La storia del Bombardiere B-25 che nel 1945 si schiantò contro l’Empire State Building

Sabato 28 luglio 1945  il Colonnello William Franklin Smith Jr. stava pilotando un bombardiere Mitchell B-25 in una missione di routine fra il Bedford Army Air Field e Newark. Smith chiese il permesso di atterrare all’aeroporto di Newark, ma gli fu comunicato che la visibilità era pari a zero a causa della densissima nebbia. Il controllore di volo gli disse quindi di atterrare direttamente al Municipal Airport del Queens (oggi conosciuto come La Guardia), perché sopra la città non era possibile vedere assolutamente nulla.

Il controllore disse testualmente:

In questo preciso momento non riusciamo neanche a vedere la cima dell’Empire State Building

Il colonnello decise comunque di proseguire la manovra di atterraggio verso la periferia della Grande Mela, ma si perse pochi metri sopra la città, girando a destra invece che a sinistra dopo aver superato il Chrysler Building.

 

 

Alle 09:40 l’aereo si è schiantò sul lato nord dell’Empire State Building, tra il settantottesimo e l’ottantesimo piano, aprendo una voragine di circa 5 / 8 metri. Uno dei motori si separò dall’aeroplano e volò sino al quartiere seguente, dove atterrò sopra il tetto di un attico causando un incendio che distrusse l’edificio. L’altro motore e parte del carrello di atterraggio caddero nella tromba dell’ascensore, il cui incendio fu spento in circa 40 minuti.

Nell’incidente morirono 14 persone:

  • Sull’aereo: il pilota Smith, il sergente Christopher Domitrovich e Albert Perna, amico di un macchinista che stava facendo un giro di piacere
  • Nell’edificio morirono 11 persone, per lo più facenti parte del National Catholic Welfare Council

Il corpo del pilota fu trovato soltanto due giorni dopo l’accaduto, sul fondo di uno dei vani ascensore.

L’operatrice dell’ascensore dell’Empire State Building Betty Lou Oliver rimase ferita durante l’impatto, e i soccorritori decisero di trasportarla al piano terra attraverso l’ascensore. Le corde dell’elevatore si schiantarono al settantacinquesimo piano, e la Oliver stabilì il record mondiale di sopravvivenza alla caduta di un ascensore.

Nonostante gli ingenti danni e la perdita di vite umane, l’edificio fu riaperto al pubblico il lunedì seguente, e tutto il danno riparato in circa 3 mesi per il costo di circa un milione di dollari.

I newyorkesi ricordarono quel giorno come il momento nel quale il grattacielo brillò di luce propria fra la nebbia, per poi sparire nuovamente inghiottito dalle fiamme. Sulle prime pensarono ad un attacco da parte dell’esercito nipponico, ma l’ipotesi fu rapidamente scartata. Per ricordare la catastrofe, fu lasciata una pietra mancante nel punto in cui si schiantò il bombardiere.

Sotto, trovate il notiziario video dell’epoca:

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...