Tra le tante storie macabre e oscure che inghiottiscono la Londra fumosa e incolore del Settecento ne esiste una che sembra uscita dalle pagine di un romanzo dell’orrore; una vicenda che ha il sapore della leggenda, nella quale non si sa dove inizi la realtà e dove la fantasia dello scrittore. Il protagonista di questa storia è Sweeney Todd, altrimenti conosciuto come il “barbiere demoniaco di Fleet Street”. La prima pubblicazione della sua storia risale al 1847, e nel 2007 il regista Tim Burton lo ha ritratto in un film interpretato da Johnny Depp ed Helena Bonham Carter.
Nella pellicola Sweeney ha l’aspetto di un giovane e affascinante barbiere dalla chioma corvina e una mèche bianca che gli parte dalla tempia destra. Se il personaggio cinematografico assomiglia un po’ a un dandy, non si conosce l’aspetto di colui che potrebbe averlo ispirato. Forse si chiamava Benjamin Barker, forse non è mai esistito un barbiere serial killer, qui la storia vera viene offuscata dalla brumosa nebbia di Londra, e non abbiamo idea se davvero ci fu un serial killer con il rasoio. Prendiamo questo racconto come una vicenda di fantasia, che potrebbe però essersi ispirato a voci, a fatti e a mormorii di quartiere che nascondevano un fondo di verità.
Johnny Depp nel 2009
Fotografia di Andy Templeton – condivisa via Flickr con licenza CC BY 2.0
Sweeney Todd nasce in una famiglia poverissima il 16 ottobre del 1756, all’85 di Brick Lane a Londra. I suoi genitori sono violenti e alcolizzati cronici e le botte in casa sono all’ordine del giorno. Come tutti i bambini dell’epoca Sweeney è costretto a lasciare la scuola per portare a casa la pagnotta. La vita non è facile per un ragazzo che vive di stenti; la criminalità dilaga ovunque, e non è certo difficile che un adolescente possa mettersi nei guai con la legge. Una legge che, all’epoca, era severissima con i bambini.
Non sappiamo quanto queste notizie siano vere, ma ci viene tramandato che Sweeney ha passato metà della sua vita in un contesto difficile e manifesta presto chiari segni di squilibrio mentale, torturando i piccoli animaletti che hanno la sfortuna di passare tra le sue mani. Oltre a passare ore nello zoo reale, mostra un’attrazione morbosa nei confronti degli strumenti di tortura esposti nel museo di Londra.
A tredici anni Sweeney viene sconvolto da una tragedia: di colpo rimane orfano di entrambi i genitori, scomparsi nel nulla. I due sono usciti durante una notte gelida alla ricerca di una bottiglia di gin da tracannare e non hanno fatto più ritorno, probabilmente morti assiderati.
Il ragazzino viene subito spedito in un orfanotrofio. Una volta fuori, non ha altra via davanti a sé che quella di un’esistenza fatta di espedienti e di piccoli furti. Reati di poco conto, ma all’epoca la giustizia era spietata e non guardava in faccia a nessuno.
Neppure in faccia a un ragazzino affamato e solo
Sweeney riesce a trovare lavoro come garzone in una bottega di coltelli, ma anche qui la violenza è la cifra della quotidianità; subisce maltrattamenti di continuo e forse è proprio in questo periodo che inizia a odiare gli altri, inizia a pensarli come a delle vittime.
All’età di quattordici anni (siamo nel 1770), Sweeney si dedica ancora al furto, stavolta su commissione, e si becca una condanna a cinque anni di carcere per aver rubato un orologio da taschino. Nel carcere minorile di Negate dovrà condividere la parentesi carceraria e lo spazio con delinquenti di ogni risma; all’epoca non si faceva molta distinzione tra criminali “innocui” e pericolosi. Spesso capitava di doversela vedere con pazzi e psicopatici. Sweeney vive il carcere e capisce che anche tra queste mura tutto si basa sul danaro, e dunque si dà da fare per sopravvivere al regime dell’istituto.
Sarà proprio qui che farà la conoscenza di un certo Plummer, il barbiere del riformatorio, e ne diverrà assistente. Anche Plummer è un detenuto, e non solo gli insegna il mestiere di barbiere ma anche come ripulire per bene le tasche dei “clienti”. In questo periodo sperimenterà il suo primo omicidio, tramite taglio alla gola, che gli farà apprezzare un piacere perverso: togliere la vita a un altro essere umano.
Todd murdering a victim
Fotografia di Library – The String of Pearls, 1850 book di Pubblico dominio condivisa via Wikipedia commons
Una volta scontata la pena, Sweeney è un giovanotto di diciannove anni e il suo sogno è quello di aprire una bottega di barbiere. All’inizio si arrangia a lavorare per strada e poi, coi soldi che guadagna, apre la tanto desiderata bottega. La inaugura nel 1785, in quella che diverrà la strada dove i suoi ignari clienti che si dirigeranno per una rasatura non ne usciranno più vivi: Fleet Street.
