È il 2009 e sono le 10:50 di una calda mattinata californiana di giugno. Nella villa di Hombly Hills, al 100 N Carolwood Drive, tutto tace. Si sente solo lo scoppiettio di un camino stranamente accesso nonostante il caldo, in una delle maestose stanze della villa. C’è un uomo che giace su di un letto apparentemente assopito, con una maschera dell’ossigeno che gli copre gran parte del viso. Nella stanza c’è un altro uomo. E’ il medico dell’individuo disteso sul letto, che vedendo il suo paziente riposare, decide di andare in bagno. Ritorna nella stanza due minuti dopo, alle 10:52, e nota che il suo paziente non respira più bene.
Anzi, non respira affatto

Ci si aspetterebbe che il medico si fiondi sul paziente per cercare di salvargli la vita; e invece no, effettua alcune chiamate al telefono e ordina ad un un terzo uomo presente nell’abitazione di rassettare la stanza, in particolare di raccogliere tutte le boccette di medicinali che riesce a trovare. Solo un ora e mezza dopo, alle 12:21, il medico dà il permesso di chiamare l’ambulanza, dopodiché comincia a praticare il massaggio cardiaco sul paziente in fin di vita. Va in panico, effettua la manovra di soccorso sul letto, che non essendo una superficie rigida non produce alcun effetto. Il medico ci prova ancora, questa volta mettendo una mano dietro la schiena del paziente. Niente. Allora lui e il terzo uomo spostano il paziente per terra ai piedi del letto, e mentre uno fa la respirazione bocca a bocca, l’altro gli comprime il petto.

Finalmente l’ambulanza arriva, circa 8 minuti più tardi. I paramedici notano che il paziente in questione non respira e non ha polso, e viene trasportato d’urgenza all’ospedale Ronald Reagan UCLA Medical Center. L’equipe di soccorso si adopera subito per cercare di salvare la vita al paziente, ma purtroppo non c’è più niente da fare. L’ora del decesso è dichiarata alle 14:26 del 25 giugno 2009. Questa che avete appena letto è la ricostruzione della mattina in cui è morto il Re del Pop, Michael Jackson.

Michael Jackson, non ha bisogno di presentazioni. E’ stato un artista come se ne vedono pochi, e la sua musica rimarrà indelebile come un segno culturale dell’umanità. Oltre alla sua carriera artistica è noto anche per aver fatto beneficienza e per aver cercato di rendere il mondo un posto migliore, diventando oggetto di accusa da parte dei tabloid con la diffusione di accuse di molestie sessuali su minori che hanno distrutto la sua immagine, per sempre. Le domande sono tante: perché Michael è morto? Chi è il medico e perché non ha chiamato subito i soccorsi?
Andiamo con ordine

Gli ultimi anni di Michael Jackson
Le prime accuse di molestie sessuali iniziano nel 1993 e finiscono con un accordo in un processo civile. Nel 2003 ne escono fuori altre e Jackson è costretto a sostenere un processo lungo e dispendioso. Quando, nel 2005, la giuria lo dichiara innocente e lo scagiona da tutti i capi d’accusa, il cantante decide di abbandonare la contea di Santa Barbara, in California, dove ha trasformato il suo Neverland Ranch in un parco a tema e luogo di divertimento per bambini affetti da malattie. Secondo le accuse, è stato proprio il Ranch il teatro dei presunti abusi sessuali e, non sentendosi più a suo agio in quel luogo ormai profanato dalle innumerevoli perquisizioni, Jackson si trasferisce prima a Bahrein, poi a Las Vegas, e di nuovo a Los Angeles.

La sua situazione finanziaria è duramente compromessa dai processi legali e dagli anni di inattività, perciò vende il Ranch a una società chiamata Colony Capital, di cui diventa azionista di minoranza. Si pensa che sia stata proprio questa società ad insinuare nel cantante l’idea di organizzare un’ultimo grande concerto per ricavare dei soldi che avrebbero risanato i debiti e che gli avrebbe dato l’opportunità di salutare i fans un ultima volta prima di ritirarsi dalle scene. Il 5 marzo del 2009, Michael fa un annuncio alla 02 Arena di Londra, dicendo di voler fare un’ultima serie di concerti proprio lì, e che sarebbero stati in tutto 10. Tuttavia, la prevendita dei biglietti si esaurisce in un batter d’occhio, e la società AEG Live, che era incaricata dell’organizzazione dei concerti, decide di aumentare le date da 10 a 50.

