Il tempio di Otagi Nenbutsu-ji si trova incastonato in cima a una collina, circondato da circa 1.200 sculture in pietra. Lungo un percorso turistico remoto, fuori dai passaggi tradizionali che affollano le vie più centrali di Kyoto, il tempio è un’oasi di calma, privo della masse di visitatori che affollano gli altri centri della città.
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Nonostante sia poco conosciuta, la storia del tempio è antichissima, e risale al 770 dopo Cristo, quando l’Imperatrice Shōtoku ne ordinò la costruzione. Fin da subito il luogo di culto fu al centro di una serie di eventi come guerre e inondazioni, che lo portarono ad essere spostato più volte nei pressi della città, nel frattempo divenuta capitale del Giappone.
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L’ultimo episodio fu negli anni ’50, quando un tifone distrusse buona parte della struttura e spinse un monaco di nome Kocho Nishimura a spostare il tempio di Otagi Nenbutsu-ji nella posizione odierna. Il volenteroso sacerdote iniziò a ricostruire l’edificio in una delle colline del quartiere di Arashiyama, ai margini di Kyoto.
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Nishimura non solo ricostruì il tempio, ma lo arricchì con una serie di statue di forma tipicamente buddista. Le statue sono conosciute come “Rakan”, e hanno espressioni divertite e divertenti, e ognuna di loro è diversa dalle altre. Questo piccolo compendio di opere d’arte è infatti stato realizzato non solo dal monaco ma da tutta la comunità religiosa.
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Fra il 1981 e il 1991 il Kocho convinse i fedeli visitatori del tempio ad aiutarlo nella realizzazione delle opere, e il risultato furono 1.200 sculture caratterizzate da dettagli unici come tazze da tè, attrezzatura sportiva, oggetti tecnologici come una macchina fotografica, libri, coroncine e via discorrendo.
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Le 1.200 statue raffigurano i discepoli di Buddha, e sono pacifici guardiani del tempio coperti di muschio. La loro presenza rende la visita al tempio un’esperienza divertentissima oltre che religiosa, e consente di immergersi in una dimensione mistica, quasi fuori dal tempo.