La Piramide Etrusca di Bomarzo: nel cuore della Tuscia una meta suggestiva e difficile da raggiungere

Non è solo la giungla messicana a nascondere fra le sue verdi braccia misteriose costruzioni di antiche civiltà perdute. Anche i boschi italiani, in luoghi ancora incontaminati, avvolgono in un inestricabile abbraccio di radici, muschi e foglie morte, cadute nel corso inesorabile dei secoli, vestigia di un antico passato, silenziose testimonianze di civiltà scomparse.

Senza bisogna di scavare, sono lì, in quella stessa natura dove furono erette, ma occorrono occhi per vederle e buone gambe per raggiungerle. Come nel caso della cosiddetta Piramide di Bomarzo, o “Sasso del Predicatore”, nascosta, fino a pochi anni fa nei boschi della Tuscia, a due passi da Viterbo, vicino al paese dove il Principe Francesco Orsini ideò il suo enigmatico e stupefacente Parco dei Mostri.

La piramide etrusca di Bomarzo

Immagine di Alessio Pellegrini condivisa via Flickr con licenza CC BY 2.0

Un sasso, con una scala intagliata nella roccia, era conosciuto da chi, nella zona, andava nei boschi della Valle del Tacchiolo a cacciare. Nessuno si era mai chiesto perché e chi avesse ricavato nella roccia di peperino quei gradini, per arrivare fino al “sasso”.

In realtà qualcuno aveva segnalato quel misterioso manufatto già da diversi decenni, così pochi intrepidi escursionisti talvolta si avventuravano alla sua ricerca, tra rovi e vie “tagliate”. Capita che qualcuno di loro chieda della Piramide a Salvatore Fosci, che in quei boschi è di casa, li conosce bene perché ama fare passeggiate soprattutto tra i sentieri poco battuti, quelli che bisogna ripulire da una rigogliosa vegetazione. Lui però non la conosce quella misteriosa piramide, ma il padre gli indica quel sasso ricoperto da strati di humus e da cespugli spinosi. Come un Indiana Jones nostrano, nel 2008 Fosci riesce a individuare l’antica costruzione, un altare di forma piramidale opera degli Etruschi, risalente all’incirca al VII secolo a.C, e passa tutto il suo tempo libero per riportarlo alla luce.

La scala della Piramide Etrusca

Immagine di Giovanni Savelli via Flickr condivisa con licenza CC BY 2.0

In cima a una collina, un masso distaccatosi in epoca remota viene intagliato fino prendere una forma tronco-piramidale, con una prima scalinata che conduce a due altari intermedi, e una seconda che porta alla sommità, all’altare principale. Anche se non si può dire con assoluta certezza, la Piramide era probabilmente usata per celebrare riti sacrificali, anche se un’altra ipotesi suggerisce che si trattasse di un altare dove i sacerdoti osservavano il volo degli uccelli e ricavavano vaticini. C’è però una canaletta di scolo, che probabilmente serviva a convogliare i fluidi corporei degli animali sacrificati in onore degli dei, a dare credito alla prima teoria.

La Piramide Etrusca con visibile la canaletta di scolo

Immagine di Giovanni Savelli condivisa via Flickr con licenza CC BY 2.0

L’avventurosa e solitaria riscoperta da parte di Salvatore Fosci, il fatto che sia un monumento quasi sconosciuto, mal si concilia con l’importanza della Piramide Etrusca, che è il più grande altare rupestre d’Europa, ricavato in un sito sacro antichissimo, frequentato forse già dal IV millennio avanti Cristo dagli antenati degli etruschi, i Rinaldoniani, i “giganti” arrivati da oriente via mare intorno al V secolo a.C.

La scala della Piramide Etrusca

Immagine di Giovanni Savelli condivisa via Flickr con licenza CC BY 2.0

La civiltà etrusca, ricca e raffinata, era profondamente permeata da una religiosità che interessava ogni aspetto della vita quotidiana pubblica e privata, perché solo il rispetto della volontà divina poteva assicurare la benevolenza degli dei, sia verso i singoli sia verso lo Stato. Questa convinzione fa comprendere quanto fosse importante riconoscere i “segni” mandanti dagli dei per esprimere il loro volere.

Segni che venivano interpretati dai sacerdoti in diversi modi: studiando il volo degli uccelli (in realtà questa pratica divinatoria era usata più dai romani, con i quali ci fu un lungo processo di assimilazione), esaminando il fegato degli animali sacrificati, e interpretando i fulmini. Convinti che il destino di ognuno fosse già scritto dagli dei, gli etruschi non possono fare altro che cercare di “prevedere” quel destino e magari tentare di modificarlo leggermente facendo sacrifici e osservando le regole religiose.

L’altare a gradini di Bomarzo sarebbe quindi perfettamente collegabile con la pratica della divinazione del fegato, con quelle canalette di scolo dove probabilmente confluiva il sangue degli animali.

Tuttavia, pur se si possono trovare spiegazioni convincenti per la funzione di un monumento unico nell’ambito della cultura etrusca, l’alone di mistero che circonda la Piramide non può diradarsi facilmente.

D’altronde, quei boschi sono la cornice ideale per lasciarsi suggestionare da antiche credenze e dalla bellezza della natura circostante, e forse anche provare un senso di soggezione che sempre la grandiosità di antichi monumenti ispira.

La Finestraccia

Immagine di Giovanni Savelli condivisa via Flickr con licenza CC BY 2.0

Prima di arrivare alla Piramide, lungo il sentiero si incontra una sorprendente costruzione di pietra, forse un’antica tomba etrusca poi trasformata in abitazione. Gli abitanti della zona la chiamano la Finestraccia, per quelle aperture sproporzionate a far da finestra e porta.

Necropoli di Santa Cecilia

Immagine di Giovanni Savelli condivisa via Flickr con licenza CC BY 2.0

Non meno suggestiva ma altrettanto difficile da raggiungere, è la vicina necropoli paleocristiana di Santa Cecilia, dove un diruto santuario ancora veglia sulle antiche tombe a fossa e sui sarcofagi antropomorfi, ma anche su abitazioni rupestri, abitate da chissà chi e chissà quando.

Immagine di Giovanni Savelli condivisa via Flickr con licenza CC BY 2.0

Luoghi magici, ricchi di segreti ancora da svelare e difficili da raggiungere: quale meta migliore per chi si sente un po’ Indiana Jones?

Immagine di Giovanni Savelli condivisa via Flickr con licenza CC BY 2.0


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