La sanguinosa corsa dei Tori di Pamplona

Ogni anno, migliaia di persone da tutto il mondo arrivano a Pamplona, in Spagna, per la Festa di San Firmino, patrono della Navarra, la cui vera grande attrazione è rappresentata dalla corsa dei tori: l’encierro. Ogni giorno, tra il 7 e il 14 luglio, alle 8 del mattino, migliaia di persone corrono lungo un percorso di circa 800 metri, davanti ai tori.

Ogni encierro inizia al recinto Calle Santo Domingo. Durante ogni corsa, sei tori da combattimento spagnoli, chiamati “Jandillas“, e sei manzi, sono liberati dal recinto: inizia la corsa attraverso le strette stradine lastricate della città vecchia, fino alla Plaza de Toros, in una sorta di prova di coraggio, dove i partecipanti indossano abiti bianchi e fazzoletti rossi intorno al collo. Gli animali coprono gli 825 metri del percorso in un tempo medio di circa tre minuti.

La festa ha origini molto antiche, che risalgono al XIII secolo, ma la consuetudine della corsa iniziò verso la fine del XIX secolo. Ernest Hemingway ha reso questo evento molto popolare, soprattutto negli Stati Uniti, descrivendolo nel suo libro Fiesta.

Come si può immaginare, non tutti i corridori finiscono la corsa sani e salvi: quest’anno già tre persone sono state incornate dai Jandillas, e molti altri sono stati curati per contusioni e graffi. Tra il 1922 e il 2009 ci sono state 15 vittime, e in due occasioni diverse, nel 1947 e nel 1980, è accaduto che uno stesso toro abbia ucciso due persone nello stesso giorno.

Quella che è sempre cruenta è la fine dei Jandillas che partecipano alla corsa mattutina: nello stesso pomeriggio sono destinati a combattere la tradizionale corrida, dove verranno inevitabilmente uccisi.


Pubblicato

in

da