Egitto, 4 novembre 1922. È una mattina come tante nella Valle dei Re e un archeologo inglese di nome Howard Carter osserva in silenzio l’andamento degli scavi. Il suo team è al lavoro nei pressi della tomba di Ramses VI, ma Carter ha la testa altrove: teme di essersi sbagliato, che non ci sia più niente da scoprire. Sono passati cinque anni da quando, nell’autunno del 1917, sir George Herbert, conte di Carnarvon, ha deciso di finanziare le sue ricerche. I risultati non sono arrivati e, ad agosto, il ricco lord gli ha comunicato l’intenzione di ritirare i fondi, ma Carter è riuscito a convincerlo a pagare un ultimo scavo, la sua ultima possibilità.

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A novembre forse è rassegnato, forse ha ancora una speranza. Mentre è assorto nei suoi pensieri nota che il rumore dei picconi ha lasciato il posto a un silenzio inusuale. Uno dei suoi uomini ha trovato qualcosa: un semplicissimo gradino intagliato nella pietra; il primo di una rampa di scale che scende verso un ingresso sotterraneo con i sigilli della necropoli reale.
«Ci volle tutto il mio autocontrollo per non abbattere subito la porta ed esplorare tutto», scriverà Carter nel suo diario.

L’archeologo manda subito un telegramma a lord Carnarvon, che dalla vicina Luxor si precipita nella Valle dei Re per assistere in prima persona agli scavi. Si procede all’abbattimento del muro e allo sgombero dei detriti. I due uomini attraversano un ripido corridoio che, il 29 novembre, li scorta fino a una seconda porta con sopra dei geroglifici. Carter vuole essere prudente e pratica un foro per sbirciare dall’altro lato della parete.
Lord Carnarvon, che è dietro di lui, scalpita e chiede: «Vedi qualcosa?». L’archeologo sorride e risponde: «Cose meravigliose. Oro, ovunque il luccichio dell’oro!».
Hanno appena scoperto la tomba di Tutankhamon

Il breve regno di Tutankhamon
Tutankhamon nasce intorno al 1341 a.C., figlio del faraone Akhenaton e di una sua sorella dall’identità sconosciuta. Il suo vero nome è Tutankhaton, che significa “immagine vivente di Aton”, e deriva da una rivoluzione religiosa voluta dal padre per sostituire il politeismo del tradizionale pantheon egizio con il culto monoteista di Aton (anche se, secondo alcuni studiosi, sarebbe più corretto dire enoteista, ovvero l’assoluta superiorità di un dio sugli altri dèi, ma senza negare l’esistenza degli altri).

Aton, che viene raffigurato come un grande disco solare, è una novità che in Egitto non piace e, quando, a nove anni, Tutankhaton diventa faraone, il potente funzionario Ay lo affianca come reggente, educandolo a sovvertire l’eredità politica di Akhenaton. Nel suo terzo anno di regno, il giovane sovrano ripristina il vecchio pantheon divino e cambia il nome in Tutankhamon – “immagine vivente di Amon” – in onore di uno degli dèi del culto tradizionale.

Oltre ciò, sappiamo che ha sposato la sorellastra Ankhesenamon e che è morto all’improvviso, a soli diciannove anni. Poi, di lui si sono perse le tracce, sepolto e dimenticato, per circa 3.000 anni, sotto la tomba di Ramses VI.

L’ingresso nella tomba
Tutankhamon torna in vita il 29 novembre del 1922; una data storica, che Carter ricorda così: «Non ci eravamo mai sognati nulla del genere, una stanza piena di oggetti: alcuni familiari, ma altri del tutto sconosciuti, ammucchiati l’uno sull’altro in una profusione apparentemente senza fine».

Dietro la seconda porta c’è una tomba egizia intatta: vittima di due tentativi di effrazione, ma non profanata

In quella che verrà ribattezzata la KV62, sigla di King’s Valley 62, riposano da millenni 5398 oggetti che compongono il corredo funebre del faraone. Per la prima volta è possibile studiare i riti degli antichi egizi senza le lacune dovute ai furti del passato, e quello che Carter ha davanti agli occhi è un tesoro di inestimabile valore.

Nell’anticamera lo accolgono due statue a grandezza naturale, armate di mazza e bastone, che, poste l’una di fronte all’altra a mo’ di sentinelle, vegliano sul sonno millenario di Tutankhamon.

Nelle stanze c’è un po’ di tutto: armi, vasi, capi d’abbigliamento, letti, bauli, scatole, mobili, carri smontati, anfore di vino, generi alimentari di prima necessità e suppellettili di ogni sorta.

