Come può la quasi sconosciuta Caterina di Valois competere in popolarità con il suo più che osannato sposo regale, Enrico V d’Inghilterra, a cui addirittura William Shakespeare dedica una delle sue opere immortali?
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Non può, tanto è vero che questa regina dimenticata non è altro che una brevissima nota a piè di pagina nella vita del marito, passato alla storia come un grande sovrano, addirittura il prototipo del nobile cavaliere medievale.

Eppure, la storia della sua vita, come principessa di Francia prima e regina d’Inghilterra poi, rappresenta uno spaccato della difficile epoca in cui visse, con le sue poche luci e i molti lati oscuri.
A metterla ancora più in ombra ci pensano anche gli ingombranti genitori: Caterina ha la sfortuna di avere per padre Carlo VI di Valois, poi conosciuto come Il Folle, affetto da una malattia mentale, forse schizofrenia paranoide, che lo rende non solo incapace di governare, ma anche di prendersi cura dei figli. Come se non bastasse, la principessa si ritrova in sorte come madre Isabella di Baviera, che ha fama di essere una delle regine più malvagie della storia, accusata di ogni nefandezza: avida e lussuriosa, sempre dietro ad architettare intrighi e inganni con l’alleato di turno, e soprattutto colpevole (accusa, pare, priva di fondamento) di aver avvelenato, o perlomeno tentato di farlo, addirittura i suoi figli, quelli destinati a salire al trono.

Queste accuse sono state ridimensionate dagli storici nel corso degli ultimi decenni, ma la cattiva fama, si sa, è dura a morire.

Gli anni sono quelli tumultuosi della Guerra dei Cent’anni (1337-1453), durante i quali Francia e Inghilterra si contendono la Corona del Regno di Francia, rivendicata dai sovrani inglesi per una questione di parentele.
Alla fine del XIV secolo, precisamente nel 1379, prende le redini del governo Carlo VI di Valois, il Re Folle, che oltre ad ereditare dai suoi reggenti una disastrosa situazione economica, mostra a periodi alterni, ma sempre più prolungati, la malattia mentale che di fatto gli impedisce di governare, se non nei rari momenti di lucidità. Si contendono quindi il potere, fino a provocare una guerra civile, due fazioni avverse: gli Armagnacchi, fedeli ai Valois, e i Borgognoni, seguaci del Duca di Borgogna, sostenitore degli inglesi.

In mezzo ai due partiti avversi si trova Isabella di Baviera, costretta ad assumersi delle responsabilità che vanno oltre la sua educazione, “come qualsiasi altra sposa proveniente da un casato ducale poco importante” (Rachel Gibbon).

Isabella, a capo del Consiglio di Reggenza proprio per volontà del marito, si destreggia tra l’una e l’altra fazione, verosimilmente per proteggere gli interessi dei suoi figli e garantire l’ascesa al trono del Delfino, mostrando doti diplomatiche di tutto rispetto. Peccato che in questo bailamme, durante il quale la regina mette al mondo dodici figli (probabilmente non tutti di Carlo VI), riesca ad inimicarsi il popolo francese, gravato da troppe tasse, concordate con Luigi d’Orleans, cugino del marito e, forse, suo amante.
Torniamo a Caterina. Nata nel 1401 e decima figlia dei sovrani, è dunque una principessa, ma la sua vita (come del resto quella di molte altre sue pari rango) non assomiglia certo a una favola: il padre viene tenuto per lungo tempo lontano dai figli, che del resto fatica a riconoscere, mentre la madre è troppo impegnata negli affari di governo oltreché nei suoi intrighi amorosi e politici.
Se la principessa, durante l’infanzia, sia stata o meno trascurata dalla madre (gli storici non concordano) non si può dire con certezza, ma sicuramente, da un certo punto in poi, Isabella dedica a Caterina tutte le sue attenzioni, e certo per un buon motivo: è la merce di scambio che può finalmente portare alla pace con gli inglesi.

L’dea di far sposare Caterina con l’allora principe Enrico era già stata presa in considerazione da Enrico IV d’Inghilterra, ma la sua morte non aveva consentito l’inizio delle trattative.

