Il 19 aprile del 1956 Portsmouth, uno dei principali porti della Gran Bretagna meridionale, fu teatro di uno dei più misteriosi episodi della Guerra Fredda. Era in corso un’importante evento ufficiale dove i due maggiori leader dell’Urss, Nikolaj Bulganin e Nikita Chruscev, facevano tappa nel Regno Unito dopo aver visitato molti Paesi occidentali, denunciando i crimini dello stalinismo e rassicurando l’intero Occidente sul fatto che, per quanto li riguardava, la guerra nucleare non sarebbe scoppiata tanto facilmente. Quella sera, i due si trovavano ospiti di un ricevimento a Greenwich, mentre la nave militare che li trasportava, l’incrociatore Ordzonikidze, era ormeggiato a Portsmouth.
Sotto, l’incrociatore, fonte Wikipedia:
L’Ordzonikidze era una nave moderna e rapidissima, com’era stato subito evidente ai servizi di spionaggio occidentali, in parte all’oscuro riguardo i mezzi meccanici sovietici. Nella sua struttura doveva essere nascosta qualche innovazione riguardante lo scafo o il timone, cui gli occidentali non erano ancora arrivati. Perciò, l’Ammiragliato Britannico decise di mandare qualcuno a esaminarla da vicino, approfittando della sua sosta, e scelse un esperto sommozzatore di nome Lionel Crabb, che nel 1950 aveva già condotto analoghe ricerche su un’altra nave sovietica ferma in un porto inglese, l’incrociatore Sverdlov.
Crabb, nato nel 1910, fino alla Seconda Guerra Mondiale aveva condotto una vita piuttosto anonima. In guerra, arruolato nella Marina, si era occupato di organizzare il primo servizio nazionale militare inglese di sommozzatori, svolgendo lavori pericolosissimi con risultati eccellenti, che gli erano valsi una serie di promozioni e decorazioni al valore.
Crabb con un compagno e l’immancabile sigaretta:
Dopo la guerra aveva lavorato ancora saltuariamente per l’Ammiragliato, organizzando i soccorsi a un sommergibile affondato durante un’esercitazione, ma la smobilitazione aveva avuto un pessimo effetto sulla sua vita: come un personaggio di un romanzo di James Barlow, non era riuscito a reinserirsi nella società e si era messo a bere in modo patologico. Ufficialmente, in quell’aprile del 1956, Crabb faceva il rappresentante di macchine da caffè espresso per i bar. Non sembra che avesse molto successo in questa veste, ma la vita piuttosto dispendiosa che conduceva fa pensare che l’impiego gli servisse soprattutto quale copertura, visto che ogni tanto l’Ammiragliato lo richiamava per missioni segrete e rischiose.
Crabb e un certo Matthew Smith, che poi fece perdere le sua tracce e non fu più identificato, arrivarono a Portsmouth il 17 aprile 1956 e presero alloggio al Sallyport Hotel. Il 19 Crabb uscì dall’albergo e da allora non fu più rivisto da nessuno, mentre Matthew Smith pagò anche il suo conto e portò via anche i suoi bagagli prima di andare via, il 19 aprile stesso.
Il Porto di Portsmouth:
Tre giorni dopo, il capo del CID di Portsmouth si presentò all’albergo chiedendo di vedere le pagine del registro degli ospiti, strappò via le pagine relative al mese in corso e intimò a tutto il personale di non fare parola con nessuno della presenza di Crabb e Smith.
La voce della scomparsa di Crabb si diffuse però ugualmente. Il suo datore di lavoro ufficiale, non sentendolo da alcuni giorni, lo cercò dappertutto, interessando anche amici militari, fin quando l’Ammiragliato gli rispose seccamente che Crabb era morto.
Con i colloqui diplomatici anglo-russi in corso, la notizia che l’Ammiragliato faceva spiare l’Ordzonikidze avrebbe prodotto un disastro
Il 28 aprile la delegazione russa ripartì. I colloqui erano stati un successo, a giudicare dai comunicati emessi congiuntamente dalle due potenze. Intanto, all’Ammiragliato e ai Servizi Segreti, tutti si chiedevano che fine avesse fatto Crabb, perché non lo sapevano neanche loro. Ci furono diverse interrogazioni parlamentari al riguardo da parte dell’opposizione, ma il premier Anthony Eden si rifiutò sempre di fornire qualsiasi dettaglio sul fatto. Poiché la notizia era arrivata alla stampa, che le dava un grande risalto, l’Ammiragliato emise un comunicato ufficiale in cui dichiarò che Crabb era morto accidentalmente mentre testava delle attrezzature da immersione nel porto di Stokes Bay, a circa 5 km da Portsmouth.