All’interno di un sarcofago in miniatura, Carter scopre una ciocca di capelli della grande sposare reale Ty, la madre di Akhenaton, e, nella Camera del Tesoro, aperta solo nel 1926, rinviene i feti mummificati delle due figlie di Tutankhamon, probabilmente morte a causa di patologie legate alla consanguineità dei genitori.

È la scoperta di una vita, ma l’archeologo non vuole fare danni: tutti gli oggetti devono essere catalogati con cura e inviati al Museo del Cairo.
La parola d’ordine è “prudenza”

La camera funeraria
Il 16 febbraio del 1923 riesce entrare nella camera funeraria, ancora chiusa con i sigilli originali. Quello che vedono i suoi occhi è una magnifica stanza dalle pareti interamente ricoperte di affreschi, fra cui spicca il disegno della scena del funerale di Tutankhamon.

C’è anche un trono realizzato in legno rivestito d’oro: sullo schienale presenta una raffigurazione del faraone seduto davanti alla moglie, che gli applica degli unguenti mentre il disco solare del dio Aton veglia su di loro dall’alto.

Al centro della camera si trova l’oggetto più prezioso della tomba: un’impalcatura laminata in oro con sopra un enorme scrigno funebre. Carter lo apre e trova una struttura in legno, quasi del tutto deteriorata, che racchiude un altro scrigno, poi un altro e un altro ancora, per un totale di quattro scrigni.

È una sorta di matrioska e al quarto contenitore si imbatte in un sarcofago di quarzite gialla. Ci vorranno due anni per arrivare alla fine, perché sotto il coperchio ci sono altri quattro sarcofagi antropomorfi: i primi tre in legno laminato d’oro; l’ultimo, dove riposa il corpo del faraone, è in oro massiccio.
Il 28 ottobre del 1925, Tutankhamon si mostra in tutta la sua bellezza

La mummia del sovrano indossa un corredo di gioielli preziosissimo e, accanto al gonnellino, ha due pugnali, di cui uno forgiato con ferro meteoritico. Poi trova ciò che oggi può esser considerato il simbolo dell’archeologia stessa:
La sua maschera funebre

La maschera
È un reperto unico nel suo genere: alto 54 centimetri e largo 39, per un totale di ben 9 chili d’oro, costituito da otto parti distinte e saldate fra loro in più punti. Raffigura una faccia “dall’espressione triste ma tranquilla” – come scriverà Carter – un’immagine idealizzata del faraone, resa con quegli stessi tratti utilizzati sulle statue e sui sarcofagi che lo rappresentano.

Ha due differenti leghe d’oro – da 18,4 e 22,5 carati – ed è costellata da vetri colorati e gemme preziose. All’altezza del mento c’è una barba dorata, di quasi 3 chili, decorata in lapislazzuli, un materiale che adorna anche il contorno degli occhi e delle sopracciglia. Il collo è cinto da una collana a tre fili di perle a disco e nella parte posteriore c’è un’iscrizione geroglifica, di 10 colonne verticali e 2 orizzontali, con un passo del Libro dei Morti, riadattato per invocare la protezione degli dèi su Tutankhamon mentre affronta il viaggio e la vita nell’aldilà.

Il sovrano, che stringe a sé due tipologie di scettro, l’heqa e il nekhekh, indossa il tipico copricapo nemes, sormontato sulla fronte dalle insegne reali del cobra e dell’avvoltoio, i simboli del potere del faraone sull’Alto e Basso Egitto.

Il vero Tutankhamon
Carter fa tutto il necessario per preservare l’inestimabile tesoro che ha trovato, ma l’unico manufatto che riceve poche accortezze è la mummia, sbendata e analizzata subito dopo l’estrazione dal sarcofago. Per fortuna, i danni sono limitati e, grazie a recenti autopsie virtuali e scansioni computerizzate, sappiamo che il volto di Tutankhamon non corrisponde affatto all’iconografia della sua maschera.

Il giovane faraone, che era il frutto di un incesto, soffriva di uno squilibrio ormonale ereditario e aveva i denti sporgenti, il piede sinistro equino e i fianchi larghi e disallineati. Sulla sua morte ci sono state diverse ipotesi e, per molti anni, si è pensato a un regicidio, ma, in realtà, Tutankhamon non aveva un quadro clinico incoraggiante. Uno studio del 2010 condotto sulla sua mummia ha trovato tracce di parassiti della malaria; una malattia che, combinata alla patologia ossea del piede, potrebbe avergli indotto una setticemia in seguito a una frattura riportata sulla gamba sinistra, probabilmente dovuta a una delle tante cadute a cui andava soggetto a causa della zoppia.

