La rupe Altar Knotto: l’ultimo Altare Pagano d’Italia

Conoscevo da tempo l’Altopiano dei Sette Comuni e, provenendo da sud, non avevo mai percorso la strada secondaria che dalla Val d’Astico – inerpicandosi come un serpente – conduce ai paesini di Rotzo e Roana. Ero curioso di vedere l’enigmatico Altar Knotto, la gigantesca roccia che poggia a strabiombo sulla Val d’Astico.

Probabilmente, l’ultimo altare pagano rimasto nel nostro paese

In quest’area, circa 1.000 anni fa, si stabilirono genti germaniche chiamate Cimbri provenienti da Baviera e Tirolo che si portarono dietro tradizioni e costumi di sapore pagano – in tante aree d’Europa la cristianizzazione fu tarda e parziale – perciò si è sempre favoleggiato, come scrisse anche l’asiaghese Rigoni Stern, che fosse un luogo di culto del politeismo nordico. A tutt’oggi la toponomastica cimbra lo testimonia, essendoci nel comune di Rotzo ben tre località di nome Ganna, da una famosa profetessa-dea.

L’Altar Knotto (in lingua cimbrica “vecchia pietra”) è fonte di leggende e misteri. Con lo Spitz Knotto di Stocarè e l’Hanepos di Marcèsina “L’Incudine di Thor”, rappresenterebbe il Vertice di un triangolo magico. Un luogo più che adatto per sacrificare agli spiriti dei boschi, dei monti e delle sorgenti.

Si pensava che la grossa rupe fosse pervasa di energie positive e fosse la dimora di benefiche entità come Nani e Numi tutelari locali. Con l’arrivo del Cristianesimo, posti come questi si tramutarono in malefici rifugi del Diavolo. Divenne infatti uso comune tra gli abitanti di San Pietro in Val d’Astico – sovrastati dall’aggettatante Altar Knotto – definirla La Pria-Pietra del Diavolo o El Scagno-Sedia del Diavolo.

Sotto, la Val d’Astico:

Il sentiero per raggiungerlo inizia dall’abitato di Rotzo (circa 700 anime, il più antico dell’Altopiano) e si snoda su una natura molto ricca. Le aree più soleggiate sono il regno della Ginestra che, all’inizio dell’estate, s’impone con prepotenza col suo giallo acceso poi tutto si tinge di viola e l’aria viene invasa dai profumatissimi ciclamini.

Poco prima dell’Altar Knotto, sulla sinistra, si trova Punta Altaburg su cui svetta una grande Croce. La Chiesa ha sempre teso, in presenza di sedi cultuali pagane, a costruirvi sopra per farli dimenticare. Ogni anno, il giorno dell’Ascensione, la gente di Rotzo compie una rituale processione. In tempi antichi Altaburg si credeva fosse una sorta di piccola Asgaard (la città degli Dei Vichinghi) o una mini-Olimpo, dove risiedevano Thor, Odino, Freya intenti, dall’alto della roccia, a controllare il popolo cimbro.

Dopo aver attraversato una foresta di faggi, pini silvestri e abeti, bisogna bordeggiare un ciglione dirupato dal quale, da una certa distanza, si può ammirare l’Altar Knotto e la sua particolare forma a testa di mostro preistorico simil Tirannosauro. Una volta giunti, lo si osserva dall’alto – si può anche entrare ma la via è più tortuosa e un po’ nascosta – e la vista è semplicemente straordinaria, soprattutto per la scenografia offerta dal precipizio che sprofonda nella Val d’Astico.

Qui, viene normale immaginarsi come sarebbe al calare delle tenebre, sotto a un cielo stellato circondato dalle frastagliate creste dei monti… beh il solo pensarlo mette i brividi (in ogni senso). Senza dubbio è forte la suggestività del luogo e non sorprende che abbia evocato fantastiche leggende. Tra le più note c’è quella del “Mercante e i Nani”.

E’ la storia di un mercante che rubò il tesoro accumulato dai Nani che era nascosto nell’Altar Knotto – questi, nei giorni di sole, amavano esporre sopra la grande pietra i loro ori e pietre preziose per ammirarli – ma che, infine, perse tutto a causa della propria avidità. A proposito, si tramanda che gli abitanti della Val d’Astico vedessero questi luccichii, credendo che fossero le monete e gli oggetti preziosi di Nani e Folletti.

La rupe vista in mezzo agli alberi:

Rientrando nella foresta, a pochi minuti di cammino, si trova un altro luogo particolare: l’Alta Kugela. E’ una parete di roccia friabile che ha formato una lunga tettoia naturale che sembra fatta apposta per ripararsi dalla pioggia o per tenere all’asciutto il bestiame. All’ingresso, troneggia una strana formazione rocciosa a forma di palla, da cui forse si ricava il nome (Kugel, palla).

Infine un po’ stanco per l’escursione che durava dalla mattina, verso metà pomeriggio, mi stesi lì sotto per riposarmi e dormire. Non nascondo che il mio lato romantico abbia sperato in un magico risveglio da parte di uno gnomo che poi mi conducesse in un favoloso mondo… ma, si sa, un tocco di fantasia rende qualsiasi escursione più affascinante.

Sotto, l’Alta Kugela:

Tutte le fotografie sono dell’autore dell’articolo, Riccardo Dal Monte.

Riccardo Dal Monte

Sono un docente di storia e filosofia di liceo e ho scritto per la hobby&work “la via del coraggio. Dal guerriero antico al soldato moderno, la vittoria dell'uomo sulla paura”. Sono il fondatore di “riccardo dal monte tour” che organizza tour notturni nelle città d'italia all'insegna della storia, dei misteri e dei grandi personaggi. Amo molto viaggiare e fare reportage, in particolare (storia recente bosnia-kosovo, storia contemporanea normandia-verdun-gibilterra, storia antica peloponneso-etruria) e natural-leggendari (transilvania, highlands scozzesi, cimmeria-crimea, isola cimbrico-germanica di asiago).