Mentre Enrico V ha gioco facile nella sua espansione in Francia, grazie anche alla guerra civile che infiamma il paese, per la Corona la situazione si fa disperata: dopo la morte dei due figli maggiori (quelli che la vox populi vuole avvelenati dalla madre), diventa Delfino Carlo, che però viene diseredato dal padre per aver assassinato il Duca di Borgogna, mentre l’altro legittimo erede al trono, Carlo d’Orleans, languisce nella Torre di Londra, dopo essere stato fatto prigioniero in battaglia.

Il trono di Francia è a tutti gli effetti senza un erede
A quel punto Enrico V, sostenuto dai Borgognoni, riesce in qualche modo a convincere Isabella dell’utilità di farsi designare come futuro erede alla Corona francese, previo matrimonio con Caterina.

E difatti la strada che viene percorsa è proprio questa, sancita dal Trattato di Troyes. Trattato che porta al matrimonio regale, celebrato il 2 giugno 1420, che addosserà definitivamente la “responsabilità perpetua” di Isabella per la cessione del regno di Francia all’Inghilterra. Cosa che le procura, già tra i suoi contemporanei, la pessima fama di cui godrà per i secoli a venire. Il discredito viene alimentato anche dagli inglesi, ai quali faceva comodo far passare come erede illegittimo il diseredato Delfino Carlo (poi Carlo VII).

A questo punto della storia, diventa protagonista per brevissimo tempo la Bella Caterina. La regina rimane incinta, partorisce ad Agosto del 1422, ancora non ha 21 anni, lascia il figlio in Inghilterra e raggiunge Enrico V in Francia, a Parigi, dove ricevono grandi onori ma scontentano il popolo perché non offrono rinfreschi. Dopo questo breve intermezzo Enrico, stremato dalle battaglie, muore a soli trentasette anni, vinto dalla dissenteria. E così, all’afflitta regina non resta che guidare il corteo funebre che riporta la salma del sovrano in Inghilterra. Poco dopo muore anche Carlo VI di Francia, così il piccolissimo Enrico VI si trova ad ereditare le corone di Inghilterra e Francia.

Per Caterina la nuova situazione non è certo un vantaggio, anzi. Tanto per cominciare, lei è francese e per questo “sospetta”, poi è anche molto giovane, bella e ricca di suo grazie alla dote, e quindi sicuramente destinata a sposarsi nuovamente (sia mai con un suo compatriota), magari con qualcuno che avrebbe potuto sconvolgere i delicati equilibri faticosamente messi in piedi da Enrico V.
Per cercare di risolvere la spinosa situazione, nel 1425 i Lords reggenti le sottraggono la cura del figlio, affidato a un tutore.
E così Caterina è già fuori di scena. Ma la spada di Damocle di un nuovo matrimonio – circolano voci, probabilmente infondate, di una relazione tra la giovane vedova e il Conte di Somerset, cugino del marito defunto – è ancora lì che pende, tanto pericolosa da indurre a varare una legge che vieta a chiunque di sposare Caterina, pena la confisca di ogni proprietà, senza il permesso del Consiglio di reggenza e del figlio Enrico VI, che poteva accordarlo solo raggiunta la maggiore età. Insomma, Humphrey duca di Gloucester e Lord Protettore (fratello di Enrico V), che aveva fortemente voluto quella legge, si prende qualche anno di tranquillità, perché all’epoca Enrico VI ha solo sei anni.

