Le notazioni musicali classiche, effettuate sul pentagramma, mostrano le note da eseguire con la voce o con gli strumenti musicali. La notazione musicale “Yang”, utilizzata anticamente in alcuni monasteri tibetani e rimasta nella tradizione buddista sino a oggi, non si limita a indicare agli esecutori le note e la velocità, ma ha anche un’importanza religiosa, e rappresenta dei suoni sacri riferiti a cerimonie che vengono tramandate da innumerevoli generazioni.
Dagli eleganti elementi grafici, le ampie annotazioni consentono di plasmare la voce in funzione della preghiera, in modo da offrire devozione, allontanare gli spiriti maligni ed evocare figure divine.
Per coloro i quali non comprendano i significati delle complesse notazioni musicali Yang, esse sembrano dei piccoli paesaggi dipinti su carta, attraverso i quali l’osservatore è in grado di percepire l’andamento della musica. Le iperboli grafiche descrivono moltissime istruzioni, fra cui schemi ritmici e arrangiamenti strumentali. I simboli sono una guida per la performance rituale, la musica viene intesa per essere accompagnata dal canto e dalle gesta delle mani.
La tradizione Yang è considerata una delle più ammirate ed elaborate nella musica tibetana. Essa usa il sistema di notazione Yang-Yig, grazie al quale si può percepire l’essenza della musica dai segni.
Sul sito The Schoyen Collection, da cui sono tratte le immagini, si legge: “Il canto consiste in salite e discese intoppi, che sono rappresentati da linee curve complesse. La notazione contiene anche frequentemente istruzioni dettagliate riguardo allo spirito con cui la musica dovrebbe essere cantata (ad esempio, fluire come un fiume o leggera come il canto di un uccello) e le più piccole modifiche da apportare alla voce nell’espressione di una vocale“.
Sotto, un video mostra l’esecuzione di uno di questi canti: