Sulla Costa Azzurra c’è una piccola città-stato che si affaccia sul Mar Ligure. È una delle mete più ambite del jet-set internazionale, un paradiso fiscale che non ha imposte dirette. Stiamo parlando del Principato di Monaco, ovvero il secondo stato più piccolo al mondo, ma, al contempo, uno dei più ricchi. Il motivo è presto detto: la balneazione, gli hotel, le ville, i teatri, i casinò. E poi c’è stata lei, la divina Grace Kelly e il suo matrimonio da favola che ha incantato gli spettatori di tutto il mondo.

Ma vi siete mai chiesti come ha fatto una città-stato di appena 2 km² a godere di una simile fortuna?
Come nacque l’idea del Casinò? E in che modo Grace Kelly favorì l’economia monegasca?

Per scoprire la sua storia dobbiamo seguire un filo narrativo cronologico dalla prima metà dell’Ottocento al regno di Ranieri III.
Oggi, il Principato di Monaco vanta un territorio di modeste dimensioni. È raggruppato in un unico comune, che, a sua volta, è suddiviso in dieci distretti. I più importanti sono Monaco Vecchia e Monte Carlo. Quest’ultimo è il centro nevralgico del turismo e, con i suoi oltre 200.000 visitatori annui, rappresenta la principale fonte di reddito dello stato, insieme alla compravendita immobiliare.

Eppure, nel 1847 il Principato occupava una superficie di circa 24 km² e comprendeva ben tre città: Monaco, Roquebrune e Menton. A quei tempi l’economia monegasca si basava sulla coltivazione di ulivi, agrumi e derivati, principalmente a scopo di esportazione. Nulla di eccezionale, ma il regno sopravviveva senza troppi problemi. O, almeno, fino al 1848, quando in Francia scoppiarono i moti rivoluzionari e nacque la Seconda Repubblica. Di rimando, Roquebrune e Menton si proclamarono indipendenti e manifestarono la volontà di unirsi al Regno di Sardegna, ma rimasero ingabbiate in una sorta di limbo politico per tredici anni. Sul trono c’era Florestano I, famoso per la sua inettitudine.

Era succeduto, controvoglia, al fratello Onorato V nel 1841, ma, di fatto, fu la sua consorte, Caroline Gilbert, colei che si occupò degli affari di stato. La principessa era una donna molto più decisa e intraprendente del marito, che si adoperò per arginare i debiti delle casse monegasche e giocò un ruolo fondamentale anche durante il regno di suo figlio.

Florestano morì il 20 giugno del 1856 e gli succedette Carlo III, che si ritrovò a capo di uno stato sull’orlo della rovina. La povertà imperava e, senza i ricchi campi di Menton, l’economia stentava a risollevarsi. Nel frattempo le vicine Cannes e Nizza divennero delle mete turistiche molto ambite e, in Germania, la città di Bad Homburg vor der Höhe stava riscuotendo un incredibile successo, il cui eco giunse alle orecchie di Carlo.

Il merito era di François Blanc, un uomo d’affari che aveva intuito le potenzialità del gioco d’azzardo e aveva promosso la costruzione di un grande casinò in grado di arricchire le casse dello stato. Grazie a Blanc, Homburg divenne una città ricca e prosperosa, che ampliò il suo fascino con la costruzione di hotel di lusso, teatri, giardini e ristoranti.
Perché non provarci?
Forse è questo ciò che pensò Carlo e, infatti, su consiglio della madre, sfruttò la dote di sua moglie, la principessa Antoniette de Mérode, per investire nella costruzione di un casinò. Tuttavia, si trattava di una grande scommessa, perché bisognava creare da zero un polo d’attrazione che Monaco non aveva mai avuto.

Le prime sale da gioco aprirono il 14 dicembre del 1856, ma si rivelarono un fallimento per due motivi. Se da un lato il progetto era ancora acerbo e concentrato in un quartiere condominiale, dall’altro, Monaco era una città difficile da raggiungere. In ogni caso, era necessario recarsi prima a Nizza e, da lì, procede per un’ora e mezza via mare con un piccolo traghetto, o per quattro ore via terra attraverso un lungo e accidentato percorso montano. La ruota della fortuna girò dalla parte di Carlo nel 1860, quando il Regno di Sardegna cedette Nizza alla Francia in cambio del sostegno imperiale contro l’Austria. Di conseguenza, Menton e Roquebrune votarono per l’annessione allo stato di Napoleone III, ma, almeno sulla carta, erano ancora territori del Principato. Il groviglio politico si sciolse nel 1861 con un trattato franco-monegasco.