Gloucester avrebbe potuto starsene tranquillo se avesse saputo che in realtà la regina non aveva ambizioni politiche e di potere, perché si era innamorata di un uomo qualunque, per giunta gallese, Owen Tudor. Per la verità, non proprio uno qualunque, perché Owen appartiene ad un’antica famiglia dell’aristocrazia gallese, che mantiene i suoi privilegi anche dopo la conquista inglese. Almeno così pare, perché poi, nel tempo, sulle sue origini sono state dette le cose più svariate e contrastanti.
Comunque sia, certamente lui finisce a servizio della regina, forse come custode del guardaroba, mentre ancora Caterina vive al Castello di Windsor, dove viene concepito il loro primo figlio. Pare che galeotto sia stato un ballo, durante il quale Owen cade in grembo alla regina seduta ad assistere, o forse Caterina rimane folgorata dalla vista del prestante gallese mentre si fa una nuotata. Fatto sta che i due iniziano una relazione, da tenere rigorosamente segreta. La regina si ritira a vivere in campagna insieme all’amante, mettono al mondo almeno quattro figli e finiscono per sposarsi, anche se la data del matrimonio è sconosciuta.
Questo nuovo amore tiene lontana Caterina da Enrico VI, tanto che non assiste alla sua incoronazione a Westminster, nel 1429, e nemmeno a quella a Re di Francia, nel 1431.

Così passano gli anni e si arriva al 1436, quando Caterina è incinta del quinto figlio e il matrimonio segreto viene scoperto dal duca di Gloucester. L’inferocito Lord affida i due figli maggiori della coppia – Edmund e Jasper – alle cure di una nobile Badessa, mentre Caterina viene spedita nell’abbazia di Bermondsey, dove muore pochi giorni dopo aver messo al mondo una bambina, Margaret, che ha vita breve. Le cause della morte della regina non sono chiare: forse sono dovute alle conseguenza del parto, forse a una malattia di cui soffriva già da tempo.
Comunque sia, il 3 gennaio 1437 Caterina lascia questo mondo, quando ha solo 36 anni

Ma la sua storia non finisce qui, perché Edmund e Jasper saranno accolti a corte dal fratellastro Enrico VI, e dopo un’altra serie di anni tumultuosi e la Guerra delle due Rose, il figlio di Edmund salirà al trono con il nome di Enrico VII.
Inizia così l’era dei Tudor
Ma nemmeno questo è l’epilogo della storia di Caterina. La regina viene sepolta nell’Abbazia di Westminster e il figlio Enrico VI fa porre un bel memoriale in alabastro, pieno di riferimenti affettuosi verso la madre. Pare che quel memoriale sia stato volutamente distrutto, durante delle opere di ampliamento, proprio per volontà di suo nipote Enrico VII, che aveva paura di essere considerato un figlio illegittimo (il matrimonio tra i suoi due nonni era realmente avvenuto?).

Oltre al memoriale però, salta via anche il coperchio della bara, lasciando quindi scoperto il cadavere, che è incredibilmente ben conservato, praticamente mummificato. A nessuno viene in mente di considerare Caterina santa, nonostante il corpo incorrotto, ma diventa piuttosto un’attrazione turistica, con i visitatori che pagano per vedere la regina defunta. Addirittura c’è qualcuno che, chissà perché, la bacia:
Scrive Samuel Pepys, politico e scrittore inglese: “Il martedì grasso del 1669 andai all’Abbazia, e vidi il corpo della regina Caterina di Valois, e avevo la parte superiore del suo corpo nelle mie mani, e le baciai la bocca, riflettendo su ciò io baciai un Regina: e questo è il mio compleanno e io ho trentasei anni e ho baciato una regina”.

Ma visto che la principessa francese non ha mai vissuto in una favola, non è successo come alla Bella Addormentata e non si è risvegliata dopo quel bacio, tanto più che Pepys non era un principe…
Anzi, succede di peggio: nei decenni a seguire i visitatori si prendono delle libertà che sfiorano il vilipendio di cadavere, fino a quando il corpo, nel 1788, viene collocato in una cripta dove rimane per un centinaio di anni. Poi, mentre regna la Regina Vittoria, quella cripta viene nuovamente aperta e qualcuno rompe la bara per vedere se il cadavere di Caterina è davvero lì, ancora incorrotto.
Ed è nel passaggio in una nuova bara che i poveri resti della regina non solo si disintegrano, ma molte parti vengono portate via dai cacciatori di macabri souvenir. Alla fine, il corpo ricomposto come meglio si poteva, viene collocato nella cripta dove riposa anche il primo marito Enrico V. Dopo 400 anni di vicissitudini, è il caso di dirlo, Requiescat in pace, povera Caterina.