La civiltà etrusca è forse la civiltà pre romana più famosa e allo stesso tempo più misteriosa che precede il periodo dell’egemonia di Roma. Nel tempo, sempre più archeologi si sono dati da fare per scoprire usi e costumi di questa popolazione, lontani geograficamente dai greci eppure tanto vicini da influenzarsi a vicenda.
Per studiare gli affreschi antichi sono di importanza fondamentale le tombe, che ci restituiscono una certa varietà di esempi per la pittura etrusca, mentre per la pittura greca l’unico esempio rimasto, probabilmente di scarso valore artistico se vogliamo dirla tutta, è la tomba del tuffatore, a Paestum, mentre di epoca ellenistica conosciamo le tombe del tumulo reale a Verghina, in Grecia, dove si trova la tomba di Filippo II di Macedonia, padre di Alessandro Magno, nella quale troviamo affreschi più complessi e di alta qualità.
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Nel 1960, l’archeologo Carlo Maurilio Lerici portò alla luce alcune tombe etrusche, quasi perfettamente conservate, nella Necropoli di Monterozzi, oggi sito UNESCO, nei pressi di Tarquinia. Queste camere funerarie sono riccamente decorate e vengono identificate proprio grazie agli affreschi che le decorano: Tomba della caccia e della pesca, Tomba dei Leopardi, Tomba delle Leonesse, Tomba dei Caronti, Tomba del Triclinio. La più “piccante” di queste è sicuramente la Tomba della Fustigazione.
Ma come mai un nome così particolare?
La tomba fu realizzata intorno al 490 avanti cristo, praticamente coeva alla tomba del tuffatore di Paestum. E’ composta da una sola camera, che presenta una singola entrata. Una volta all’interno si notano sulle pareti tre false porte, una per ogni lato, a simboleggiare il passaggio all’aldilà. Attorno alle porte sono raffigurati musicisti, danzatori, partecipanti ai rituali Komos e un lottatore nudo. Tutto ciò porta a un’atmosfera molto simile a quella dei baccanali, in antichità praticati un po’ ovunque, in questo caso probabilmente una festa dedicata a Dioniso. Sulla parete destra, ai lati della falsa porta, sono dipinte due scene erotiche. I protagonisti di entrambe gli affreschi sono due uomini e una donna.
Mentre in quello di sinistra vediamo i due uomini in intimità con la donna che è in piedi tra di loro senza poter intuire cosa accada tra i tre, in quello di destra la scena è molto diversa, con i due uomini in piedi e la donna tra di loro, la quale afferra i fianchi dell’uomo con la barba di fronte a lei, probabilmente intenta a praticare una fellatio, mentre il secondo uomo senza barba la tiene per le natiche, che percuote con un bastone (o qualcosa di simile). Questo è l’affresco che dà il nome alla tomba. Fra le tante cose che stupiscono c’è la totale mancanza di dolore o sofferenza; anzi, quello che traspare sono la complicità e il piacere tra i partecipanti. Purtroppo i visitatori nel corso degli anni hanno toccato il disegno e questo si è drammaticamente scurito, segno dei tempi moderni in una tomba bimillenaria.

Nonostante l’usura l’affresco non perde la sua verve, se così possiamo definirla, e ci mostra quanto la sessualità fosse più libera e disinibita tra i nostri antenati di duemilacinquecento anni fa. Non avevano nessun tipo di tabù imposto dalle civiltà e dalle religioni successive. A livello di analisi dell’opera si può parlare di una pittura abbastanza semplice, con campiture piatte di colore, contorni ben definiti in nero e una tecnica che è simile a quella della celebre tomba del tuffatore di Paestum. Proprio la similitudine con la tomba del tuffatore fa ipotizzare che la mano che abbia dipinto la tomba sia di un pittore di scuola greca, che ha riempito le pareti della camera con scene erotiche.
Chiedendoci il perché di una simile scena in una tomba possiamo ipotizzare che la fustigazione avesse una natura rituale, e scene erotiche come queste potessero avere uno scopo apotropaico, per tenere i demoni lontani dalla tomba. Era anche un’affermazione della vita a dispetto della morte, un contrasto fra il contenuto della tomba, quindi le spoglie del notabile sepolto, e le scene dipinte, che invece erano allegre e festanti.
Si può notare come l’uomo che riceve la fellatio dalla donna sia quello con la barba, quindi l’adulto fra i due, mentre lo sbarbato a sinistra è certamente il giovane. In antichità tutto era simbolico, chissà cosa avranno voluto dire gli etruschi con questa disposizione. Il giovane era il favorito dell’adulto, come accadeva nell’antica Grecia? e chi era la donna fra i due? Una cortigiana, una prostituta oppure la moglie di uno dei due? Queste sono comunque ipotesi che ovviamente non troveranno mai una conferma o smentita.
Le scene della tomba della fustigazione rappresentano un esempio singolarissimo di raffigurazione sessuale etrusco, l’altro è la tomba dei Tori (che ha un disegno più tradizionale se vogliamo) mentre di scene erotiche simili è piena l’arte vascolare greca, che conosciamo grazie al grande numero di reperti che ci sono pervenuti.
La tomba è sicuramente etrusca, mentre lo stile degli affreschi è greco/orientale. Che la mano di chi dipinse questi affreschi fosse di un magnogreco? Lo stile è certamente di origine greca, ma oggi nessuno può dire se il pittore fosse in effetti greco o etrusco. Questa, come la tomba dei tori, il tumulo reale di Verghina e chissà quante altre, mi vengono in mente la tomba a Tholos di Micene o le Piramidi d’Egitto, sono esempi di antichissime sepolture del passato, sepolture che nasconderanno i loro segreti fra le pieghe del tempo. Ma questa è un’altra storia…
Articolo scritto da Roberta Zuccarello e Matteo Rubboli.