’intervista, Elizabeth Holmes dichiarò di essere sempre stata terrorizzata dagli aghi e dai prelievi, e che per questo aveva deciso di brevettare Edison: un macchinario di dimensioni ridotte in grado di effettuare centinaia di esami prelevando solo una goccia di sangue.
Elizabeth iniziò a usare i sei milioni di dollari per allestire i laboratori di Theranos e per assumere ingegneri, biologi e medici. Nel frattempo, il rapido successo della start-up aveva attirato l’attenzione dei media statunitensi e di numerose figure dell’alta finanza e della politica, tra cui Bill Clinton, l’allora Presidente Barack Obama e Joe Biden, a quel tempo vicepresidente.
Nel corso di pochi anni, Theranos arrivò a possedere un capitale di quattrocento milioni di dollari.
Il motivo di tanto successo era dovuto all’effettiva rivoluzione nel mondo della medicina che l’invenzione di Edison avrebbe apportato. Il macchinario che Elizabeth intendeva brevettare si proponeva di eseguire inizialmente un minimo di duecento analisi del sangue fino – una volta perfezionato – a un migliaio di test, da un “semplice” emocromo fino ad analisi ormonali e per l’HIV.
Questi test, normalmente molto complessi, necessitano di una certa quantità di sangue e di più macchinari. Edison avrebbe in tal modo rivoluzionato il mondo della medicina, con un considerevole risparmio di tempo e denaro e con un’elevata accuratezza.
Nel 2010, Elizabeth Holmes firmò un accordo con Walgreens, una catena di farmacie presso cui Edison sarebbe stato distribuito, dando così la possibilità all’azienda di effettuare tutte le analisi possibili a chiunque si presentasse in una delle sedi, senza necessità di un infermiere e con solo poche gocce di sangue.
Oltre a Walgreens, anche l’esercito degli Stati Uniti d’America si dimostrò interessato a Theranos: un macchinario come Edison sarebbe stato utile in territori difficili, dove era complicato intervenire con cure e analisi mediche.
Elizabeth Holmes propose all’esercito una versione modificata di Edison che sarebbe potuta essere installata direttamente sugli elicotteri.
Elizabeth arrivò ad affermare che, con le dovute modifiche, un giorno Edison sarebbe stato disponibile in tutte le case degli americani e in ogni parte del mondo.
Elizabeth e l’immagine dell’“imprenditore showman”
Oltre a dedicarsi a Theranos e allo sviluppo di Edison, Elizabeth Holmes iniziò a lavorare molto sulla propria immagine.
Crescendo Elizabeth aveva progressivamente abbandonato il mito di Charles Fleischmann per rivolgere la sua ammirazione ad altre personalità. In quegli anni, negli Stati Uniti e nel mondo si stava affermando sempre di più la figura dell’imprenditore showman, ovvero personalità quali Steve Jobs, Mark Zuckerberg o Elon Musk – personalità che, tramite convention e interviste, non promuovevano solo le loro aziende e i loro prodotti, ma anche un vero e proprio stile di vita.
Elizabeth aveva – più o meno inconsciamente – ripercorso i passi del suo nuovo mito, Steve Jobs: si era iscritta a Stanford come lui, e come lui aveva abbandonato gli studi a diciannove anni per avviare il proprio business. Mentre Theranos cresceva, Elizabeth iniziò a ispirarsi sempre di più a Steve Jobs, adottando un modo di vestire che richiamava i suoi dolcevita neri e imitando le sue posture e il suo atteggiamento nelle foto e nelle interviste.
Elizabeth sceglieva accuratamente il suo modo di porsi nei confronti del mondo, tanto che a volte sembrava dimenticarsi di promuovere un macchinario che aveva a che fare con la medicina, prima che con la tecnologia. Dopo che la sua immagine cominciò a comparire sulle copertine di riviste quali Fortune e Forbes, Elizabeth iniziò a dedicarsi sempre di più alle convention e sempre di meno a Theranos, anche perché forse stava cominciando a rendersi conto di aver imboccato una via di non ritorno.
L’unicorno caduto
La comunità scientifica statunitense e internazionale si era sempre mostrata apertamente dubbiosa in merito a Theranos: anche se sulla carta Edison potesse rappresentare un’innovazione, non erano mai stati pubblicati articoli sul suo funzionamento o effettuate ricerche e test.
Elizabeth Holmes rispondeva alle critiche con nonchalance, e in un’intervista dichiarò: “Questo è ciò che succede quando cerchi di cambiare il mondo: prima pensano che tu sia pazza, poi ti ostacolano e poi, improvvisamente, cambi il mondo”.
La realtà era però ben diversa: Edison non era altro che una seconda macchina del tempo, come quella che Elizabeth aveva disegnato da bambina – soltanto un’idea.
Elizabeth dichiarò sempre che Edison era in fase di sviluppo, anche quando Theranos era appena stata fondata e doveva attirare finanziatori. Negli anni il macchinario era stato messo a punto e distribuito nelle farmacie, ma la sua dimensione ridotta non lo rendeva in grado di funzionare correttamente: il sangue prelevato era troppo poco per poter effettuare delle analisi, e le componenti elettriche e termiche s’influenzavano a vicenda portando a dei risultati errati.