La versione sembrò confermata dal ritrovamento di uno scheletro, in agosto, su una spiaggia vicino Portsmouth, ma gli accertamenti successivi dimostrarono che apparteneva a qualcuno morto parecchio prima di quel mese di aprile.
Altre voci sospette arrivavano dall’estero. Dalla Danimarca, dove l’Ordzonikidze si era fermato dopo aver lasciato il Regno Unito, si diceva che un membro del suo equipaggio aveva raccontato che una parte dell’infermeria era sigillata e nessuno non autorizzato poteva avervi accesso.
Era possibile che Crabb fosse stato catturato dai Russi?
Nel giugno del 1957 il mare restituì un secondo corpo, depositandolo a Chichester Harbour, a circa 20 km da Portsmouth. Questo corpo vestiva una muta da sub identica a quella di Crabb ma era privo della testa e delle mani. Fu esaminato da diversi patologi che si trovarono in disaccordo tra loro su parecchi punti, come una malformazione delle dita dei piedi e la presenza di una cicatrice a forma di Y dietro un ginocchio, ma alla fine ammisero che il corpo poteva essere di Crabb. Il magistrato che condusse l’inchiesta accettò questa conclusione e dichiarò Crabb ufficialmente morto. Il corpo fu poi sepolto in forma privata a Portsmouth.
I servizi segreti segnalarono però che, immediatamente prima del ritrovamento del corpo, ben 3 sommergibili sovietici avevano attraversato la Manica. Il corpo stesso, all’esame dei patologi, aveva mostrato degli strani segni di ruggine sulle gambe, come se fosse stato trascinato attaccato a una catena.
Nel 1960, un giornalista inglese di origine ceca, J. Bernard Hutton, che aveva molti contatti oltrecortina, pubblicò un libro sull’argomento, Frogman extraordinary, in cui sosteneva che Crabb era stato riconosciuto già al suo arrivo a Portsmouth da un agente sovietico in incognito e che, sulla base dell’allarme dato da quest’ultimo, era stato preso in trappola appena si era avvicinato all’Ordzonikidze, catturato e trasportato in Urss, per essere interrogato nella prigione militare di Lefortovo a Mosca. Qui, la durezza del trattamento avrebbe indotto Crabb a collaborare, e a quel punto sarebbe diventato impossibile riportarlo in patria. Allora i sovietici avrebbero ideato la messinscena del cadavere portato a Portsmouth e avrebbero fornito a Crabb una nuova identità, sotto il nome di L. L. Korablov, arruolandolo nella loro Marina militare.
Hutton scrisse anche un secondo libro su questa storia, The fake defector, pubblicato nel 1970. Secondo i sostenitori della teoria Korablov, Crabb sarebbe morto di cancro in Russia, diversi anni dopo la sua scomparsa a Portsmouth.
Vi sono comunque moltissime altre teorie sulla scomparsa di Crabb, incluse quelle che lo vogliono vittima di un malore accidentale in acqua, dato che non era più tanto giovane, era in cattive condizioni di salute e durante il giorno aveva sicuramente bevuto parecchi alcolici.
Tuttavia, resta il fatto che l’Ammiragliato ha secretato tutti i dossier relativi alla sua scomparsa fino addirittura al 2057, come se ci fosse qualcosa di molto importante da nascondere.
In tempi recenti, un giornalista israeliano, Ygal Serna, ha raccontato di aver parlato con un ex agente segreto sovietico, definitivamente trasferitosi in Israele in quanto ebreo, Joseph Zverkin, domiciliato ad Haifa durante gli anni ’90. Zverkin gli avrebbe esposto la propria versione dei fatti, appresa di prima mano quando era a capo dell’intelligence navale sovietica: Crabb, che stava tentando un’immersione molto difficile (l’Ordzonikidze era affiancato da ambo i lati dai due cacciatorpediniere che lo scortavano), emerse all’improvviso, forse per un difetto delle bombole. Un ufficiale e un soldato che erano di guardia sul ponte lo videro e, poiché avevano l’ordine di sparare a vista a chiunque si avvicinasse, aprirono il fuoco su di lui, colpendolo alla testa, uccidendolo sul colpo. Il corpo, successivamente recuperato, sarebbe stato poi “restituito” a Chichester Harbour oltre un anno dopo.
Sotto, la copertina del libro di Hutton: “La Spia che venne dal Mare”