La Genesi di Kurz: il Leggendario protagonista di “Cuore di Tenebra”

Uno dei romanzi più noti del grande Joseph Conrad è Heart of Darkness, Cuore di tenebra. Al centro della vicenda c’è il marinaio Charlie Marlow, probabilmente un alter ego dell’autore, che compare anche in altre storie. In questa, Marlow s’imbarca su una piccola nave a vapore per risalire il fiume Congo, allontanandosi gradualmente dagli ultimi avamposti dei colonizzatori occidentali. Penetra così nel cuore dell’Africa, in mezzo a foreste tropicali che nascondono ogni sorta d’insidie, e scopre il “regno” instaurato da un mercante d’avorio, tale Kurz, che si è fatto passare per un semidio tra gli indigeni e governa con diritto di vita e di morte, ormai in preda alla follia. Ma Kurz è anche un uomo malato, ed il progredire della sua malattia (probabilmente una forma di malaria) porterà allo sgretolamento del regno. Le sue ultime parole, raccolte da Marlow che sta cercando di riportarlo verso la costa, saranno:

“L’orrore! L’orrore!”

La suggestione di questo romanzo è tale da aver ispirato anche il film di Francis Ford Coppola Apocalypse Now, in cui però la vicenda è spostata dal Congo del 1880 al Vietnam del 1970 (il nome di Marlow viene modificato in Willard, interpretato da Martin Sheen; quello di Kurz resta quasi uguale, Kurtz, e a interpretarlo è Marlon Brando). Ma Heart of Darkness non è solo una storia di avventura esotica o un’indagine introspettiva sugli aspetti più cupi e nascosti del cuore umano; è soprattutto una denuncia degli orrori commessi del colonialismo europeo, ed in particolare quello belga, che fu di una ferocia incredibile.

Tale aspetto è tanto più significativo in quanto fa parte della cornice e non è il tema centrale della storia. Non si tratta di un’opera a tesi, non c’è nulla di strumentale, e questo rende ancora più forte e vibrante la denuncia.

Conrad non scriveva per sentito dire

Nato in un’area della Polonia, all’epoca facente parte dell’Impero Russo e oggi annessa all’Ucraina, nel 1857, fuggito dalla patria dopo la morte dei suoi genitori, perseguitati dalla polizia zarista perché appartenenti a movimenti indipendentisti, si era rifugiato presso parenti che vivevano in Francia e lì aveva cominciato a navigare. Sarebbe stato un marinaio fino al 1894, quando decise di intraprendere la carriera di scrittore e pubblicò il suo primo libro, La follia di Almayer. Pur diventando quasi subito ufficiale, non avrebbe mai comandato una nave in mare, anche se viaggiò a lungo tra l’Oceano Atlantico e quello Indiano, ma solo in viaggi fluviali.

In uno di questi, nel maggio del 1890, si imbarcò come pilota sul vaporetto Roi des Belges, che risaliva il corso del Congo, un viaggio che andava dalla foce nell’Atlantico centro-meridionale al centro del continente africano. Il viaggio, come molti a quel tempo, fu funestato da una serie di problemi e lutti. Il capitano del battello si ammalò e morì, e Conrad dovette prendere il suo posto. A Kisangani, la destinazione, fu imbarcato un funzionario della compagnia belga per lo sfruttamento degli alberi di gomma naturale, tale Georges Antoine Klein, per essere portato a curare la malaria a Zanzibar: Klein però morì durante il viaggio.

Georges Antoine Klein

Il legame con il romanzo che sarà scritto nel 1898 e pubblicato l’anno dopo (in un volume intitolato Youth, che contiene anche il racconto omonimo, in cui è presente di nuovo Marlow) è evidente se si pensa che il tedesco Klein significa “piccolo” e Kurz “corto”. Per decenni, i critici e i biografi si sono accapigliati per stabilire chi ispirò Conrad per dare vita all’identità di Kurz. Klein come ispiratore appare piuttosto scialbo: sicuramente partecipò alle nefandezze perpetrate dai belgi a danno della popolazione locale, ma non è ricordato per nulla di eclatante e sul web non si trova nemmeno una sua fotografia.

Edmund Musgrave Barttelot

Per molto tempo, il principale indiziato è stato, secondo una ricostruzione di Jerry Allen, un giovane ufficiale inglese, Edmund Musgrave Barttelot, nato nel 1859, che nel 1886 era stato ingaggiato come secondo di Henry Morton Stanley durante la risalita del fiume Aruwimi, un affluente del Congo. Lasciato al comando della colonna posteriore della spedizione, che attendeva l’altra colonna partita in avanscoperta, Barttelot si rivelò incapace di mantenere la disciplina tra i portatori africani e le tribù ospitanti e, una volta perso il controllo della situazione, reagì con assurda brutalità, fustigandone a morte alcuni e commettendo altre violenze finché, durante l’aggressione a una donna, fu ucciso con un colpo di lancia dal compagno di questa, il 19 luglio 1888. Stanley arrivò a imputare all’inettitudine di Barttelot il fallimento dell’intera spedizione. Indagini successive, sollecitate dalla famiglia di Barttelot, accertarono che si trovava in uno stato mentale di follia: era convinto che gli indigeni volessero avvelenarlo e, dopo aver fatto smarrire i bagagli personali di Stanley inviandoli lontano da dove si trovava l’esploratore, aveva costretto un subordinato a tornare indietro in un viaggio di tre mesi in mezzo alla foresta tropicale, per spedire in Inghilterra un telegramma completamente privo di senso.