Fleet Street è una zona piuttosto malfamata e frequentata dai brutti ceffi della città. Accanto alla strada si trova la cattedrale di St. Dunstan e sotto la bottega di Sweeney c’è il forno della panettiera Margery Lovett. La panettiera è conosciuta per i suoi dolcetti salati e i pasticci di vitello che vende ai passanti.
Anche Sweeney Todd mette in vendita la sua arte nella rasatura, e lo fa per pochi centesimi. Sarà proprio questo che attirerà molta più clientela di quanto non sperasse. E sarà proprio il suo piccolo salone lo scenario degli efferati delitti che vedranno parecchie sparizioni di persone. Sweeney ha organizzato tutto e ha munito il piccolo locale di una botola sotterranea; aveva scavato un buco in precedenza e, a copertura della botola, aveva collocato il sedile da barbiere. Uno sbocco facile e sicuro per sbarazzarsi dei corpi. Facile e congeniale visto che sotto la bottega c’è direttamente la fognatura.
Il modus operandi è semplice: il cliente arriva intenzionato a farsi radere, Sweeney fa finta di adempiere al suo dovere applicando la schiuma da barba e affilando il rasoio. Dopo un primo passaggio di lama sulla pelle, però, ecco che taglia la gola al malcapitato di turno. Dopo aver sgozzato la vittima gli basta premere col piede un pedale il cui meccanismo ribalta il sedile e fa scivolare di sotto il cadavere. Il sistema funziona in modo industriale.
Sweeney però non è solo nella sua “impresa” criminale, ma avrà come complice Margery Lovett, la vicina panettiera, che riuscirà a conquistare la sua fiducia e a diventare la spietata complice. Lo fa con una lucidità impressionante, aiutando il barbiere non solo a sbarazzarsi di ciò che resta dei cadaveri, portandoli sotto la chiesa di St. Dunstan, ma prima apprestandosi a scarnificarli e a usare parte delle loro carni per i suoi apprezzati “pasticcini di vitello”.
Il copione si ripete per molto tempo e i due arrivano a uccidere centosessanta persone, cliente più cliente meno. Sarebbe durata ancora a lungo se non fosse che, come in ogni storia dell’orrore che conosciamo, che si rispetti, non arriva anche in questa una battuta d’arresto.
L’ispettore Richard Blunt, del dipartimento della Salute londinese, è oberato dalle denunce da parte di comuni cittadini che frequentano St. Dunstan per un odore nauseabondo che proviene dal pavimento della chiesa. Decide di far partire i controlli e quando entra nella chiesa sente subito i miasmi della decomposizione:
“Durante l’omelia ero obbligato a coprirmi il naso con un fazzoletto profumato per la forte puzza, cercavo di attenuare quell’odore mefitico, anche tutte le persone che seguivano la messa erano costrette a farlo, ma la chiesa era ormai appestata”.
Le ispezioni sono a tappeto e l’intero quartiere viene messo sottosopra. Alla fine vengono controllati anche i cunicoli sottostanti la chiesa e, grazie alla rete fognaria che collega tutta la città, si risale all’origine del tanfo. Richard Blunt si ritrova davanti a una scena che definire raccapricciante è poco. La descrive così:
“C’erano resti umani decomposti, impilati uno sull’altro fin quasi al soffitto. Accanto ad essi, giacevano parti di scheletri con brandelli di carne ancora attaccati. Teste nelle stesse condizioni, erano sparse tutto intorno”.
Flyer for NYMT’s production at The Rose, Kingston 2011
Fotografia di National Youth Music Theatre condivisa via Wikipedia con licenza CC BY-SA 3.0
L’ispettore segue così la scia di sangue fino ad arrivare sotto la bottega del colpevole. Le prove sono schiaccianti contro Sweeney Todd e l’ispettore riesce a collegare la sparizione delle vittime anche a Mrs. Lovett. Ulteriore prova dei loro delitti è il ritrovamento nella bottega di alcuni preziosi che le vittime avevano con loro al momento della scomparsa.
Nel 1801 inizia il processo a carico dell’assassino e della sua complice. Margery Lovett, pochi mesi dopo il processo, sicura di esser condannata a morte, si avvelena nella sua cella. Aveva confessato tutti i suoi crimini. Sweeney Todd viene invece impiccato il 25 gennaio del 1802.
Finisce così la storia di un brutale omicida che nella vita non ha conosciuto altro che la violenza. Con la sua morte si spezza una lunga catena di delitti, ma nasce la leggenda del barbiere demoniaco di Fleet Street.