E’ capitato molte volte, nel corso della storia, che un pretesto qualsiasi abbia scatenato sanguinose battaglie, i cui veri motivi non avevano nulla a che fare con l’evento in questione. Il poeta modenese Alessandro Tassoni (1565-1635) narrò, in chiave tragicomica, una terribile battaglia combattuta nel 1325, adducendo come casus belli un’assurdità totale: il “rapimento di un secchio”, o meglio “La secchia rapita”.
Il reale motivo dello scontro non fu naturalmente un secchio, ma i seguenti eventi politici resero futile la battaglia, che però fu uno degli scontri campali più imponenti del Medioevo con migliaia di morti
Nel poema, Tassoni adduce a motivo di uno degli scontri campali più cruenti combattuti nel medioevo, la Battaglia di Zappolino, il dispetto perpetrato da alcuni soldati modenesi ai danni dei bolognesi che, dopo essere stati ricacciati nei loro territori, avevano dovuto subire anche l’affronto di vedersi rubare da sotto il naso un secchio usato per dissetarsi a un pozzo.
Antiporta della “Secchia rapita” – Edizione del 1624
I bolognesi scatenano quindi la guerra, alla quale partecipano addirittura anche alcuni dei pagani (Marte, Minerva Venere e Bacco), quando la città di Modena rifiuta di restituire:
Un’infelice e vil Secchia di Legno
La battaglia di Zappolino fu in realtà uno scontro campale estremamente cruento, che vide schierati contro Bolognesi e Modenesi, ma in realtà la contrapposizione era tra Guelfi e Ghibellini.
Bologna, dove la maggioranza guelfa appoggiava Papa Bonifacio VIII, nel corso dei decenni aveva allargato – grazie anche al favore del pontefice – i suoi confini ai danni di Modena, dove prevalevano i ghibellini, che invece appoggiavano l’imperatore.
Le due città si contendevano i territori punteggiati da rocche e castelli, ma nell’estate del 1325 i bolognesi esagerarono, saccheggiando le campagne della città rivale a luglio, e poi di nuovo a settembre. Intanto a Modena, dove la lotta per la successione faceva inasprire anche la politica estera, aveva preso il potere Passerino Bonacolsi, già signore di Mantova. Il condottiero, alleato con altre importanti famiglie ghibelline come i Visconti e gli Estensi, alla fine di settembre riuscì a conquistare il castello di Monteveglio. A quel punto, il castello di Zappolino era l’ultimo baluardo difensivo di Bologna.
Ricostruzione del Castello di Zappolino a cura di Vittorio Lenzi
Fonte immagine: Zappolino.it
Il 15 novembre 1325, forse già al calar del sole, i due schieramenti rivali si fronteggiarono in una battaglia alla quale parteciparono circa 30.000 fanti e 2500 cavalieri per la parte guelfa, e 5000 fanti e 2800 cavalieri per la parte ghibellina: guerra fratricida, perché molti guelfi modenesi combattevano tra le fila della città rivale, e viceversa.
Considerando la stragrande superiorità numerica dei bolognesi, si poteva pronosticare una loro facile vittoria, ma la realtà andò contro tutte le previsioni: i modenesi, che avevano nelle loro fila alleati assai preparati, come Azzone Visconti e Gangalando Bertucci, sbaragliarono in un paio d’ore le forze nemiche, piuttosto raccogliticce e male armate (almeno la fanteria), guidate da un inesperto Malatestino da Rimini e da un codardo capitano del popolo di Bologna, tale Fulcieri da Calboli. Pare che proprio questo Fulcieri fosse il primo tra i soldati che fuggivano da Prati di Saletto, il luogo dove i modenesi avevano intrappolato i bolognesi, che si dispersero aiutati dall’arrivo del buio.
La battaglia aveva comunque lasciato sul campo più di duemila morti
I fuggitivi tentarono di rifugiarsi in diversi castelli, che poi i modenesi distrussero, arrivando fino alla chiusa del Reno, a Casalecchio. Lì si fermarono sotto le mura, lasciando la Città dalle 100 torri senz’acqua, ma non tentarono di conquistarla, né la posero sotto assedio: si accontentarono di farsi beffe dei bolognesi, organizzando delle giostre cavalleresche sotto i loro occhi. Dopo quattro giorni decisero di tornarsene a casa, con uno strano trofeo:
una secchia presa in pozzo fuori Porta San Felice
Fonte immagine: Modenatoday
La tragica battaglia di Zappolino passò quindi alla storia come la “Battaglia della secchia rapita”, alla quale si ispirò poi Alessandro Tassoni. Un nome che esprime benissimo l’assurdità di uno scontro dove morirono oltre duemila soldati (altre fonti parlano di tremila), del tutto inutilmente: pochi mesi dopo, le due città rivali firmarono una pace che riportò i confini e le proprietà esattamente com’erano prima della battaglia.
La Secchia rapita (riproduzione) – Torre della Ghirlandina
Fonte immagine: Alien life form via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0
Forse, proprio perché non portò ad alcun cambiamento politico significativo, la battaglia di Zappolino (e le sue vittime) non viene ricordata quasi da nessuno, mentre probabilmente qualcuno, ancora oggi, sorriderà per la storia della Secchia rapita, che peraltro è la sola cosa che i modenesi non vollero mai restituire: una riproduzione è esposta nella Torre della Ghirlandina, mentre l’originale è conservata nel palazzo comunale di Modena.
Originale della Secchia rapita
Fonte immagine: Comune di Modena