Il Partenone di Atene è il simbolo della Grecia Classica, essenza della bellezza ellenica conosciuta in tutto il mondo. Ciriaco d’Ancona, considerato uno dei padri dell’Archeologia, nel XV Secolo descrisse il Partenone come: “il meraviglioso tempio della dea Atena, opera divina di Fidia“. La storia di questo capolavoro di ingegno e creatività umana è tanto antica quanto agrodolce per gli amanti della bellezza dei templi greci.
Durante i suoi 25 secoli di vita è stato usato con diverse finalità d’uso, fra cui tempio di Atena, chiesa cattolica e moschea mussulmana, ma in seguito fu spogliato delle sue bellezze perché utilizzato come “cava” per materiali da fortificazione. Bizantini, Veneziani, Ottomani ma anche (e con maggior responsabilità) Inglesi e Francesi, in epoca moderna, hanno distrutto e spogliato delle sue magnifiche opere quello che fu un faro di cultura e bellezza rimasto quasi intatto per secoli e secoli di storia.
Progettato dagli architetti Callicrate, Ictino, e Mnesicle, facenti capo al direttore dei lavori e leggendario scultore greco Fidia, fu realizzato a seguito della distruzione del preesistente tempio di Atena Pòlias da parte dei persiani guidati da Serse, respinti dall’alleanza greca durante la seconda guerra Persiana.
Storia antica
Dopo esser stato completato nel V secolo, il tempio subì i primi danni durante il III e IV Secolo dopo Cristo. A quel periodo risale la caduta del tetto e la distruzione del colonnato interno, forse ad opera degli Eruli, forse dell’invasore Alarico o, ancora, per cause naturali quali un terremoto o incendi accidentali. Sia il colonnato sia il tetto furono ricostruiti, con ogni probabilità somiglianti all’antica struttura del Tempio.
Epoca Bizantina e Impero Latino
Durante il periodo bizantino, il tempio fu convertito, nel 590 d.C., in una chiesa dedicata alla “Madre di Dio”, Theotokos, e durante il brevissimo periodo dell’Impero Latino (1204-1261) divenne una chiesa cattolica. La necessità di trasformare le geometrie perfette dell’edificio in una chiesa secondo gli stilemi cattolici portò alla rimozione di diverse colonne interne, alla creazione di un abside e alla distruzione di molteplici metope, scolpite da Fidia e dai suoi allievi. Il danno fu enorme ma, dove non era stato necessario modificare elementi progettuali, la struttura fu lasciata intatta.
Sotto, la famosa raffigurazione di Ciriaco d’Ancona del Partenone, che mostra un edificio ancora sostanzialmente integro:
I Musulmani
Nel 1456 Atene fu conquistata dall’Impero Ottomano che, contrariamente a quanto si è soliti pensare, non distrusse le opere d’arte della città. Il Partenone, a quell’epoca una chiesa dedicata a Maria, fu convertito in una Moschea, costruendo un minareto. L’edificio non venne però significativamente danneggiato.
Sotto, il Partenone ricostruito da Spon e Wheler a seguito di un viaggio del 1675:
Sotto: Pittura delle rovine del Partenone e della moschea ottomana costruita dopo il 1715. Dipinto dei primi anni del 1830 di Pierre Peytier
I Veneziani conquistano Atene e distruggono in parte il Partenone
Nel XVII secolo, precisamente il 26 Settembre 1687 un colpo di bombarda distrusse gran parte del Partenone, trasformato nell’occasione in una vera e propria polveriera dagli ottomani. Il tetto e praticamente tutto l’interno vennero dilaniati, lasciando ai posteri soltanto le briciole di una storia millenaria. Il colpo fu esploso durante le campagne veneziane di ri-conquista dei territori greci, il breve lasso di tempo (1687/1718) in cui la Serenissima rientrò in possesso di alcuni territori che aveva perso. Con un singolo colpo di mortaio, esploso dalla collina di Filopappa in direzione Acropoli, i Greci videro sbriciolarsi buona parte della propria eredità culturale, un patrimonio senza pari nella storia umana.
