La sosta forzata di Agatha Christie che ispirò “Assassinio sull’Orient Express”

Agatha Christie, nata in Inghilterra nel 1890, iniziò a scrivere romanzi gialli quasi per caso. La sua prima opera, Poirot a Styles Court, nacque da due circostanze concomitanti: durante la prima guerra mondiale la futura scrittrice prestava servizio come infermiera in un ospedale, dove imparò molte nozioni su veleni e sull’uso (improprio) di diverse medicine.

Oltre a questo, molti pazienti mandati al fronte lasciavano i propri libri in ospedale. Dalla lettura dei romanzi che avevano come protagonisti Arsenio Lupin, Sherlock Holmes o Joseph Rouletabille, ad Agatha Christie venne la voglia di inventare un personaggio simile, il grande e inimitabile Hercule Poirot.

In copertina, la moderna ricostruzione di un ristorante con l’Orient Express, fotografia di Didiaszerman condivisa con licenza CC BY-SA 3.0.

Agatha Christie

A 14 anni dalla pubblicazione del suo primo libro, uscì uno dei migliori romanzi con Poirot come protagonista: Assassinio sull’Orient Express, che nel 1935 sarà stampato anche in Italia, grandemente modificato in quelle parti nelle quali gli italiani venivano messi in cattiva luce (la vittima, che in questo caso rappresenta il malvagio di turno, è di origine italiana).

Da subito, i lettori della Christie intuirono che la storia, nella quale il detestabile uomo d’affari Samuel Ratchett viene assassinato sul treno più famoso del mondo, si ispirava a un caso di cronaca nera che nel 1932 aveva scosso il mondo intero: il rapimento e l’uccisione del figlio di Charles Lindbergh, il primo trasvolatore atlantico in solitaria.

Nel romanzo, Ratchett non viene ovviamente accusato dell’uccisione del piccolo Charles Lindbergh Jr., ma viene “giustiziato” da coloro che avevano maggiormente sofferto per il rapimento e la morte di una bambina, Daisy Armstrong. Gli assassini, 12 persone che agiscono di comune accordo, vengono scoperti dall’infallibile detective belga quando il treno rimane bloccato in Croazia (all’epoca si chiamava Jugoslavia) per una tempesta di neve. Nella realtà, per il rapimento del piccolo Lindbergh, venne arrestato, processato e giustiziato un immigrato tedesco di nome Bruno Hauptmann.

Fonte immagine: Wikimedia Commons

Se un terribile fatto di cronaca fu la fonte d’ispirazione del romanzo, un precedente viaggio sull’Orient Express fornì alla scrittrice la giusta ambientazione. Alla Christie, proprio viaggiando sul lussuoso treno internazionale, capitò di rimanere bloccata per 24 ore a causa di forti piogge. Inoltre, era venuta a conoscenza di abbondanti nevicate che più di una volta avevano impedito al treno di proseguire il viaggio, anche per sei giorni consecutivi. In una lettera al suo secondo marito, l’archeologo Max Mallowan (che conobbe proprio durante questo viaggio in Oriente), descrisse la forzata fermata del treno, la disposizione delle cabine, le maniglie delle porte e gli interruttori della luce, tutti particolari che poi finiranno nel romanzo.

Agatha Christie e Max Mallowan

Fonte immagine: Wikipedia

La Christie era sempre stata affascinata dall’Orient Express (di cui qui trovate una galleria di fotografie storiche), tanto che nella sua autobiografia scrisse: “Per tutta la vita avevo voluto viaggiare sull’Orient Express. Quelle volte che ero andata in Francia, in Spagna o in Italia, l’Orient Express era spesso fermo a Calais, e avevo desiderato ardentemente di salirci su”.

La scrittrice aveva viaggiato molto con il primo marito, il colonnello Archibald Christie, che nel 1926 la tradì con la sua segretaria e poi chiese il divorzio. Per cercare di riprendersi da questa vicenda, la Christie se ne andò in giro per l’Europa e l’Asia. Poi incontrò Mallowan, e si sposò con lui nel 1930.

La scrittrice amava accompagnare il marito nei suoi avventurosi viaggi di ricerca archeologica, durante i quali non aveva troppe pretese di comodità: “Tutto quello che volevo era comprarmi un tavolo ad un bazar. Riuscivo a tenere i miei vestiti in un baule, ho usato un baule per sedermi, e l’ho tenuto accanto al letto, ma quello che dovevo avere, se volevo lavorare, era un solido tavolo su quale poter scrivere e scrivere, sotto il quale mettere le mie gambe.”

La camera 411 del Pera Palace Hotel di Istanbul

Immagine condivisa con licenza Creative Commons via Wikipedia

Pare che la Christie abbia scritto “Assassinio sull’Orient Express” mentre il marito era impegnato in uno scavo in Iraq. Lei lo aspettava a Istanbul, nella stanza 411 del Pera Palace Hotel, che oggi è stata trasformata in un piccolo museo in suo onore. Il romanzo è dedicato a MELM, che sta per Max Edgar Lucien Mallowan.

Il romanzo è considerato uno dei suoi più grandi successi, dove l’acume di Hercule Poirot si esprime al meglio, con frasi come: “L’impossibile non può essere accaduto, quindi l’impossibile deve essere possibile nonostante le apparenze”.

C’è una piccola curiosità che riguarda la traduzione italiana di questo libro: nel 1935 l’editore doveva assoggettarsi alla censura fascista, che obbligava a tagliare qualsiasi riferimento al suicidio, al sesso o a possibili affermazioni offensive del popolo italiano.

Nell’edizione italiana, intitolata semplicemente Orient Express, due loschi figuri italo-americani, Cassetti e Foscarelli, diventano O’Hara e Pereira, rispettivamente un anglosassone e un brasiliano. Nel 1970 la traduzione fu in parte rivista, ma solo nel 1987 il romanzo fu pubblicato con il testo integrale e una versione molto più fedele all’originale, disponibile oggi su Amazon.


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