I Selk’nam furono una società di nativi sudamericani che abitarono la Terra del fuoco fra il sud dell’Argentina e il Cile per oltre 7.000 anni. Il livello della loro tecnologia era poco più avanzato dell’età della pietra, e i membri si spostavano come nomadi in sintonia con la natura praticando caccia, raccolta e pesca.
I Selk’nam non aveva capi, ma erano guidati da uomini saggi (“padri del mondo”) che si credeva avessero il potere spirituale per controllare le persone, il tempo e gli eventi. La cerimonia più sacra della tribù era quella del passaggio all’età adulta, “hain”, durante la quale i membri della tribù venivano dipinti con vernice rossa, nera e bianca e indossavano abiti di pelliccia, piumino e corteccia, impersonando gli spiriti antichi più temuti. La trasformazione dei ragazzi in uomini avveniva in periodi predefiniti a cadenza di diverse settimane, e una delle ultime cerimonie di questo tipo venne documentata dal missionario Martin Gusinde.
Gusinde era un sacerdote tedesco che aspirava a vedere la Nuova Guinea e a lavorare come missionario fra le tribù dell’Oceano Pacifico. Venne invece inviato al capo opposto del mondo, in Cile, dove insegnò nella scuola tedesca di Santiago, dalla quale tuttavia iniziò a collaborare con il Museo di Etnologia e Antropologia del Cile, effettuando spedizioni nella Terra del Fuoco.
Gusinde si recò per la prima volta all’Isla Grande de Tierra del Fuego nel dicembre del 1918, pieno di (usando parole sue) “entusiasmo indescrivibile” e “sogni giovanili” per l’incontro con tribù arcaiche. Le fotografie di Gusinde dei popoli Selk’nam, Yamana e Kawésqar mostrano uno stile di vita che era già sull’orlo dell’estinzione quando visitò la regione nel 1918-1924, e che presagirono la loro definitiva scomparsa entro pochissimi anni. Qualche anno prima, durante l’EXPO di Parigi del 1889, undici Selk’nam erano stati condotti nello Zoo umano della città, spettacolo per signore e signori di tutto il mondo “civilizzato” fra i tanti gruppi indigeni presenti al bosco Vincennes.
Nonostante i Selk’nam non fossero venuti a contatto con gli occidentali durante le guerre di conquista combattute fra il ‘500 e il ‘700 circa, morirono rapidamente, sterminati da una vera e propria caccia all’indigeno da parte di colonizzatori di diverse nazionalità, fra cui Spagnoli, Croati, Francesi, Italiani e Inglesi. Il Morbillo, il Vaiolo e altre malattie importate dagli Europei fecero il resto, la cui ultima epidemia, del 1922, portò praticamente all’estinzione questo antichissimo popolo. Se a metà dell’800 i membri della tribù erano circa 10.000, alla fine del secolo erano poche centinaia, per poi estinguersi completamente fra gli anni ’20 e ’30 del ‘900.
Di loro, oggi, ci rimane solo il ricordo nelle fotografie dell’epoca. Un popolo libero, sterminato dall’avidità dell’uomo occidentale.
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