La Regina Beata e il Re Bomba: Maria Cristina di Savoia e Ferdinando delle Due Sicilie

La Regina beata e il Re Bomba, già i loro appellativi fanno pensare a quanto potessero essere diversi. Maria Cristina era nata il 14 novembre 1812 a Cagliari, dove la famiglia si era trasferita quando il Piemonte era stato occupato e poi annesso alla Francia da Napoleone. Era figlia di Vittorio Emanuele I, re di Sardegna, e di Maria Teresa d’Asburgo-Este, l’ultima delle 4 figlie, l’unico fratello morì a 3 anni di vaiolo. La nascita di una ennesima femmina non fu ben accolta, ma la piccola era così carina e buona che divenne la preferita dei genitori.

La famiglia di Maria Cristina

Nel 1814 Vittorio Emanuele rientrò trionfalmente a Torino, la madre e le figlie rientrarono l’anno seguente, ma la situazione non era rosea, l’occupazione napoleonica aveva svuotato le casse dello stato, vennero ripristinate le leggi precedenti e il re rifiutò di concedere una costituzione di stampo liberale. Nel 1821, in seguito allo scoppio dei moti carbonari, Vittorio Emanuele decise di abdicare in favore del fratello Carlo Felice ma, data la sua momentanea assenza, affidò la reggenza a Carlo Alberto, secondo in linea di successione, di idee liberali e molto vicine a quelle dei carbonari, sperando di sedare gli animi.

Maria Cristina di Savoia

Dopo l’abdicazione la famiglia si stabilì a Nizza per poi tornare in Piemonte a Racconigi, e le figlie ricevettero un’educazione estremamente religiosa e rigida. Maria Cristina era molto studiosa, ubbidiente e tranquilla. Quando il padre si ammalò, nel 1824, la famiglia si trasferì a Moncalieri dove l’ex re morì nello stesso anno. Maria Teresa e le figlie si trasferirono a Genova, ma trascorsero molti mesi a Roma per il Giubileo e furono ospiti di Papa Leone XII al Quirinale.

Vittorio Emanuele I, il padre

Nel 1827 Maria Cristina venne chiesta in moglie per Ferdinando Filippo, Duca di Orleans, ma la madre, nipote di Maria Antonietta, rifiutò un matrimonio francese. La ragazza per la verità non avrebbe proprio voluto sposarsi, voleva ritirarsi in convento di clausura ma venne convinta dalla madre e dal suo stesso padre confessore a rinunciare all’intento monastico.

Maria Teresa d’Asburgo-Este, la madre

Carlo Alberto la richiamò a Torino, si stava discutendo del suo matrimonio con Ferdinando II delle Due Sicilie, diventato re nel 1830. I futuri suoceri avevano conosciuto Maria Cristina a Roma e lo stesso Ferdinando l’aveva già incontrata ed espresso il suo apprezzamento.

Maria Cristina era molto bella e colta, aveva quindi le carte in regola per diventare regina

Il fidanzamento avvenne già nel 1830 ma le discussioni sugli accordi matrimoniali furono lunghe e i due si sposarono solo due anni dopo, il 21 novembre 1832 a Genova.
L’arrivo alla corte napoletana fu scioccante per Maria Cristina, era abituata a ben altri usi e costumi, la corte era sovraffollata di fratelli e sorelle del re con le famiglie, la suocera vedova sempre presente, era una corte chiassosa e di spirito che lei giudicava grossolano, non si trovò quindi mai a suo agio. Il marito la considerava bella ma fredda, mentre lei era solo molto timida e molto riservata. Era comunque ammirata per la sua cultura e la sua raffinatezza, anche se non totalmente compresa.

Ferdinando II, dipinto di F. Martorelli

Cristina non apprezzava gli scherzi pesanti, come quello restato famoso di quando il marito le levò la sedia quando lei si stava sedendo ad un pranzo, facendola cadere a terra. Lei pronunciò la frase restata storica:

Pensavo di aver sposato un re e invece ho sposato un lazzarone

Non amava le feste, a suo parere troppo volgari e con le donne vestite in modo indecente, e neppure amava il teatro, e quando era prevista la sua presenza gli abiti delle attrici dovevano essere rivisti per apparire più “casti”.

L’unica della famiglia reale con la quale legò fu la cognata Maria Antonietta, che però si sposò già l’anno seguente con Leopoldo II di Toscana lasciando Napoli per Firenze. Nel 1833 i sovrani intrapresero un lungo viaggio che toccò tutte le province del regno e Maria Cristina, così semplice e alla mano, fu subito amata dalla popolazione.

Ferdinando II, dipinto di Giuseppe Bonolis

Ferdinando migliorò la situazione economica del regno, nel quale le casse erano una voragine di debiti, e riuscì a ritornare al pareggio di bilancio tagliando gli stipendi dei politici e del pubblico impiego, gli appannaggi e le spese della casa reale, e occupandosi di miglioramenti edilizi, di ricostruzioni, di spinta all’industria (pur trascurando sempre molto la Sicilia). Nonostante le tante opere pubbliche dimenticò completamente le richieste liberali della popolazione, era un sovrano estremamente reazionario e rafforzò l’esercito e la polizia nel timore dello scoppio di sommosse. Già nel 1832 l’insurrezione degli aderenti alla Giovane Italia della Terra di Lavoro (la provincia di Caserta, parte di quella di Napoli e parte di quelle di Frosinone, Latina e Isernia) venne stroncata con violenza, i responsabili arrestati e alcuni condannati a morte. Fu grazie all’intercessione di Maria Cristina se le condanne a morte vennero commutate in pene detentive.