Anche se godeva di una certa autonomia, Monaco era comunque un protettorato del Regno di Sardegna, perciò si stabilì la sua totale indipendenza e ricevette un ricco indennizzo per la perdita di Menton e Roquebrune. Ironia della sorte, la Francia impose una condizione che, in realtà, si rivelò una manna dal cielo: la costruzione di una stazione per la ferrovia Marsiglia-Ventimiglia. Con il passaggio di un treno che collegava Francia e Italia, Monaco riuscì a risolvere il suo più grande problema logistico: l’accessibilità. Ma c’era ancora in sospeso la questione del gioco d’azzardo.
Anziché tentare di emulare le gesta di Blanc in Germania, era molto meglio assumerlo direttamente

Il 2 aprile del 1863 Carlo fondò la Société des Bains de Mer e vi mise a capo Blanc, a cui concesse il monopolio del gioco d’azzardo per i successivi 50 anni. Inoltre, gli chiese di valorizzare il paesaggio marittimo di Monaco e bissare il successo di Homburg.
Detto, fatto
Blanc si dimostrò ancora una volta un abile uomo d’affari e, per non ripetere il fallimento del primo tentativo, ordinò la costruzione del casinò in un sito inutilizzato, il Plateau des Spelugues (l’Altopiano delle Grotte), una collina isolata perfetta per i suoi grandi progetti. Nel 1864 inaugurò l’Hôtel de Paris e, l’anno successivo, il Casinò.

Il turismo iniziò a crescere e quando, nell’ottobre del 1868, Monaco accolse il primo treno del nuovo tratto ferroviario, il successo fu completo.

Nel giro di pochi anni il Principato divenne una tappa del turismo europeo e si arricchì con la costruzione di teatri e ville lussuose. Il Casinò si trasformò nel centro nevralgico dell’intera città-stato e, in suo onore, Carlo ribattezzò il quartiere Monte Carlo. Inoltre, i guadagni furono così alti che abolì le tasse personali, fondiarie e immobiliari; un evento che sancì l’inizio di un’intensa attività edilizia.

Durante i primi anni del Novecento il Principato fu al centro di una grave crisi politica che ebbe notevoli ripercussioni. L’erede al trono era il futuro Luigi II, celibe e poco propenso ad avere eredi legittimi. Dopo di lui, la linea dinastica prevedeva l’incoronazione del tedesco Guglielmo di Urach.

La Prima guerra mondiale volgeva al termine e la Francia non poteva permettere che Monaco passasse sotto la sfera d’influenza tedesca. La conseguenza fu un secondo trattato franco-monegasco, sottoscritto nel luglio del 1918. La Francia si fece garante dell’indipendenza del Principato, ma, in cambio, impose la sua influenza sulla politica estera e, soprattutto, l’annessione di Monaco in caso di mancanza di eredi legittimi. In parole povere, si assicurò che il Principato non cadesse nelle mani della Germania.

Il problema si risolse da solo. Luigi riconobbe Charlotte Grimaldi, la figlia illegittima che aveva avuto dalla cantante Marie-Juliette Louvet. La ragazza divenne principessa ereditaria e, alla morte del padre, suo figlio, Ranieri III, gli succedette al trono il 9 maggio del 1949.

Con Ranieri si aprì un’altra grande pagina di storia del Principato. Nonostante la neutralità, anche Monaco era stato coinvolto nella Seconda guerra mondiale, e il nuovo sovrano dovette far fronte alle conseguenze di ben due occupazioni, quella italiana del 1942 e quella tedesca dell’anno successivo. La situazione economica andava risollevata, ma c’era anche un’altra questione di grande urgenza.
Doveva sposarsi e avere degli eredi

Per i monegaschi si prospettava un ambiguo dejà vu: proprio come Luigi II, anche Ranieri era celibe. Nel frattempo, nel 1953, Aristotele Onassis, celebre magnate greco, poi marito di Jacqueline Kennedy, spostò i suoi affari dal Sudamerica al Vecchio Continente e acquistò il pacchetto azionario di maggioranza della Société des Bains de Mer, all’epoca sull’orlo della bancarotta. Di fatto divenne il padrone dell’economia monegasca ed ebbe il controllo assoluto su tutti i casinò e gli hotel gestiti dalla società. Si prodigò per risollevare le sorti del Principato, rimodernò i locali e abolì l’obbligo dell’abito da sera per i frequentatori del Casinò, ma, col tempo, lui e Ranieri si trovarono in disaccordo sul futuro di Monaco.

