Alfred Nakache nel 1943 aveva 28 anni ed era un nuotatore professionista. In quell’anno aveva già una moglie, una figlia, un palmarès di vittorie invidiabile in bacheca, ed era il detentore di un record mondiale e due record europei nelle specialità Rana e Delfino. Era un campione di nuoto, ma era ebreo, e quindi venne arrestato e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz.
Nel 1941 e 1942 vinse i campionati francesi sui 100, 200 e 400 metri, mentre qualche anno prima, nel 1936, era arrivato quarto alla staffetta delle Olimpiadi di Berlino con la nazionale francese e, nella stessa edizione, aveva gareggiato con la nazionale di Pallanuoto.
Era uno dei nuotatori più forti al mondo
Per comprendere la vicenda umana di quest’uomo è bene partire dall’inizio. Nakache era nato nel 1915 a Costantina, in Algeria, ultimo di undici figli di una famiglia di origine ebraiche. Per combattere l’idrofobia i genitori lo iscrissero a diversi corsi di nuoto, ed Alfred li “ripagò” diventando un vero e proprio recordman. Nel 1933, a 18 anni, si trasferì in Francia, a Parigi, inseguendo il sogno di diventare un nuotatore professionista. Sogno che, nel giro di qualche tempo, divenne realtà.
L’apice della carriera giunse nel 1942, quando vinse 5 titoli ai campionati francesi di nuoto
Jacques Cartonnet, nuotatore che fu il suo idolo giovanile, ma anche fra i tanti francesi che furono collaborazionisti del regime Nazista, scrisse:
Un nuotatore ebreo non può rappresentare la Francia
Poco prima dell’occupazione Nazista, Alfred si trasferì da Parigi a Tolosa, perché dagli spalti del “Racing Club” parigino piovevano insulti razzisti, e il rischio della deportazione era concreto. Nel 1942 vinse diversi titoli francesi di nuoto, ma nel 1943 i campionati francesi, che dovevano svolgersi a Parigi, vennero spostati a Tolosa per farlo gareggiare senza il rischio della deportazione, dietro protesta del suo club di nuoto.
La beffa finale fu però che Nakache non poté gareggiare per le sue origini ebree
Alfred non partecipò alle gare, così come tutti i 28 atleti del Toec di Tolosa e i 12 del club di Lione.
Nel 1942 Nakache vinse diversi titoli ai campionati francesi di nuoto, ma il 20 Dicembre del 1943 venne arrestato, in ottemperanza alle leggi razziali, insieme alla moglie Paule. La figlia Annie era stata affidata ad alcuni amici, nella speranza di salvarla, ma venne rintracciata e raggiunse la coppia nel carcere di Saint-Michel a Tolosa. E’ bene precisare che Alfred Nakache non era più un cittadino francese dall’ottobre del 1940, quando il Governo collaborazionista di Vichy aveva ritirato il decreto Crémieux, emanato ben 70 anni prima, che riconosceva cittadini francesi tutti i 35.000 ebrei d’Algeria.
Il Viaggio in Treno
Il 20 Gennaio del 1944 lui, la moglie e la figlia salirono sul treno numero 66 che da Bobigny conduceva ad Auschwitz. Dopo 29 ore di viaggio infernale giunsero al campo di concentramento dove vennero separati, l’uomo nella fila di sinistra, Paule e Annie in quella di destra.
Alfred ancora non lo sapeva, ma quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto le donne che più amava al mondo
Il nuotatore di Auschwitz
Al campo di concentramento Alfred Nakache è il prigioniero numero 172763, ma non è “uno qualunque”. Le guardie naziste, durante il periodo che passano al campo e non in vacanza in qualche chalet tedesco, si divertono a sfidare l’atleta, che deve nuotare in una vasca d’acqua destinata alla sicurezza anti-incendio e raccogliere un pugnale, monete o sassi con i denti. L’acqua non è quella delle piscine, ed è gelida d’inverno e putrida d’estate, ma non importa, la sfida con gli aguzzini è quotidiana. Ad Auschwitz conosce il pugile Victor Perez, e gli capita di conversare anche con un italiano che di nome fa Primo Levi.
L’eccezionale costituzione fisica di Alfred e il fatto di essere un famoso sportivo gli consentono di trascorrere un anno intero ad Auschwitz senza essere ucciso. Il campione francese sfida a sua volta le guardie, tuffandosi nella vasca in compagnia di altri prigionieri, e chiede tuffi aggiuntivi per “allenarsi meglio”.
La Marcia della Morte e Buchenwald
Nel Gennaio del 1945, con l’Armata Rossa alle porte giunta a liberare il campo, Nakache fu costretto a una delle “marce della morte” verso Buchenwald. Partirono in 1.368, fra cui anche Victor Perez, e giunsero soltanto in 47. Tutti gli altri finirono uccisi dalla fame e dalla fatica o dalle raffiche di mitra dei diavoli nazisti. Fra i 1.321 morti si conterà anche il famoso pugile francese.
Nakache, fra i pochissimi superstiti, rimase internato sino ad Aprile, quando il campo venne finalmente liberato dagli Alleati
Durante i 16 mesi trascorsi nei campi di concentramento accanto a lui morirono centinaia di migliaia di persone, fra cui la moglie e la figlia, delle quali conobbe il tragico destino soltanto a liberazione avvenuta. Quando Buchenwald fu raggiunta dagli alleati, Nakache, che in Francia pesava 80 Kg (era alto più di un metro e ottanta con un fisico statuario), aveva un peso di soli 40 chilogrammi. Dopo l’arrivo degli alleati rimase per qualche tempo a Buchenwald, impegnato ad aiutare nell’infermeria ma anche per la speranza di ricevere informazioni riguardo Paule ed Annie.
Il ritorno del Campione
Nel Maggio del ’45 tornò a Tolosa, dall’amico e compagno di staffetta Alex Jany, che lo ospitò e lo aiutò a riprendere il peso perduto. Scoprì solo allora che la piscina della città era già stata intitolata a suo nome da un anno, perché era creduto ormai morto. Ogni mattina, per un periodo di tempo lunghissimo, si recò alla stazione di Gare Matabiau, nella speranza di riuscire a rincontrare la moglie e la figlia. Nell’Agosto del 1946, un anno e tre mesi dopo la liberazione, riuscì incredibilmente ad ottenere il record mondiale nella staffetta 3X100 con Jany e Vallerey, e nel 1948 prese parte alle Olimpiadi di Londra, membro del team di Pallanuoto, giungendo addirittura sino alle semifinali dei 200 farfalla, all’età di 33 anni.
Nel 1950, ormai rassegnato alla morte di Paule e Annie, si risposò con Marie, che abitava a Sète, e durante i seguenti 33 anni insegnò nuoto a Réunion. Morì d’infarto il 4 Agosto del 1983, durante la quotidiana nuotata di un chilometro. Sepolto a Sète, sulla sua tomba trovarono finalmente posto i nomi di Paule ed Annie. A lui sono intitolate diverse piscine in Francia, fra cui una a Parigi, Montpellier, Tolosa e Nancy.
Sotto, un video che lo mostra come uno dei “Champions de France”: