È notte sulle pendici del Vesuvio e i napoletani, stanchi dopo una lunga giornata di lavoro, tentano di dormire. Sanno già che sarà impossibile perché, puntuale come ogni notte, da quando un fiume di lava incandescente è stato sputato fuori dal cratere, ormai non si riesce più a dormire a causa di un urlo disumano che scuote la quiete dei sogni.
Eruzione del Vesuvio del 1872
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Quest’urlo appartiene a qualcuno che sembra stia patendo le pene dell’inferno, un dolore atroce che riecheggia in ogni dove nel silenzio che impone la notte. La voce è femminile e si sospetta appartenga ad una strega: la strega del Vesuvio.
Questa di cui stiamo parlando è una leggenda misteriosa, una di quelle leggende cupe che ti ghermiscono con il loro fascino ipnotico e ti stregano, appunto, ma è anche una di quelle leggende che mescola la realtà storica alla fantasia; o, se vogliamo, è la fantasia che si mescola di prepotenza alla realtà. Tramandata oralmente, la storia risale alla seconda metà dell’ottocento e inizia a diffondersi subito dopo l’eccezionale eruzione che coinvolse la città partenopea.
Eruzione del Vesuvio del 1760-1761
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Siamo nel 1858 e il Vesuvio sta dando il meglio di sé con uno spettacolo piroclastico eccezionale: un’effusione di lava cola giù fino a colmare un burrone sottostante chiamato “il fosso grande”. La colata, una volta raffreddata, diventa praticabile a piedi ed è da quel momento in poi che la leggenda della strega del Vesuvio prende vita.
Gli abitanti non ce la fanno più, sono esausti e terrorizzati da quelle urla, ma allo stesso tempo devono trovare il coraggio per porre fine alla tortura. Per scoprire da dove venga quell’urlo bisogna mettere da parte la paura e andare in perlustrazione, così un gruppo di contadini decide di procedere nelle ricerche.
Salita al Vesuvio, disegno di Pasquale Mattej, 1858
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Ricerche che si rivelano un buco nell’acqua, ma i contadini non demordono, perché finalmente a qualcuno viene in mente che lì nella borgata c’è effettivamente qualcuno che li può aiutare. La disperazione li spinge a rivolgersi all’unica persona alla quale è sensato affidarsi, una fattucchiera che vive poco lontano dai casolari e che viene chiamata da tutti “a Vecchia ‘e Mattavona”.
La fattucchiera decide di dare ascolto alle richieste dei contadini e si reca sul posto. Una volta arrivata nel punto esatto da dove si sentivano provenire le urla, pronuncia parole arcane ed incomprensibili per debellare e allontanare per sempre quelle grida.
Lava del Vesuvio – 1872
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La pratica magica ha il suo effetto e le urla smettono immediatamente di farsi sentire. E non si ripresenteranno mai più
Questa è solo una delle tante leggende partenopee permeate di mistero, dove una strega è protagonista. Oltre alla Mattavona vi è un’altra famosa figura della tradizione stregonesca: “A Ciaciona” di Pugliano (altro nome di Ercolano) e a questa si aggiunge una terza, la vecchia di Torre del Greco, Donna Teresa dei Mastrojanni.
Le vicende di questa terza strega vengono narrate per lo più dalle donne del paese e non è una sola storia rimaneggiata nel tempo, ma sono più episodi legati tra loro che quasi fanno sorridere per il retrogusto grottesco, talvolta umoristico, che la vedono protagonista.
Comunque sia, che si tratti di leggende o meno, queste figure vengono ricordate non solo perché streghe ma anche per il semplice fatto che hanno risolto i problemi delle persone comuni. Streghe sì, ma tutte dedite alla magia bianca. Streghe buone, appunto.
La leggenda della strega del Vesuvio ha ispirato due personaggi dei cartoni animati: la prima è Vesuvia, la strega del Vesuvio nel film d’animazione “Totò Sapore”; la seconda è un celebre personaggio dei fumetti della Disney: Amelia, la strega che ammalia. La papera-fattucchiera vive proprio alle pendici del Vesuvio, parla con accento napoletano ed è eterna nemica di Zio Paperone.
Amelia, la strega nemica di Paperone
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