Si chiamava Rosa Bernile Nienau ed era una bambina di origine ebrea nella Germania degli anni ’30. Dopo questa premessa il lettore potrebbe immaginare la fine della giovane in una camera a gas di Auschwitz, di Ravensbruck o di Dachau, il primo campo nazista. E invece Rosa aveva un amico che la protesse da qualsiasi persecuzione razziale, un amico con un nome altisonante:
Adolf Hitler
La storia di Rosa è singolarissima, e racconta anche un aspetto non molto conosciuto della vita del Führer.
La piccola Nienau nacque nel 1926 a Dortmund, figlia unica di Bernhard Nienau, un medico (1887 – 1926), e di un’infermiera. Suo padre morì poco prima che lei nascesse e la madre Karoline (1892 – 1962), si trasferì a Monaco intorno al 1928. La nonna materna di Bernile si chiamava Ida Voit (da nubile Morgenstern) ed era un’insegnante cattolica di origine ebraica che viveva con loro.
Su probabile istigazione della madre, Bernile fu in prima linea durante la primavera del 1933 a Obersalzberg, durante una visita del Fuhrer, facendo di tutto per catturare l’attenzione di Hitler. Da quel primo contatto si creò una strana amicizia, che durò fino al 1938. Negli Archivi federali di Berlino si trovano 17 lettere scritte da Rosa, probabilmente su dettatura della madre, redatte tra il 1° Gennaio del 1935 e il 12 novembre del 1939, indirizzate direttamente a Hitler e al suo assistente, Wilhelm Brückner.
Di seguito un estratto da una delle lettere:
Monaco, 27 settembre, 36. Caro zio Brückner! Oggi ho molto da dirti. Durante le vacanze ci trovavamo sull’Obersalzberg e fui ammessa per due volte alla presenza del caro zio Hitler! Sfortunatamente, non eri mai sveglio […] Sto già lavorando al compito di Natale. […]. Ho cucito alcuni calzini per lo Zio Hitler perché gli ho chiesto se quelli dell’anno scorso gli fossero piaciuti. Ha detto di sì! Quest’anno posso lavorare a maglia con lana più fine, la mamma mi aiuta solo con il tallone. I calzini sono molto caldi, e visto che viaggia sempre così tanto i suoi piedi non sentiranno freddo. […] Tanti saluti e baci dalla tua Bernile e dalla mamma.
Le origine ebree della nonna e della madre di Bernile erano note a Hitler già nel 1933. L’amicizia fra il capo del partito nazista, che farà dello sterminio degli ebrei una delle priorità assolute del suo governo, era particolare e strana, e fu notata da numerosi membri del partito, fra cui Fritz Wiedemann. La svolta nel rapporto fra il Führer e le Nienau si ebbe nel 1938, quando Martin Bormann, capo della cancelleria del partito nazista, scoprì le loro origini, impedendo alle donne di avere altri rapporti con il dittatore.
Hitler scoprì la cosa perché ad Heinrich Hoffmann, fotografo ufficiale del Terzo Reich, fu proibito di pubblicare delle immagini raffiguranti Rosa presentandola come la “figlia del Führer”. Nel 1938 la cancelleria del partito aveva chiesto alla signora Karoline Nienau di interrompere ogni contatto.
Rosa e la sua famiglia non vennero mai perseguitate
La particolare e singolarissima amicizia fu fondamentale nel preservare la famiglia della piccola Rosa, che non venne toccata durante i rastrellamenti dell’olocausto. La ragazza frequentava una scuola per diventare disegnatrice tecnica, ma morì nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale di poliomielite spinale, il 5 ottobre 1943. La sua tomba si trova nel cimitero occidentale di Monaco. Di lei rimangono alcune fotografie, la più famosa quella in copertina e in questo articolo, scattata nel 1933 da Heinrich Hoffmann, e che è stata recentemente battuta all’asta all’Alexander Historical Auctions di Chesapeake (in Maryland) per oltre 11.000 dollari.