La storia della sepoltura “smembrata” di Antonio Canova

Antonio Canova è stato il più importante scultore neoclassico italiano. Tra le sue opere più famose ci sono Le tre Grazie, Amore e Psiche, Paolina Bonaparte.

Sotto, Amore e Psiche conservata al Louvre. Fotografia di Dennis Jarvis condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia:

Nato a Possagno nel 1757 in una famiglia di scalpellini, Antonio (Tonin) Canova aveva manifestato fin da bambino un talento prodigioso: a dieci anni scolpì nel burro un bellissimo leone di San Marco per una festa di nobili veneziani. Grazie all’interessamento della famiglia Falier, Canova studiò a Venezia e poi si trasferì a Roma, allora capitale dell’arte neoclassica. Le sculture di Canova ebbero estimatori in tutta Europa, dagli Asburgo a Napoleone.

Quando Antonio Canova morì, nel 1822, era all’apice della sua fama. Da tempo aveva avviato la costruzione di una chiesa nel suo paese natale, Possagno, finanziata da lui e che secondo le sue intenzioni avrebbe dovuto ospitare la sua tomba. La chiesa ha come modello il Pantheon, ed è oggi nota con il nome di tempio canoviano.

Sotto, il tempio di Possagno di Canova. Fotografia di mrlov condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Wikipedia:

Ma alla morte di Canova la chiesa e la tomba non erano ancora state completate, e subito si aprì una contesa tra la parrocchia di Possagno e la città di Venezia, che si considerava la sua patria spirituale e artistica, per il possesso della salma del famoso scultore.

La soluzione fu singolare e il corpo di Canova subì la sorte riservata un tempo alle reliquie dei santi: fu smembrato e diviso in tre parti. Il cuore fu sepolto nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, dove si trova ancora oggi, in una tomba realizzata su progetto dello stesso Canova per Tiziano. La mano destra fu posta all’ingresso della sede dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, all’interno di un contenitore di porfido rosso. Il resto del corpo fu sepolto inizialmente nella sacrestia della vecchia chiesa parrocchiale di Possagno e nel 1832 venne traslato nella sua attuale collocazione: una cappella all’interno del tempio canoviano.

La tomba di Canova all’inteno della Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia. Fotografia di Carlo Naya:

Lo smembramento del corpo di Canova segue una simbologia intuibile: il cuore è la sede del sentimento e dell’anima, mentre la mano destra rappresenta la perizia tecnica dell’artista.

Il trattamento riservato al corpo di Canova è uno dei più tardi casi di smembramento sacro e di culto delle reliquie, in ambito laico anziché religioso, ma i suoi risvolti macabri non si fermano qui.

Con il passare del tempo, infatti, gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia passarono dalla venerazione al raccapriccio e la mano di Canova smise di essere considerata una sacra reliquia e divenne piuttosto un oggetto curioso e inquietante. Il massimo della disaffezione fu raggiunto quando l’Accademia di Belle Arti cambiò sede e passò dal Convento della Carità al complesso degli Incurabili alle Zattere, e la mano di Canova finì chiusa in un armadio. Nel 2007 venne quindi fatta la proposta di restituire la mano alla parrocchia di Possagno, che la accettò. Fu anche bandito un concorso per una nuova sepoltura dell’arto.

Oggi la mano destra di Antonio Canova è conservata in una teca sferica, immersa in un liquido semitrasparente blu, accanto alla tomba dove si trova il resto del corpo, nella chiesa di Possagno. Il cuore, invece, è sempre sepolto nella tomba dei Frari.

Paola Moro

Vivo in un paese di campagna, dove l’orizzonte piatto fa sembrare il mondo senza confini. Insegno italiano e latino in un Liceo. Amo i gatti. Leggo qualunque cosa, cammino e d’inverno nutro i pettirossi. Scrivo per condividere ricerche, pensieri, curiosità.