L’Oratorio di San Lorenzo, sorto sopra i resti di un’antica Chiesa dedicata a San Lorenzo da cui prende il nome, venne realizzato nella seconda metà del 1500 per opera della Compagnia di San Francesco, i cui frati erano dediti alla sepoltura dei defunti poveri del quartiere Kalsa di Palermo.
Situato nel centro storico del capoluogo siciliano, l’oratorio sorge nella più totale semplicità, divenendo in seguito custode delle preziosissime opere del genio artistico Giacomo Serpotta, considerato uno dei più grandi stuccatori e scultori d’Europa, che tramite una tecnica da lui inventata riuscì a donare ai suoi stucchi la lucentezza e la percezione visiva del marmo.
Queste magnifiche testimonianze della sua arte sono interamente dedicate agli episodi di vita di San Francesco e di San Lorenzo, contornati da una platea di statue raffiguranti le dieci Virtù, in un concerto di putti giocosi, a tratti canzonatori, che raffigurano un’allegorica lettura della natura umana. A ciò si aggiunge l’opera compiuta con altissima maestria nei sedili perimetrali della sala che propongono intarsi in avorio e madreperla.
Stucchi di inestimabile prestigio artistico e manifatturiero impreziosiscono e rendono unico questo oratorio; ma ciò che regalò ancor più fascino a questo luogo, fu una delle opere più importanti dell’ultimo periodo del Caravaggio: la “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi” (realizzata nel 1609).
Caravaggio sempre in fuga dopo il 1606 (momento storico in cui, a seguito di una rissa, colpisce mortalmente Ranuccio Tomassoni) col peso di una condanna alla decapitazione sulle spalle, giunge in Sicilia e dedica la sua arte alla realizzazione di quest’opera di compiuta, rara bellezza.
La Madonna appare qui protesa verso il Gesù appena nato. Entrambi sono posti al centro della scena. Ogni personaggio è colto nella sua reazione più spontanea e semplice come in un’istantanea. Così San Giuseppe ci porge le spalle mentre intorno al nascituro si concentrano gli sguardi rapiti dei testimoni del miracolo; un angelo posto al di sopra della scena mostra il messaggio di Gloria in excelsis Deo.
La famigerata opera d’arte, che imperava nel suo prezioso splendore sull’altare di questo Oratorio, rappresenta uno dei dieci capolavori più ricercati al mondo. Difatti essa venne purtroppo (e con sorprendente facilità) trafugata nell’Ottobre del 1969, divenendo ben presto protagonista di una lunga serie di leggende e misteri mai realmente risolti.
Ad oggi non si conosce il mandante o l’esecutore del furto, né tantomeno lo scopo o il destino cui andò incontro il dipinto. Ciò che rese ancor più tragico l’evento, andando oltre le ipotesi che odorano di Mafia, oltre le testimonianze mai realmente appurate come reali rilasciate da alcuni famosi “pentiti”, ed ancora oltre il messaggio simbolico di decadenza e di funesto abbandono cui era destinato il capoluogo siciliano, fu la dura reazione dell’opinione pubblica dinanzi al vuoto lasciato dall’assenza di questo quadro: un’assenza capace di sovrastare anche la presenza reale e fisica delle opere del Serpotta lì presenti.
Il “Caravaggio rubato” divenne allora un mito, e quel vuoto lasciato su quella parete dell’Oratorio di San Lorenzo iniziò ad esigere di giorno in giorno una soluzione, soluzione che oggi la tecnologia pare essere riuscita a regalarci.
La cosiddetta “Operazione Caravaggio” effettuata nei laboratori di Madrid da Adam Lowe, contattato e reso protagonista dallo specialista d’arte Peter Glidewell, grazie inoltre all’Ufficio dei Beni Culturali della Curia e col supporto anche di Sky Arte International (che a questa prestigiosa riproduzione dedica inoltre uno speciale), è un’operazione del valore di circa 100 mila euro.
Essa riporta in vita una copia su tela della Natività, realizzata con strumenti digitali e con rifiniture a mano. Le approssimazioni sono diverse ma il risultato finale ottenuto dagli specialisti di Factum Arte, leader nella riproduzione di grandi opere d’arte, è oggettivamente incredibile, anche perché la tecnologia impiegata ripropone note cromatiche e dettagli fedelissimi all’opera originale, basandosi unicamente su di un insieme di foto che ritraevano nell’originale e unica bellezza il capolavoro andato ormai perduto.
Seppure possa essere soggetta a critiche, questa “nuova Natività” regala alla Sicilia un ritorno metaforico del Caravaggio e la possibilità di fruire ancora oggi della ricchezza di un’opera che nemmeno la Mafia è riuscita a cancellare.