La Lettera di Prete Gianni: un falso che spronò i Crociati alla conquista

All’inizio del dodicesimo secolo, la guerra per la Terra Santa infuriava più che mai: la prima crociata aveva portato alla formazione degli stati cristiani in Medio Oriente, resi però decisamente instabili dall’incessante pressione degli arabi. Fu in questo clima di tensione che nacque, intorno al 1050, la leggenda del Prete Gianni: si diffuse infatti, fra i popoli cristiani, la credenza che un monarca discendente dei Re Magi, sovrano di un enorme regno oltre l’Eufrate, si stesse preparando a muovere guerra agli arabi per salvare la Terra Santa. Il tutto rimase leggenda per più di un secolo, finché alcune copie di una lettera misteriosa, diffuse in tutta Europa, non suscitarono stupore e meraviglia: indirizzata a Manuele I Comneno, imperatore romano d’oriente, l’epistola confermava l’esistenza del Prete Gianni e ne descriveva l’enorme potenza, innalzandolo così a prezioso alleato militare per le potenze cristiane.

Sotto, il Prete Gianni posto su un trono dell’Africa orientale, particolare di un atlante del 1538:

Tuttavia la lettera giungeva in un momento fin troppo provvidenziale, poiché poco prima (nel 1144) il primo Stato crociato ad essere fondato, la Contea di Edessa, cadeva in mano ai saraceni; si crede perciò che, quello che è naturalmente un falso, fosse stato fatto circolare per infondere nuova speranza nell’impresa dei Crociati. Dati i contenuti della lettera, di sicuro si riuscì nell’intento:

Se vuoi invero conoscere la grandezza e l’eccellenza della nostra Altezza e in quali terre si estenda il nostro potere, sappi e fermamente credi che io, Prete Gianni, sono signore dei signori e in ogni ricchezza che c’è sotto il cielo e in virtù e in potere supero tutti i re della terra. Settantadue re ci pagano tributi. Sono un devoto cristiano e ovunque proteggo e sostengo con elemosine i cristiani poveri governati dalla sovranità della mia Clemenza. Abbiamo in voto di visionare il Santo Sepolcro con un grandissimo esercito, in quanto si addice alla gloria della nostra Maestà umiliare e sconfiggere i nemici della croce di Cristo ed esaltare il suo nome benedetto…Nei nostri domini nascono e vivono elefanti, dromedari, cammelli, ippopotami, coccodrilli, metagallinari, cameteterni, tinsirete, pantere, onagri, leoni bianchi e rossi, ori bianchi, merli bianchi, cicale mute, grifoni, tigri, sciacalli, iene, buoi selvatici, sagittari, uomini selvatici, uomini cornuti, fauni, satiri e donne della stessa specie, pigmei, cinocefali, giganti alti quaranta cubiti, monocoli, ciclopi, un uccello chiamato fenice e pressoché ogni tipo di animale che vive sotto la volta del cielo.”

Sopra, cinocefali da una miniatura del XIV secolo:

È facile immaginare che grande impatto possano aver avuto notizie del genere sui lettori, soprattutto pensando che la lettera poi si dilunga in un vasto elenco di popoli e animali sconosciuti, ricchezze, pietre e luoghi magici, fra cui addirittura la presenza del paradiso terrestre, che al tempo si immaginava fosse in Mesopotamia. Si vociferava inoltre che Presbyter Johannes, come veniva di solito chiamato, avesse già tentato di venire in aiuto del Regno di Gerusalemme, ma che fosse stato fermato sul Tigri; niente però impediva di presagire un suo ritorno.

Così la ricerca del leggendario re-sacerdote diventò una vera e propria ossessione per gli uomini del medioevo, che continuò ad essere perseguita, sempre meno, per ancora mezzo millennio: molti missionari ed esploratori percorsero l’oriente alla sua ricerca, formulando anche diverse teorie sulla sua origine; la diffusione e l’accuratezza, però, del Milione di Marco Polo fece sfumare ogni residua speranza di trovare il sovrano in Oriente.

Dunque, dal trecento in poi, i ricercatori volsero lo sguardo all’inesplorata Etiopia, già famosa in antichità come terra ricchissima e misteriosa, nella quale molti sognatori situarono il fantomatico regno, fra cui il cartografo Ortelius, che nel 1573 realizzò la Presbiteri Iohannis sive Abissinorum Imperii Descriptio: la mappa, oltre a contenere molti disegni e annotazioni riguardanti il mito, presenta in alto a sinistra addirittura lo stemma del Prete Gianni e tutta la sua discendenza.

Questo genere di opere di fantasia alimentò il mito ancora per cento anni, finché gli accademici del XVII secolo dimostrarono che non poteva esserci nessun legame fra il monarca e l’Etiopia; perciò ci si rassegnò a considerarla solo una leggenda, seppur probabilmente con dei fondamenti in fatti e personaggi storici. Comunque non va certo sottovalutato come favole del genere abbiano sin dall’antichità motivato spedizioni in terre sconosciute, svolgendo un ruolo importante nell’espandere la nostra conoscenza del mondo.

Sotto, la mappa Presbiteri Iohannis sive Abissinorum Imperii Descriptio del 1573 di Orteliu:

Fonti: Giulia Roccaforte, La lettera del Prete Gianni, Tesi di Laurea Università Ca’Foscari Venezia, 2012. Edward Brooke-Hitching, L’Atlante Immaginario, Mondadori, 2017.


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