I resti di una giovane donna morta 4.900 anni fa potrebbero cambiare la conoscenza di uno dei morbi più terribili della storia dell’umanità: la Peste, veicolata dal famoso batterio Yersinia pestis. Alcuni resti recentemente analizzati di Gӧkhem, in Svezia, spostano indietro la data in cui comparve il primo ceppo della famosa “morte nera”, in grado di decimare la popolazione europea più volte durante il secondo millennio.
Lo rivela uno studio dell’Università di Copenhagen, che ha identificato il codice genetico del batterio all’interno dei denti di una giovane sepolta con altri 77 morti nel cimitero svedese, risalente all’epoca neolitica.
Quando un essere umano muore di peste il sangue contiene alti livelli di batteri, che lasciano una firma genetica nella polpa dentale
Gli scienziati ritenevano che la malattia fosse originaria dell’Asia, ma la scoperta del batterio in una regione tanto remota, la Scandinavia, scombina le ipotesi fatte in precedenza. Nicolás Rascovan, ricercatore presso Aix Marseille Université, commenta che “E’ davvero inaspettato“, e il nuovo studio suggerisce che la peste potrebbe aver avuto origine in Europa, forse raggiungendo anche una diffusione epidemica.
La scoperta apre nuovi scenari, che potrebbero spiegare un accadimento sinora dibattuto e non del tutto chiaro. Simon Rasmussen, ricercatore presso l’Università Tecnica della Danimarca e co-autore dello studio, suggerisce che la peste potrebbe essere fra le cause del calo della popolazione europea durante l’epoca neolitica.
I Mega Insediamenti
Circa 6.000 anni fa la popolazione umana europea cresceva in modo costante e florido, lasciando testimonianze quali i “Mega-Insediamenti” nelle zone centrali oggi identificabili con la Moldavia, la Romania e l’Ucraina, delle proto-città che potevano ospitare sino a 15.000 individui e che convogliavano persone, beni di prima necessità e difese contro la natura. Ogni 60-80 anni circa l’insediamento veniva bruciato e abbandonato, per esser ricostruito a una certa distanza dal precedente.
All’interno dell’insediamento si viveva gli uni a stretto contatto con gli altri, naturalmente senza alcun tipo di precauzione igienica o sanitaria, una situazione ideale per il proliferare di malattie e contagi. 5.400 anni fa, per qualche ragione a noi sconosciuta, il meccanismo si interruppe, e i mega-insediamenti non vennero ricostruiti, con la popolazione europea che smise di crescere come prima.
Se fino a poco tempo fa si riteneva che l’arresto della crescita fosse dovuta agli invasori asiatici provenienti dalla steppa (che sostituirono il 70% della popolazione europea e il 90% di quella della Gran Bretagna), questo studio coinvolge anche la peste fra i fattori del brusco calo della crescita.
Se la peste si fosse diffusa, come suggerito dagli ultimi studi, mediante i pidocchi e non dai topi, gli insediamenti sarebbero diventati dei luoghi pericolosissimi dove contrarre il morbo, e per questo non sarebbero stati rinnovati una volta distrutti.
La conferma a questa affascinante ipotesi verrebbe dal ritrovamento del batterio fra i resti degli insediamenti, ritrovamento che, ad oggi, non è ancora avvenuto. L’ipotesi sarebbe quindi questa:
Fra i 6.000 e i 5.400 anni fa la peste si sarebbe diffusa a macchia di leopardo nei mega-insediamenti, raggiungendo poi le zone più remote grazie alle prime rotte commerciali
La conferma a questa ipotesi sarà difficilissima da trovare. David Anthony, antropologo presso l’Hartwick College, spiega che nei mega insediamenti non venivano costruiti dei cimiteri e neanche delle fosse comuni come quella svedese, e quindi non ci sono ossa da analizzare.
Formulare un’ipotesi di epidemie a partire soltanto dal campione di DNA di una donna di 4.900 anni fa è azzardato, ma il campo è assolutamente sperimentale. Il prossimo passo sarà trovare campioni più antichi di peste nei resti ossei già ritrovati in tutta Europa. La storia di come lo Yersinia pestis sia arrivato in Nord-Europa così tanti millenni fa è incompleta, e i ricercatori possono ricostruire il quadro soltanto guardando alcuni pixel dell’immagine, pixel che andranno completati con analisi su altri resti umani.
E’ interessante evocare però il passato, e come questa donna e il suo villaggio potrebbero esser morti. Pensiamo di vivere in un piccolo insediamento agricolo svedese, con 20 o al massimo 50 persone. Uno di loro porta a casa del cibo barattato in un villaggio vicino, e in pochi giorni tutti si ammalano e muoiono. La drammatica ironia è che hanno dovuto attendere 5.000 anni per sapere cosa gli fosse successo.