Gli introiti principali erano quelli del gioco d’azzardo, e l’armatore greco riteneva che l’economia della nazione necessitasse della tassazione sui cittadini. Il sovrano amava questa filosofia di tassazione e voleva che il Principato rimanese un paradiso fiscale. Ma Onassis era pur sempre l’azionista di maggioranza della Société e la gestione dell’azienda doveva tornare sotto il controllo dei Grimaldi.
Grazie a Grace Kelly, Ranieri prese due piccioni con una fava

Per risolvere la questione dinastica, i suoi consiglieri gli proposero di cercar moglie nella nuova aristocrazia statunitense: le dive del cinema. In un primo momento si parlò di Marilyn Monroe, ma questa è un’altra storia. Nell’aprile del 1955, Grace Kelly, celebre musa di Alfred Hitchcock, prese parte al Festival di Cannes e la rivista Paris Match le organizzò una visita a Palazzo Grimaldi. Il 5 maggio fu, quindi, ospite di Ranieri con tanto di servizio fotografico, ma l’incontro ebbe un seguito.

Ranieri la corteggiò per qualche mese e, infine, si aggiudicò la mano di una delle donne più belle del mondo. La signora Kelly commentò così l’annuncio del fidanzamento della figlia:
Hanno cominciato a chiederla in moglie che non aveva 15 anni. Ranieri è almeno il cinquantesimo

Il 18 aprile del 1956 la diva Grace Kelly divenne la principessa Grace e il matrimonio fu un evento senza precedenti. La cerimonia religiosa si svolse il 19 aprile nella Cattedrale di Monaco, dinanzi a settecento invitati, seicento fotografi e quattrocento giornalisti.

Un reporter del Boston Globe scrisse: «Mai così tante donne hanno portato così tanti bagagli in un paese così piccolo per così poco tempo».
Numeri alla mano, circa tre milioni di spettatori assistettero alla diretta televisiva mondiale
Per il Principato si trattò di una sorta di grande spot pubblicitario e le bellezze di quella piccola città-stato della Costa Azzurra finirono di fronte agli occhi di tutto il mondo. Grace e Ranieri ebbero tre figli, di cui il secondo, Alberto, è l’attuale regnante.

L’unione risolse la questione dinastica e favorì una crescita esponenziale del turismo. Attori e attrici di Hollywood iniziarono a frequentare Monaco e, di rimando, la loro fama attirò un ingente numero di visitatori, che desideravano conoscere i luoghi frequentati dai loro beniamini del grande schermo. Il discorso non si limitò solo alle persone di passaggio, ma anche a chi scelse di stabilirsi lì e godere dell’assenza di tasse. Il matrimonio con Grace permise a Ranieri di dar vita a una frenetica attività edilizia. I quartieri si ampliarono, le strade si abbellirono e il territorio del Principato aumentò del 40% sottraendo parti vergini alla costa del mare. Tutti questi lavori offrirono più case, lussi e intrattenimenti ai turisti e ai nuovi cittadini. Celebrità, aristocratici, élite e semplici monegaschi…
Il principato divenne una meta ambitissima

A metà Ottocento il gioco d’azzardo aveva fatto le fortune di Monaco, ma, nella seconda metà del Novecento, rappresentava solo una piccola parte delle ricche finanze dello stato. Tuttavia, c’era ancora la questione Onassis da risolvere. Come da prassi per l’aristocrazia europea, Ranieri aveva ricevuto una dote di due milioni di dollari, pagata da Grace e da suo padre. Nel 1967, sfruttò quei soldi e i nuovi introiti dello stato per riprendere il controllo della Société. Con una cifra di circa 9,5 milioni di dollari acquistò il pacchetto azionario di Onassis e il celebre armatore uscì di scena. Col senno di poi Onassis ebbe ragione. Le finanze di Monaco non potevano contare in eterno solo sul gioco d’azzardo, ma il Re aveva trovato una soluzione alternativa alla tassazione dei sudditi.

La presenza di Grace Kelly a Monaco portò all’affluenza di massa dell’élite mondiale, che si trasferì nelle ville, nei casinò e sulle spiagge del Principato, ma non solo. La nuova principessa era amatissima dagli abitanti di Monaco. Prima potevano ammirare la sua bellezza solo sugli schermi cinematografici, ora la vedevano a tutti gli eventi mondani.
Era lì, a pochi passi da loro
Dal suo canto, Grace rinunciò al proseguo della carriera e si concentrò sul suo ruolo di sovrana. Fu una donna carismatica, si destreggiò in numerose raccolte fondi per enti benefici e rese celebre il Ballo delle Rose, ancor oggi uno degli appuntamenti più importanti della società monegasca. Ne assunse l’organizzazione già prima delle nozze e lo rese un evento di beneficenza di primo piano, un galà dove, ancora una volta, l’élite mondiale era solita riunirsi.

