La mummia di Passerino dei Bonacolsi e gli scheletri della Torre della Fame

Il 16 agosto 1328, il capitano del popolo di Mantova Rinaldo de Bonacolsi, detto Passerino (1278-16 agosto 1328), fu spodestato da Ludovico I Gonzaga (1268-18 gennaio 1360). Passerino fu certamente un uomo feroce. Nel 1312, egli riuscì a farsi dichiarare anche signore di Modena.

Tuttavia, si venne a sapere che egli fu nominato solo vicario imperiale.

Così, Passerino convinse il capitano del popolo di Modena Francesco I Pico (1272-27 novembre 1321) a cedergli la città, dopo averla assediato. In cambio, Francesco avrebbe ottenuto un lasciapassare per sé e per la sua famiglia che gli avrebbe garantito l’incolumità.

Dopo venti giorni di assedio, Francesco I Pico se ne andò da Modena. Questi servì come vicario imperiale a Lucca e a Pisa, per poi tornare nei propri domini a Mirandola, ove aveva un castello risalente a prima del 1200.

Arrivato a Mirandola, Francesco I Pico vide il castello raso al suolo. Qualcuno riferì a Passerino di avere visto Francesco I Pico a Mirandola. Passerino lo fece arrestare con i suoi due figli Prendiparte e Tommasino. Questi furono portati a Modena nudi e legati al dorso dei muli.

La folla scagliò contro di loro le pietre, li schernì e li frustò

Poi, i tre prigionieri furono portati a Castel d’Ario, in Provincia di Mantova. Essi furono imprigionati nella torre del castello di Castel d’Ario senza cibo e senza acqua.

Ridotti alla disperazione essi si mangiarono a vicenda

Per questo, la torre fu chiamata Torre della Fame. Tuttavia, la storia presentò il conto a Passerino.

Nel 1319, il cardinale Bertrando del Poggetto (1280-3 febbraio 1352) fu mandato da Papa Giovanni XXII (Jacques d’Euse, 1249-4 dicembre 1334) a Mantova ad amministrare un territorio ecclesiastico.

Passerino era alleato con le potenti famiglie ghibelline dei Visconti, degli Scaligeri e degli Estensi. Il 29 settembre 1325, Passerino e i suoi alleati si presero il castello di Monteveglio e i bolognesi furono costretti ad assediarlo.

Durante quell’assedio, Passerino ed i suoi vinsero la battaglia di Zappolino, sempre presso Bologna. L’assedio avvenne il 15 novembre 1325 e vide la sconfitta del guelfo Malatestino Malatesta (14 ottobre 1317). Questi era il signore di Rimini.

Passerino non venne meno alla sua fama di signore feroce neppure in questa occasione.
Egli arrestò Sassolo della Rosa (che era venuto in soccorso dei bolognesi) e lo portò a Mantova. Questi morì in prigione per avvelenamento.

La battaglia fu quella che divenne nota per la “Secchia Rapita”, un secchio di legno che fu preso come trofeo dai ghibellini.

Il castello di Castel d’Ario. Fotografia di Massimo Telò condivisa con licenza Creative Commons 3.0 via Wikipedia:

Nel 1323, a causa di tutti questi fatti, il Papa scomunicò Passerino per eresia. Forse per questa scomunica, o forse per il logorio delle truppe ghibelline, Passerino dovette firmare una pace separata con Bologna il 28 febbraio 1325. Questo spiacque ai modenesi, che ambivano ai castelli del confine.

Passerino fu così cacciato da Modena. Era il 1327, ma i guai, per Passerino, non finirono lì. Egli si scontrò con una famiglia potente del territorio di Mantova, i Corradi di Gonzaga. Il capo di questa famiglia, il già citato Ludovico I, fece una congiura contro Passerino con il signore di Verona, Cangrande della Scala (9 marzo 1291-22 luglio 1329).

La congiura partì da Porta Pradella.

Il signore di Verona inviò 800 soldati e 300 cavalieri a Mantova. Si combatté una dura battaglia che permise ai Gonzaga di prendere il potere. Passerino si rifugiò nella cattedrale di San Pietro ma venne ferito mortalmente da Alberto di Saviola (nato e morto nel XIV secolo).

Così, Ludovico I entrò nella cattedrale e Passerino morì per dissanguamento. La sorte colpì anche due dei figli di Passerino e quelli di suo fratello Butirone (morto nel 1326). I due figli di Passerino furono l’abate di Sant’Andrea Giovanni II (1300-dopo il 1328) e Francesco (1300-dopo il 1328).

Il terzo figlio di Passerino, Berardo, potrebbe essere fuggito. Di lui non si seppe più nulla. Potrebbe essere stato proprio Berardo a causare lo scontro con i Gonzaga, per via di una presunta tresca con Anna Dovara (XIV secolo-1354).

Questi fu la moglie di Filippino Gonzaga (fine del XIII secolo-5 aprile 1356).

I due figli di Passerino ed i due loro cugini finirono i loro giorni murati vivi nel castello di Castel d’Ario, lo stesso nel quale Passerino fece imprigionare Francesco I Pico ed i suoi figli.

Essi morirono nella stessa torre nella quale morirono Francesco I Pico ed i suoi figli

I sette scheletri furono rinvenuti dal parroco di Castel d’Ario, un tale padre Masé, durante i lavori di restauro del 1851.

Una lapide ricorda quei tristi avvenimenti ancora oggi, con queste parole:

“Qui tratti in catene nel 1321 spegneva la fame Francesco Pico e i Figliuoli – Nel 1328 la prole e i nepoti di Passerino Bonacolsi – Dall’orrida muda che ne ha rispettato i ceppi e le ossa riecheggi con vindice pietà per le vittime un grido di esecrazione ai tiranni”.

Castel d’Ario, lapide commemorativa posta sul castello. Fotografia di Massimo Telò condivisa con licenza Creative Commons 3.0 via Wikipedia:

Anche Passerino ebbe una sorte molto triste ed ebbe dei risvolti alquanto macabri.
Il suo corpo fu mummificato.

Questo “cimelio” fu tenuto dai Gonzaga nel Palazzo Ducale, nella Camera delle Meraviglie della Galleria delle Metamorfosi.

Nel 1630, lo scrittore tedesco Martin Zeiler (17 aprile 1589-6 ottobre 1661) visitò il Palazzo Ducale e vide la mummia. Prima di lui, fu un altro tedesco a vedere la mummia, il matematico e naturalista Joseph Furttenbach (30 dicembre 1591-17 gennaio 1667).

Era il 1626 e fu lui a raccontare di ciò che ebbe visto.

Egli disse di avere visto la mummia a cavallo di un ippopotamo

Sempre secondo la leggenda, una strega (o una maga) avrebbe detto a Ludovico che se il corpo di Passerino fosse stato gettato via i Gonzaga sarebbero caduti in disgrazia. Effettivamente, questa leggenda rivelò un fondo di verità.

Inorridita dal macabro “cimelio”, l’ultima duchessa Susanna Enrichetta (1° febbraio 1686-19 ottobre 1710)  avrebbe deciso di fare pulizia. Ella avrebbe fatto gettare la mummia nel lago.

Nel 1708, il duca Ferdinando Carlo di Gonzaga-Nevers (31 agosto 1652-5 luglio 1708) perse il ducato per l’accusa di fellonia.

Era il 30 giugno del 1708

Fu un caso?

L’ormai ex-duca Ferdinando Carlo morì sei giorni dopo a Padova.


Pubblicato

in

da