Le farmacie Walgreens erano costrette a mentire ai clienti che richiedevano delle analisi del sangue, fingendo che i risultati provenissero da Edison, quando in realtà erano stati ottenuti tramite i metodi classici – sollecitando Elizabeth Holmes a porre rimedio al problema.
Ciò non era possibile poiché, oltre a irrisolvibili problemi tecnici, Elizabeth decise di attuare una politica di mascheramento: proibì alle varie sezioni di ricerca della Theranos di comunicare tra loro, facendo mobbing anche a chiunque osasse lasciar trapelare informazioni al di fuori dell’azienda.
Per mettere a tacere le voci su Theranos, Elizabeth iniziò inoltre a invitare eminenti personalità politiche a visitare i laboratori: durante la visita, all’ospite venivano effettuate due analisi del sangue, una tramite Edison e l’altra tramite metodi classici, e gli venivano forniti risultati equivalenti. In realtà, entrambe le analisi di Edison erano falsificate perché somigliassero a quelle rilasciate dai laboratori: una vera e propria truffa, che andava a incidere sulla salute di innumerevoli (migliaia?) di persone.
Ian Gibbons e l’inchiesta del Wall Street Journal
La morte di Ian Gibbons decretò l’inizio della fine per Elizabeth Holmes e Theranos.
Gibbons, un ingegnere che lavorava a Edison, si era reso conto da tempo che la macchina non avrebbe mai potuto funzionare, ma aveva continuato a lavorare per cercare di risolvere il maggior numero di problemi possibile.
Nel 2013, Gibbons venne chiamato da un suo ex datore di lavoro a testimoniare in un processo contro Elizabeth Holmes per appropriazione indebita di alcuni brevetti. Gibbons si suicidò la sera prima dell’udienza, ingerendo una massiva dose di barbiturici ed alcool.
Sua moglie Rochelle raccontò disperata che le uniche “condoglianze” che ricevette da Elizabeth Holmes furono una e-mail in cui le si ordinava seccamente di consegnare a Theranos il computer portatile del marito, senza azzardarsi ad aprirlo.
Il suicidio di Gibbons spalancò le porte alle indagini su Theranos, e due anni dopo il giornalista John Carreyrou pubblicò sul Wall Street Journal un articolo in cui denunciava il malfunzionamento di Edison nelle farmacie e la truffa della Holmes.
Elizabeth minacciò Carreyrou e il giornale di ripercussioni legali, ma all’articolo avevano già cominciato a seguire le denunce per mobbing dei dipendenti di Theranos.
Le indagini portarono presto alla verità sulle truffe, ed Edison venne ritirato dalle farmacie e messo fuori commercio. Theranos cominciò progressivamente a svuotarsi dei suoi dipendenti, ma Elizabeth sembrò rimanere tranquilla: in una delle sue ultime interviste disse che tutto ciò che stava accadendo era nient’altro che un complotto ai suoi danni, e mostrò un cucciolo di husky che aveva comprato, e che – a suo dire – sarebbe stato il simbolo della rinascita e della crescita di Theranos.
Il destino del cucciolo fu molto diverso, ma altrettanto significativo per l’azienda: i pochi dipendenti rimasti lo videro spesso aggirarsi per i laboratori vuoti di Theranos, solo e abbandonato dalla sua padrona.
La truffa del sogno americano
Il processo a carico di Elizabeth Holmes e dei dirigenti di Theranos è stato rimandato per via della pandemia Covid-19 del 2020. Oggi, Elizabeth è sposata e ha un bambino piccolo, ma le è stato ingiunto dal tribunale di non avviare più nessuna attività aziendale per i prossimi dieci anni.
La storia di Elizabeth e di Theranos è stata indicata come “l’unicorno caduto della Silicon Valley”, ma anche come il fallimento di un sogno amaro e viziato dalla società: Elizabeth Holmes riuscì a ottenere successo e finanziamenti solo perché proveniva da una famiglia con numerose conoscenze nella finanza e nella politica – molto probabilmente, lo stesso non sarebbe accaduto a una ragazza proveniente da un ambiente più umile.
Lo scandalo di Edison e Theranos ha avuto ripercussioni gravissime sulla salute di persone a cui sono state diagnosticate malattie errate o inesistenti, o che non hanno ricevuto delle diagnosi tempestive, e ha causato un crack finanziario del valore di quasi un miliardo di dollari.
Le teorie sulle reali intenzioni di Elizabeth Holmes sono discordanti: c’è chi vede in lei una calcolatrice spietata che ha cavalcato l’onda di una società che desiderava un nuovo Steve Jobs, e chi invece la ritiene una vittima di se stessa che non ha saputo raggiungere gli obiettivi che si era prefissata.
Qualunque siano le ragioni, Elizabeth Holmes resta l’incarnazione del fallimento del sogno americano – un sogno fatto di apparenza e luci della ribalta, ma dal retrogusto amaro e stantio.