La vagina dentata è una leggenda associata al corpo femminile che ricorre in ogni tempo e luogo, soprattutto nei dintorni dell’8 marzo, in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna.
Si tratta dell’arma biologica per eccellenza delle streghe
In alcuni casi, le “zanne” sono sostituite da un animale pericoloso pronto a mordere la preda (ad esempio, un serpente); in altri, prendono la forma di lamette o cocci di vetro.

Presente nell’immaginario collettivo dall’India al Nord America, dalla mitologia antica fino alle leggende urbane e alla propaganda bellica dei tempi più recenti, la vagina dentata (che nella fisiologia umana potrebbe in realtà corrispondere a un tipo di teratoma, la cisti dermoide, riscontrabile talvolta anche a livello ovarico) rappresenta una raffigurazione terrifica dei timori maschili atavici che vanno al di là dell’ansia di castrazione individuata da Sigmund Freud. Vista per la sua anatomia come seconda bocca, celata all’occhio maschile e dunque minacciosa, a cui vengono di conseguenza attribuiti poteri terribili, la vagina è sia la causa sia l’oggetto dell’imperitura paura della donna da parte dell’uomo.

Organo divoratore, imprevedibile, perché sempre pronto e sempre violabile, al contrario dell’apparato genitale maschile – esterno ed esposto, quindi visibile, potente al momento dell’erezione, ma vulnerabile se a riposo – il sesso femminile diventa la manifestazione fisica, il simbolo e il mezzo dell’erosione dell’autorità maschile da parte della minoranza, sottomessa perché reputata inferiore sin dal piano biologico.

Ecco perché la vagina dentata è una trappola stereotipata insita nella strega occidentale, secondo le teorie inquisitoriali applicate nella guerra contro le donne che la società europea porta al culmine tra XVI e XVII secolo, colpendone il corpo per annientarne il potere sociale.

Il patriarcato demonizza il corpo per colpire la donna, quando questa non rientra nei ruoli-pilastro di sposa e vergine. Pura materia riproduttiva, in quanto femmina, proprio perché ridotta a corpo, la donna si ritrova conferito il potere sul sesso (il suo, ma anche quello dell’uomo, che ella può stregare a piacimento) che la rende tanto pericolosa da rendere necessaria una vera e propria criminalizzazione della sua facoltà riproduttiva.
Presentata come fisiologicamente cannibale, intrinsecamente malvagia, costei, quando rifiuta la sottomissione al maschio mortale, finisce per essere condannata quale sposa-schiava di Satana, ossia malefica, colpevole di crimini la cui natura è innanzitutto sessuale.

Padrona della facoltà di dare la vita, la donna è anche colei che può toglierla uccidendo infanti e causando aborti, o prevenirla provocando l’impotenza nell’uomo, ovvero impedendo non solo il concepimento, ma addirittura il coito.

Ecco perché il suo sesso è un’arma letale contro cui si scagliano i cacciatori di streghe e gli inquisitori: una persecuzione impietosa in cui si sommano esorcismo sessuale e stupro psicologico per salvare l’ordine sociale dai peccati di colei che pratica l’ inversione della capacità generativa femminile.

Quello della strega è il marchio infernale inflitto alla donna che si ribella al potere costituito e va dunque punita, perché potenzialmente capace di annientare l’uomo: che ne causi la perdita del pene o dell’anima, che lo danni o lo castri, ella va salvata da sé stessa, redenta, anzi, addomesticata. Ecco perché i suoi “denti” vanno rimossi, di solito dopo la rasatura (passaggio importante del rituale del supplizio), che ne svela, umiliandola, il nefasto segreto.

Quel mostro che è la donna sessualmente libera e attiva (pertanto, un pericolo pubblico) viene così svilito dalla volontà virile e dagli strumenti di tortura, che ne fanno un quieto e compiacente strumento per un unico uomo, il marito, che se ne serve quale docile e fecondo bene di proprietà. Solo allora la vagina è vinta e l’utero è asservito: la donna è finalmente sotto controllo.
Bibliografia essenziale
- Federici, Silvia. Calibano e la strega. Le donne, il corpo e l’accumulazione originaria. Mimesis, 2018.
- Kappler, Claude. Demoni, mostri e meraviglie alla fine del Medioevo. Sansoni, 1983.
- Raitt, Jill. “The ‘Vagina Dentata’ and the ‘Immaculatus Uterus Divini Fontis.’”. Journal of the American Academy of Religion 48, no. 3 (1980): 415–31.
- Elwin, Verrier. “The Vagina Dentata Legend”. British Journal of Medical Psychology 19, 3-4 (1943)