La Misteriosa Arte Rupestre del Deserto Nero della Giordania

Tra Siria, Giordania e Arabia Saudita c’è un luogo che già solo dal nome fa presagire la sua inospitalità: il Deserto Nero della Giordania, o deserto di pietra nera. Queste terre aride e desolate, cosparse di nere rocce basaltiche, sono sorprendentemente ricche di reperti archeologici, studiati grazie al “Progetto Paesaggio Archeologico di Jebel Qurma”, partito nel 2012, e guidato da Peter Akkermans, della Leiden University (Paesi Bassi).

Si tratta di un progetto di ampio respiro, che mira ad indagare su un lasso di tempo molto ampio, dai reperti risalenti alla preistoria fino ai recenti insediamenti dei beduini.

Negli ultimi cinque anni gli archeologi hanno scoperto oltre 5.000 reperti di arte rupestre, analizzate in base al contesto storico: le iscrizioni, alcune delle quali sono nell’antico dialetto safaitico, sono studiate in relazione fra loro, e con l’ambiente circostante, attraverso un lungo periodo di tempo. Nel 19° e 20° secolo erano già state decifrate alcune iscrizioni, ma senza mai analizzare il contesto generale.

Oggi è molto difficile immaginare che antiche popolazioni abbiano un tempo potuto vivere nel deserto, ma le condizioni climatiche non sono sempre state così ostili alla vita umana. L’arte rupestre racconta di una vita fiorente, migliaia di anni fa, con la presenza di molte specie animali.

Akkermans afferma: “Sulla base delle iscrizioni sulle rocce, si può dire che le persone che le hanno fatte si sono evolute come pastori, allevando pecore, capre e cammelli. Essi rappresentano una grande varietà di animali, che sembrano mostrare anche differenti condizioni ambientali – più vegetazione e umidità – anche se non si trattava di foresta”.

Le analisi sulle rocce trovate di recente sono ancora in corso ma, sulla base di altri ritrovamenti vicini, i ricercatori stimano che le incisioni risalgano a circa 2.000 anni fa, in un periodo compreso tra il III secolo aC. e il I dC. Oltre a studiare le incisioni, il team di archeologi lavora per documentare in modo sistematico la posizione in cui sono trovate le rocce, per sapere esattamente dove era collocata ogni pietra, in modo da poter spiegare il motivo per il quale si trovava lì.

Ma la domanda più importante, a cui nessuno finora è riuscito a rispondere, riguarda lo scopo di queste opere d’arte, il motivo per cui venivano create.

“Ancor più del contenuto delle iscrizioni, vogliamo capire qual era lo scopo di queste persone. E’ stato detto che l’arte rupestre è solo una forma di graffito, ma crediamo che ci sia un significato più profondo. Vogliamo scoprire chi ha scritto queste iscrizioni, come hanno imparato a scriverle e a chi erano indirizzate.” conclude Akkermans.

L’anno scorso sono stati svelati due geoglifi a Wadi Wisad nel deserto nero della Giordania, realizzati, stimano gli archeologi, circa 8.500 anni orsono, che li collocherebbero 6.000 anni prima delle famose linee di Nazca in Perù.

Fonte: Daily Mail


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