Cristina non si interessava di politica, i suoi interventi a favore dei condannati a morte erano frutto della sua fede, ma aveva comunque una buona influenza sul marito che cercava di raffinare e di spingere alla mitezza e all’indulgenza con la sua calma e i suoi modi gentili, era sicuramente molto più liberale di Ferdinando. Forse se fosse vissuta di più sarebbe riuscita a influenzare positivamente il marito ed evitare le stragi che seguirono.

Maria Cristina nel 1830, dipinto di Giuseppe Navarra

Maria Cristina amava molto la reggia di Caserta, tranquilla, col grande giardino, che assomigliava di più a quelle piemontesi dov’era vissuta. Il suo amore per Napoli non era per la città quanto per la popolazione più povera alla quale si dedicava totalmente, con opere di carità, raccogliendo suppliche e aiutando spesso con i suoi stessi averi i bisognosi.

Era un matrimonio felice? Le fonti sono discordanti, bisogna capire cosa si intenda per matrimonio felice, se si intende che gli sposi non litigassero, fu felice, se si intende che si amassero o avessero anche solo una minima affinità, non lo fu mai.

Il grande cruccio di Maria Cristina restava il fallimento nel suo primo dovere, la maternità. Il tempo passava senza eredi all’orizzonte, ma nel 1835 scoprì di essere incinta. La gioia personale fu grande e il 16 gennaio 1836 nacque il tanto atteso erede, Francesco, ma per lei fu una gioia di brevissima durata.

Maria Cristina morì il 31 gennaio 1836 di febbre puerperale, non aveva neppure 24 anni

La regina Maria Cristina, dipinto di Carlo del Falco

La regina venne pianta in tutto il regno e il re fu tanto scosso da avviare il processo di beatificazione. Nel luglio 1859 Maria Cristina fu proclamata venerabile. Nel 2013 Papa Francesco accettò a riprova della “santità” una guarigione avvenuta nel 1866, quando una donna malata di tumore guarì ingerendo un pezzetto di una veste di Maria Cristina, e nel 2014 nella chiesa di S. Chiara, dove sono sepolti i sovrani Borbone, venne celebrata la beatificazione.

Il 7 gennaio 1837 Ferdinando II sposò Maria Teresa d’Asburgo-Teschen, ebbero 12 figli e lei fece da mamma al piccolo Francesco, timido, riservato e religioso, molto simile alla madre, in costante soggezione che in futuro gli creò problemi con la moglie Maria Sofia in Baviera.

Maria Teresa era dispotica e dittatoriale, ma questo secondo fu un matrimonio felice. La coppia aveva idee simili, entrambi contrari a qualunque proposta liberale. Se Maria Cristina aveva fatto da freno puntando al dialogo, Maria Teresa spronava Ferdinando alla repressione.

Maria Teresa d’Asburgo-Teschen

Il regno, come tutta Europa, era una polveriera. Già nel 1837 iniziarono le rivolte, la Sicilia proclamò l’indipendenza, le insurrezioni furono represse dall’esercito e ci furono molte condanne a morte, ma non c’era più Maria Cristina a farle trasformare in detenzione. Il pareggio di bilancio, l’industrializzazione, lo sviluppo dell’economia non bastavano al benessere del paese, il denaro restavano in mano a pochi, la maggior parte degli investimenti era destinata al rafforzamento dell’esercito e della flotta.

I liberali si allearono ai siciliani, nel 1844 si sollevò la Calabria, sbarcarono in Calabria anche i fratelli Bandiera e la repressione finì con 9 condanne a morte fra le quali quelle dei Bandiera. Il 12 gennaio 1848 la rivolta iniziò a Palermo, conquistata dai rivoltosi, l’esercito non riusciva a fermare tutti i focolai di insurrezione e il 29 Gennaio Ferdinando decise di concedere la costituzione. La tardiva misura non fu sufficiente, soprattutto per i siciliani che volevano staccarsi da Napoli.

In maggio si sollevò anche Napoli, il 15 iniziò il cannoneggiamento dell’artiglieria che distrusse molti palazzi e venne dato l’ordine all’esercito di assalto alle barricate. Alla sera i liberali erano vinti ma restava un numero imprecisato di vittime, stimato fra le 200 e le 2000 persone, e a Napoli fu indetto lo stato d’assedio.

All’inizio di settembre l’esercito borbonico attaccò Messina con pesanti bombardamenti che durarono 5 giorni e ridussero in macerie la città. La sanguinosa riconquista della città sullo Stretto, festeggiata da Ferdinando, gli portò l’appellativo di Re Bomba. Con la riconquista di Catania e infine di Palermo il 15 maggio 1849 finiva la secessione siciliana e finiva pure la costituzione, sospesa anche se mai abrogata, e si tornò al regime assolutista precedente.

Nel maggio 1856 Ferdinando sfuggì a un attentato e venne ferito dalla baionetta di Agesilao Milano, un soldato calabrese che voleva richiamare l’attenzione sulle condizioni penose della sua regione. L’attentatore fu torturato, condannato a morte e impiccato, ma da quel giorno Ferdinando temette di essere stato “avvelenato” dalla lama dato che non si riprese mai completamente.

Il re, talmente obeso tanto da non riuscire più a muoversi , ebbe un enorme ascesso inguinale e qualcuno ritiene che potesse essere una setticemia, derivata dalla ferita mai guarita. Nonostante l’operazione in extremis (era stata sempre rifiutata dal re) Ferdinando morì il 22 maggio 1859. Salivano al trono Francesco II, figlio di Maria Cristina e ultimo re Borbone, insieme alla moglie Maria Sofia in Baviera.

Francesco II

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