Riassumendo, partorì l’erede di Monaco, contribuì a risollevare le finanze dello stato, gli permise di espandersi e diventare un luogo dalle ville desideratissime e riuscì persino a salvarlo da una grande crisi diplomatica.

Alla base di tutto vi era una convenzione del 1951 di reciproca assistenza amministrativa, doganale e fiscale fra Principato e Francia. A quei tempi Monaco aveva due emittenti radiotelevisive in crescita, Radio Monte Carlo e Télé Monte Carlo, che, anche se monegasche, erano sotto il controllo della Francia. Entrambe avevano i trasmettitore sul suolo francese e circa il 7% degli spettatori erano dello stato confinante. Ranieri voleva che tornassero nelle mani del Principato, e nel gennaio del 1962 emise un proclama che esautorò il governo di Parigi dai suoi media. Ne nacque una controversia diplomatica.

L’allora presidente francese, Charles de Gaulle, si trovò davanti a un fatto compiuto, che, visti gli accordi del ’51, era inammissibile. Radio e Télé Monte Carlo avrebbero trasmesso sul suolo francese senza alcuna voce in capitolo del governo stesso, ma la questione radiotelevisiva era solo la punta dell’iceberg. In seconda istanza, molti francesi si stavano trasferendo a Monaco per via dell’assenza di imposte dirette o vi stavano spostando le sedi delle aziende per godere delle agevolazioni fiscali.
Quel fenomeno doveva essere regolamentato e arginato
Cominciarono le trattative, ma Ranieri non voleva tassare gli immigrati francesi per non perderne i consumi, e la situazione degenerò in una crisi diplomatica. Il 12 aprile De Gaulle diede un ultimatum al Principato e minacciò ritorsioni: se entro sei mesi non si fosse giunti a un punto d’incontro, avrebbe considerato nulli gli accordi del ’51.

Sul fronte opposto, Ranieri sfruttò l’immagine di Grace per avvicinarsi agli Stati Uniti e trovare alleati nella politica internazionale. Infatti, il Principato non era un membro delle Nazioni Unite e, di conseguenza, non poteva appellarsi ad alcun organo capace di mediare una controversia fra due stati sovrani. Nei mesi successivi, Ranieri e de Gaulle si accordarono sulla questione radiotelevisiva, ma il sovrano monegasco si rifiutò di cedere alla richiesta di tassazione dei francesi e, allo scadere dell’ultimatum, l’11 ottobre, de Gaulle ordinò il blocco delle dogane.

Nonostante l’aria di crisi, la principessa Grace organizzò l’annuale ballo di beneficenza della Croce Rossa, un evento a cui presenziavano molte personalità politiche dell’epoca. Quella sera perorò la causa monegasca presso gli invitati e, infine, viste le pressioni internazionali, le trattative ripresero. Il 18 maggio del 1963, Ranieri e de Gaulle firmarono una nuova convenzione, che regolava la questione radiotelevisiva e prevedeva la tassazione per tutti i francesi residenti a Monaco da meno di cinque anni.

Ma quanto contò l’intervento di Grace Kelly?
È bene sottolineare che Ranieri considerava la principessa un’abile donna politica e, infatti, era solito chiamarla “il mio ministro degli Esteri”. Grazie a lei, la vicenda assunse un certo peso internazionale che influenzò de Gaulle e lo persuase a risolvere la disputa con la diplomazia, anziché con la forza. Ma in una visione più generale, Grace Kelly fu una manna dal cielo per il Principato del dopoguerra, ovvero un piccolo stato nel pieno di una crisi economica. La sua sola immagine ne risollevò le sorti a livello di prestigio e turismo; fu una principessa amata e idolatrata dagli abitanti di Monaco e, così come nel 1956 milioni di persone avevano seguito in diretta mondiale il suo matrimonio, molti più spettatori assistettero al suo funerale.

Morì il 13 settembre del 1982 in seguito a un incidente stradale. Da allora riposa nella Cattedrale di Monaco al fianco di Ranieri, che la raggiunse nel 2005. Ancora oggi sulla sua tomba vengono poste delle rose, in onore di quella principessa che a metà Novecento contribuì alle fortune del suo piccolo, grande, regno.