Sotto: il bombardamento dell’Acropoli in un disegno di Francesco Fanelli del 1707:
Il Domino Ottomano e le spoliazioni di Inglesi e Francesi
Nel XIX secolo parte dei particolari di pregio che restavano del Partenone vennero saccheggiati dagli Inglesi e dai Francesi che, grazie ad un accordo fra questi ultimi e l’Impero Ottomano padrone della Grecia, non esitarono a spogliare il Partenone di tutte le rimanenti Metope e sculture presenti, o almeno quelle che riuscirono a trafugare. Essi non si limitarono a rubare le opere, ma distrussero anche parti limitrofe alle sculture, con il solo scopo di sottrarre al tempio le parti più preziose.
Famosi sono i “Marmi di Elgin”, una serie di sculture trafugate dal Partenone e trasportate nel 1811 in Inghilterra, poi acquistate nel 1816 dal British Museum. Fra queste si trovano le metope che costituivano la magnifica decorazione dell’architrave che rappresentavano la presa di Troia, la Gigantomachia, l’Amazzonomachia e la Centauromachia (in greco le parole sono simili all’italiano e si dice γιγαντομαχία, Ἀμαζονομαχίαι e κενταυρομαχία). Altre sculture rubate furono il racconto della Genesi di Atena, della battaglia fra la Déa e Poseidone, il Re del Mare, per il dominio sulla regione Attica, ma anche l’intero fregio continuo che decorava l’interno della cella contenente la statua della Dea e le sculture che raffiguravano le festività Panatenaiche.
Il grande poeta Lord Byron, che fu paladino della liberazione del popolo Greco contro gli ottomani, descrisse Elgin come il “predone” che saccheggiò “le misere reliquie di una terra sanguinante“.
Per avere un’idea di quello che riuscirono a trafugare gli Inglesi al Partenone, quella sotto è la sala dei “Marmi di Elgin”, una parte delle sculture trafugate al Tempio da parte del predone britannico e mai restituite ai Greci da parte del governo inglese.
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Sotto, una Metope dei Marmi di Elgin:
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La guerra d’indipendenza Greca
Qualche tempo più tardi l’impero Ottomano, sull’orlo del declino, perse il proprio dominio sui popoli greci durante il periodo che andò dal 1821 al 1832. Nel 1827 l’alleanza greca riuscì a liberare Atene, ma i turchi causarono altri danni all’antico Tempio di Atena. Durante l’ultimo assedio alla città i Turchi asserragliati sull’Acropoli iniziarono a smontare pezzo per pezzo le colonne del Partenone, con lo scopo di ricavarne pallottole e materiale di fortificazione. I Greci, disperati sotto l’Acropoli, arrivarono ad offrire le pallottole per combattere ai Turchi, purché non distruggessero (ulteriormente) il Tempio.
Nel 1839 Joly de Lotbinière scattò la prima fotografia conosciuta del Partenone, ritraendone la completa distruzione e la Moschea interna:
Il Partenone Oggi
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Di quello che fu un edificio di magnifica bellezza, rimasto sostanzialmente integro sino al XVII Secolo, oggi rimane ben poco. Gli stupendi Marmi, gli altorilievi e le sculture che resero l’opera di Fidia leggendaria in tutto il mondo sono distrutti o dispersi in musei lontano dalla propria terra d’origine. Le guerre e le spoliazioni ad opera degli Inglesi (ma in parte anche dei Francesi) hanno reso l’opera Architettonica più famosa della Grecia e una delle più famose al mondo un cumulo di pietre e macerie. Nonostante il Governo Greco abbia finanziato diversi restauri, lo stato dell’edificio è completamente differente rispetto a quello che era anche solo 400 anni fa, quando aveva soltanto 2.000 anni di storia.
Di recente, di preciso il 29 Settembre 2021, L’UNESCO ha espresso la propria opinione in merito al ritorno dei marmi di Elgin, o sarebbe meglio dire dei marmi di Fidia rubati da Elgin, in sostanza raccomandandone la loro restituzione al popolo greco da parte del governo inglese. I greci chiedono indietro le proprie opere dal 1984, e la speranza è che questo almeno questo “sgarbo” al Partenone venga ricucito, e che le sculture tornino in patria.
Per ammirare il Partenone somigliante a come doveva essere durante l’Antichità si deve andare dall’altra parte del globo, a Nashville, in Tennessee, e osservare la fedele ricostruzione realizzata durante il 1897 per l’Esposizione Centennale del Tennessee, e poi trasformata in un edificio di calcestruzzo durante gli anni ’20 e ’30.
Il Partenone di NashVille da fuori:
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La statua di Atena all’interno:
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