Tippu Tip

In tempi più recenti, ci si è resi conto che tutto sommato Barttelot era una figura troppo secondaria del colonialismo per poter rivestire un ruolo tanto importante. Harold Bloom ha ipotizzato che la figura di Kurz sia stata ispirata da Tippu Tip, un africano, tanzaniano swahili, ricco proprietario di piantagioni di spezie a Zanzibar, che si mise in affari con i mercanti europei e arabi fino a detenere il monopolio per i passaggi da Zanzibar, dove assoldò un piccolo esercito per compiere razzie di schiavi tra le tribù dell’interno. Lui stesso arrivò a possedere circa 10.000 schiavi nelle sue sette piantagioni. Dal 1884 al 1887 prese possesso del Congo Orientale a nome del sultano di Zanzibar e dal 1887 al 1891 fu governatore di un importante territorio interno, nella parte di Congo soggetta al Belgio (dal nome paradossale di Stato Libero del Congo, perché non apparteneva al Belgio ma era possedimento personale del re).

Leon Rom

Ma il più serio indiziato di essere stato il vero Kurz è un militare belga, Leon Rom. Questi, un soldato rozzo e ignorante che aveva fatto carriera fino ai gradi di ufficiale, è stato il principale interprete della violenza belga contro i nativi congolesi, il braccio armato dell’insaziabile re Leopoldo II, insieme a un certo Guillaume van Kerckhoven, ex braccio destro di Stanley. Quasi tutti, purtroppo, oggi ignorano che il Congo è stato teatro di una delle più spaventose vicende di oppressione coloniale, quella da parte del Belgio e del suo re Leopoldo II: che, per molto tempo, a partire dal 1885, ne fu personalmente proprietario e si arricchì sulle ricchezze naturali del Paese africano, prima l’avorio e poi la gomma naturale. Si calcola che nel giro di poco più di 10 anni, circa 10 milioni di congolesi morirono di sfruttamento, denutrizione o, non di rado, brutalmente assassinati. Leon Rom fu uno dei protagonisti di questo Regno del Terrore, nel quale non erano risparmiati nemmeno i bambini, che spesso venivano mutilati per rappresaglia o intimidazione.

L’infernale colonia del Congo

Le ricerche e le denunce dell’avvocato afroamericano George Washington Williams, del console britannico Roger Casement, della fotografa Alice Harris e, infine, del giornalista Edmund Dene Morel, smascherarono questi orrori nonostante i tanti tentativi di insabbiamento delle inchieste. Leopoldo, dopo aver distrutto i documenti che provavano i suoi abusi (lo storico Adam Hochschild afferma che ci volle un falò durato ben 8 giorni ininterrotti), fu costretto a restituire al Congo lo status di colonia. In seguito a questo cambiamento, i belgi continuarono a comandare duramente sugli indigeni, ma senza mantenere il livello di abusi di prima.

Il Congo è divenuto uno Stato indipendente solo nel 1960. Il primo presidente, Patrice Lumumba, un uomo dal pensiero moderno e pieno di ottime idee, dovette subito vedersela con i belgi (che, con la scusa di proteggere il rientro in patria dei propri connazionali, imponevano i propri uomini di paglia a capo dell’esercito) e con le multinazionali americane, che avevano fiutato l’affare costituito dalle enormi riserve di risorse naturali e intendevano monopolizzarlo al minimo costo possibile.

Sotto, Patrice Lumumba

Lumumba avviò allora delle trattative con l’Urss, nella speranza di essere sostenuto nel suo sforzo di dar vita a uno Stato federale svincolato da ogni ingerenza, e a quel punto i servizi segreti belgi (probabilmente sostenuti anche dalla Cia) decisero che era ora di rovesciarlo. Con il loro sostegno, un colonnello, Mobutu Sese Seko, scelto in quanto fanatico anti-comunista, prese il potere, catturò Lumumba e lo uccise barbaramente. In seguito, il regime dittatoriale di Mobutu, completamente asservito agli interessi delle multinazionali, ha mantenuto un livello di corruzione e ruberie tale da far coniare, per definirlo, il termine cleptocrazia, governo dei ladri.

Joseph Conrad non ha mai visto tutto questo. Per molti anni sconosciuto come scrittore e costretto a vivere con la giovane moglie e i due figli con la sola modesta pensione di ex marinaio, solo verso la fine della vita raggiunse il successo e la serenità economica. E’ morto nel 1924 e oggi è considerato uno dei maggiori autori in lingua inglese del XX secolo.


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