Il cantante avrebbe in seguito dichiarato, sia ad alcuni collaboratori, sia ad alcuni fans, di non aver mai dato l’autorizzazione all’aumento delle date. Jackson non poteva tirarsi indietro e disdire i concerti, questo perché le clausole del contratto con la AEG Live erano vincolanti, e se si fosse ritirato avrebbe dovuto pagare delle penali salatissime, che avrebbero messo in ginocchio il suo patrimonio già intaccato da circa 500 milioni di dollari di debiti. A mettere comunque a rischio la buona riuscita dei concerti, c’era la salute di Michael, non certo delle migliori. Jackson infatti soffriva da tempo di insonnia cronica, che legata alla pressione per tutti quei concerti di cui non aveva dato l’autorizzazione, i debiti, e la paura di essere costantemente ingannato dai suoi collaboratori, ricadeva negativamente sulla sua salute. Nonostante avessero annunciato il contrario in pubblico, anche il manager della AEG Live, Philips Randy e il coreografo Kenny Ortega, erano preoccupati per la salute di Michael, come si evince dalle e-mail che si scambiavano abitualmente. E non solo loro, ma anche altri componenti dalla società e il medico personale della star, erano a conoscenza del suo stato di salute compromesso. Il medico in questione è Conrad Murray, ed è un elemento importante in questa storia, perché lui era presente il giorno della morte di Michael.

Conrad Murray nasce nel 1953 a Grenada nei Caraibi, ed è un cardiologo. Incontrò Michael per la prima volta nel 2006, quando cura una dei suoi 3 figli, Paris, dall’influenza. Da quel momento Murray entra in confidenza con Jackson, tanto che quando incomincia a lavorare con la AEG Live, lo stesso Michael insiste per farlo assumere come suo medico personale. Sappiamo da un contratto trovato nell’auto di Murray che avrebbe dovuto percepire dalla società uno stipendio mensile che si aggirava intorno ai 150 mila dollari, il che era una manna dal cielo visti i suoi debiti, e doveva provvedere al mantenimento dei suoi sette figli avuti con sei donne diverse.

Murray si dichiarerà sempre un caro amico di Michael, il che va in contrasto con il fatto che sarà accusato di omicidio colposo proprio nei confronti del “suo amico”.

La causa della morte del “Re del Pop” è stata attribuita ad un’intossicazione acuta da “Propofol”, un potente sedativo usato per indurre l’anestesia, che sarebbe stato iniettato proprio dal medico Murray.
Ricostruiamo brevemente la mattina della morte

Ricostruiamo brevemente la mattina della morte: il 24 giugno del 2009, verso mezzanotte, Michael torna alla villa presa in affitto a Hombly Hills, dopo le solite prove per i concerti che avevano luogo allo Staples Center, e verso l’1:00 di notte Murray arriva alla villa. Jackson non riesce a dormire come di consueto, e all’1:30 il medico gli somministra 10 mg di Valium in pastiglie. Queste non hanno effetto, e alle 2:00 gli fa un’iniezione di 2mg di Lorazepam (un forte ansiolitico). Anche questo non ha alcun effetto, e alle 3:00 gli venne dispensato un altro farmaco, il Midazolam (anche questo riduce l’ansia e induce sonnolenza) per via endovenosa. Purtroppo Michael continua a stare sveglio e di nuovo alle 5:00 di mattina Murray gli somministra 2mg di Lorazepam, alle 7:30 altri 2mg di Midazolam, alle 10:40 25 mg di Propofol diluito con Lidocaine.

Il processo al dottor Murray
L’autopsia su Michael, eseguita dal coroner di Los Angeles il giorno dopo la morte, conferma la ricostruzione e l’intossicazione acuta da Propofol. Nel corpo della star vengono trovati Propofol, Lorazepam, Midazolam, Lidocaine, Diazepam, tutti medicinali somministrati da Murray quella mattina. Non vengono trovate tracce di pillole nel corpo, come neanche quelle di droghe “da strada”, una conferma al fatto che Jackson non facesse uso di sostanze stupefacenti. I medici che lo avevano avuto in cura negli anni precedenti confermano che Michael aveva paura delle medicine, e che quindi si fosse affidato in tutto e per tutto alle cure e al giudizio del suo medico Murray.
Il processo penale inizia il 27 settembre 2011, e Murray viene portato al banco degli imputati del Los Angeles Superior Court con l’accusa di omicidio colposo.