La maledizione di Tutankhamon
Con il ritrovamento della tomba del faraone-bambino, in tutto il mondo scoppia l’egittomania e i giornali fanno a gara per accaparrarsi quante più notizie possibili sull’impresa di Carter. Il corredo funebre è un patrimonio storico dal valore inestimabile, ma i reporter si concentrano anche su qualche diceria di troppo e già a due mesi dall’apertura della camera funeraria, con Carter che completerà i lavori di scoperta e catalogazione solo nel 1930, nasce una fantomatica maledizione.
Chiunque si avventuri nella tomba di Tutankhamon è destinato a morire

Tutto ha inizio con lord Carnarvon, che, durante un’innocua rasatura, si taglia dove pochi giorni prima lo ha punto una zanzara. La ferita degenera in setticemia e polmonite, seguita da una lunga agonia con febbre altissima. Si spegne nell’Hotel Continental del Cairo, alle 2 di notte del 5 aprile del 1923, ma la stampa aggiunge alla vicenda un tocco sovrannaturale.

In realtà, se è nata una maledizione, la colpa è proprio di lord Carnarvon, perché ha concesso al Times l’esclusiva fotografica di Tutankhamon; agli altri giornali non resta che cavalcare la cresta dell’onda e vendere qualche copia inventando scoop di sana pianta. Nella versione alternativa della storia, Carter avrebbe scoperto e occultato una tavoletta in terracotta con questa iscrizione:
La morte scenderà su agili ali per colui che profanerà la tomba del faraone

Poco importa se non si sa da dove sia saltato fuori l’anatema; la trama è già scritta e Carnarvon esala l’ultimo respiro durante un blackout di tutta città del Cairo. Negli stessi giorni, caso vuole che muoia anche la sua cagnolina: tutta benzina sul fuoco delle invenzioni giornalistiche. Nel 1928 e nel 1930 passano a miglior vita Arthur Mace e Richard Bethell, stretti collaboratori di Carter, poi tocca ad altri membri del team con annessi familiari: sparizioni improvvise che, a detta delle riviste, puzzano di maledizione. Ovviamente, è solo una leggenda metropolitana. Chi è venuto a contatto col faraone è morto a un’età media di 70 anni e lo stesso Carter è vissuto fino al 1939.

L’eredità di Tutankhamon
Anatemi e punizioni divine a parte, dopo più di un decennio di scavi e catalogazioni, Tutankhamon e i reperti della sua tomba finiscono al museo del Cairo, dove, nel 2014 ha luogo un piccolo incidente. Durante le operazioni di pulizia giornaliera, la barba della maschera funeraria si stacca e gli addetti al lavoro la rimettono a posto sbagliando la posizione e servendosi di una resina inadatta, che finisce per rovinare una parte del mento. Quando ci si accorge di questo maldestro intervento, un team di restauratori rimedia utilizzando la cera d’api, una sostanza naturale in uso nell’antico Egitto.

Oggi Tutankhamon è il simbolo di un’intera civiltà del passato. La sua maschera funeraria, l’oggetto più rappresentativo della collezione, è in esposizione al museo del Cairo e si mostra al pubblico in tutta la sua bellezza, con quello sguardo immortale che, da più di 3000 anni, è fisso sull’eternità.

Fonti:
- Chi era davvero Tutankhamon? – National Geographic
- Alla scoperta della tomba di Tutankhamon – Storica National Geographic
- Il tesoro di Tutankhamon – Storica National Geographic
- Il pugnale extraterrestre di Tutankhamon – Storica National Geographic
- Maria Leonarda Leone, Un tesoro faraonico, in Focus Storia, n° 191, settembre 2022
- Paola Panigas, Un bagaglio per l’eternità, in Focus Storia, n° 191, settembre 2022
- Federica Ceccherini, Siate maledetti, in Focus Storia, n° 191, settembre 2022
- Alla ricerca della tomba di Tutankhamon (e delle sue meraviglie) – Focus
- Dentoni e zoppia: il vero volto di Tutankhamon – Focus
- Dov’era caduto il meteorite del pugnale di Tutankhamon? – Focus
- Forse Nefertiti è davvero sepolta vicino a Tutankhamon – Focus
- Tutankhamon – Enciclopedia Treccani
- Tutankhamun – Enciclopedia Britannica
- La tomba di Tutankhamon – Wikipedia italiano