In un giorno di ottobre del 1900, una tempesta impedì il rientro di una barca di pescatori di spugne greci che tornavano verso casa, provenienti dalle coste africane. Il comandante decise di cercare riparo nell’isola di Anticitera (o Cerigotto); nell’attesa i suoi marinai fecero delle immersioni in cerca di spugne.
Trovarono ben altro
Elias Stadiatis, che era arrivato a circa 60 metri di profondità, si fece tirare su con molta urgenza: aveva visto cadaveri di uomini e cavalli che giacevano sul fondo. Il comandante Dimitrios Kondos pensò che il pescatore, forse intossicato da troppa anidride carbonica, avesse avuto una visione. Decise quindi di andare a controllare di persona e riemerse con un braccio, che fortunatamente non apparteneva a nessun essere umano, ma a una statua di bronzo. Approfittando della sosta forzata, i pescatori portarono in superficie tutti gli oggetti di piccole dimensioni che erano finiti in fondo al mare circa 2000 anni prima.
Testa di Fileta di Coo, poeta e filosofo antico:
Fonte immagine: Ishkabibble via Wikipedia – licenza CC BY SA 3.0
Efebo di Anticitera
Fonte immagine: Ishkabibble via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0
Gli stessi pescatori poi, a metà dell’anno seguente, in accordo con le autorità greche, recuperarono altri preziosi manufatti da quello che venne battezzato il “relitto di Anticitera”: numerose statue e molti oggetti, anche di piccole dimensioni.
Squadre di archeologi si preparano a tuffarsi nel mare di Anticitera – 1900 o 1901
Immagine di Pubblico Dominio
Molto più importante della Testa di filosofo, o dell’Efebo di Anticitera, o di un Discobolo, c’era un reperto che apparentemente non aveva nulla di interessante: tre piccoli pezzi di bronzo verdastri che sembravano dei sassi ricoperti di alghe, ma che sono in realtà la testimonianza di quanto fosse avanzata la tecnologia nella Grecia del I secolo a.C.
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E’ il “Meccanismo di Anticitera”, uno strumento talmente moderno da non essere stato replicato se non più di 1000 anni dopo.
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Si tratta di uno strumento, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, del sole, della luna, e poi i mesi e i giorni della settimana, gli equinozi, e anche le date delle Olimpiadi.
Schema del meccanismo di Anticitera
Immagine di Pubblico Dominio
Il meccanismo doveva assomigliare a un orologio da tavolo, per le piccole dimensioni (circa 30×15 centimetri) e la cornice di legno che lo custodiva, ma all’interno erano incise delle iscrizioni, decifrate solo nel 1951, che fecero comprendere come funzionava la macchina, da molti definita “il primo computer al mondo”.
Fonte immagine: Wikimedia Commons – licenza CC BY-SA 3.0
Studi più recenti hanno poi svelato un’iscrizione posta all’interno, che ha definitivamente tolto ogni dubbio: il complesso meccanismo doveva servire a calcolare eventi astronomici, le eclissi e le date delle Olimpiadi.
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Il meccanismo è la testimonianza dell’altissimo livello di tecnologia esistente nella Grecia del II secolo a.C, almeno secondo il professor Derek de Solla Price, che lo studiò per vent’anni e pose come probabile data della sua costruzione l’87 a.C. Lo storico romano Cicerone parla di meccanismi simili, costruiti da Archimede a Siracusa (quindi nel III secolo a.C.) e dal filosofo Posidonio a Rodi, suo contemporaneo.
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Ma a chi era destinato il prezioso meccanismo?
La nave affondò probabilmente intorno al I secolo a.C, mentre era diretta a Roma, carica di preziose opere d’arte. Inizialmente gli studiosi pensarono che si trattasse della nave che portava il bottino di Lucio Cornelio Silla da Atene a Roma. Oggi invece, l’ipotesi più accreditata indica Gaio Giulio Cesare come destinatario dei tesori provenienti dalla Grecia: dovevano servire ad arricchire una parata trionfale del condottiero romano.
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Come accade sempre quando nuove scoperte mostrano una realtà che differisce da vecchie convinzioni, anche nel caso del “Meccanismo di Anticitera” si è parlato di “manufatto fuori dal tempo”, abbrevviato in OOPArt Out Of Place Artifact, ovvero non realizzabile con le conoscenze dell’epoca, opera di una qualche civiltà aliena. Ovviamente, il meccanismo testimonia soltanto la tecnologia raggiunta dai popoli antichi…