Murray ammette di aver somministrato al suo paziente 25 mg dell’anestetico Propofol, dato che nessuna delle altre medicine ha avuto effetto, e che l’assunzione del farmaco andava avanti ogni giorno da circa 3 mesi. Nonostante tutto si dichiara innocente, in quanto afferma che era Michael a chiedere e ad insistere per ricevere il medicinale, (chiamato dal cantante “My milk”), e che la dose letale se la sarebbe iniettata da solo, proprio in quei 2 minuti in cui si era allontanato per andare in bagno.

Anche fosse stato Michael a chiedergli del Propofol, doveva essere il medico, in quanto tale, a rifiutarsi di accontentarlo. Il Propofol è un medicinale che si usa per l’anestesia, in ospedale, con dei macchinari e monitor appositi che controllano continuamente lo stato del paziente. Inoltre, questo farmaco dovrebbe essere somministrato solo dagli anestesisti, mentre Murray non lo era. Il dottore comprava il Propofol e se lo faceva spedire a casa della fidanzata, dove è stata ritrovata una ricevuta di una farmacia. Da quella stessa farmacia Murray si era fatto spedire in totale più di 4 galloni (c.a. 15L) di anestetico, più o meno la quantità di cui si forniscono gli ospedali.

Le stranezze legate alle azioni di quel giorno del dottor Murray sono molte: dichiara che non aver chiamato subito l’ambulanza perché non conosceva il codice postale dell’abitazione; dopo il collasso di Michael ha la prontezza di chiamare l’assistente personale del cantante e di far raccogliere tutti i farmaci sparsi per la stanza, ma all’arrivo dei paramedici omette di comunicare di aver usato il Propofol sul paziente quella mattina e anche nei 3 mesi precedenti. E ancora, dice che sentiva che Michael aveva polso, ma che era molto debole, quando invece nessuno dei paramedici riusciva a sentirglielo, e in ambulanza il monitor indicava un linea retta del battito cardiaco. Tutto ciò, aggiunto a varie incongruenze nelle dichiarazioni in tribunale, fa pensare a molti, compresi i fans e la famiglia Jackson, che in realtà si sia trattato di un’omicidio premeditato.

Malgrado tutti i sospetti, il 7 novembre del 2011, Murray viene dichiarato colpevole di omicidio colposo, quindi causato dalla negligenza e non dal fine di uccidere Michael Jackson. Riceve il massimo delle pena prevista per lo stato della California, ovvero 4 anni di reclusione, mentre la sua licenza medica viene revocata in Texas e sospesa in California e in Nevada. Dopo aver scontato 2 anni, viene scarcerato per sovraffollamento e buona condotta il 28 ottobre del 2013.

Ancor oggi Murray insiste nel dichiararsi innocente e attribuisce la colpa della morte del Re del Pop a Michael stesso. Inoltre, continua a sostenere che anche gli altri medici prima di lui gli avevano somministrato il Propofol più e poi volte, e che, addirittura, gli permettessero di iniettarselo da solo.

Anche per quanto riguarda la AEG Live, sono sorti degli elementi piuttosto preoccupanti: la società si era appoggiata ai Lloyd’s di Londra per un’assicurazione sulla vita della star. Questa avrebbe dovuto valere nel caso in cui Michael fosse morto, guarda caso, proprio per overdose da farmaci.

Il giorno in cui Michael morì, il dottor Murray inviò alla società visite mediche che dichiaravano che la sua salute era perfetta e che si poteva procedere ad assicurare i primi 10 concerti. Dopo la dichiarata morte del cantante, la AEG Live voleva quindi riscuotere la polizza, ma siccome il Propofol non è considerato un farmaco a disposizione di tutti, ma solo a somministrazione ospedaliera, esso non rientrava nella categoria dei farmaci per cui avrebbero potuto avere il denaro.

Inutile dire che la AEG Live dalla morte di Michael ci guadagnò comunque, vendendo alla Sony Entertainment i diritti di “This is it”, ovvero il film realizzato grazie ai filmati registrati durante le prove allo Staples Center, che servivano a Michael come archivio personale.

Per tutta la sua vita, Michael è stato circondato da persone che volevano guadagnare su di lui, fino al momento in cui probabilmente quelle stesse persone si sono rese conto che potevano guadagnare anche di più dalla sua morte. O forse non è così, e io mi sto sbagliando, e questa che vi ho raccontato, è stata solo una lunga serie di sfortunati eventi.