La drammatica “esplosione” del Cadavere di Guglielmo il Conquistatore

Guglielmo il Conquistatore (c.1028-1087) fu un grande Re Medievale, anche conosciuto come “Guglielmo il Bastardo” a causa della sua nascita illegittima. Guglielmo era il Duca della Normandia e conquistò l’Inghilterra nel 1066 in seguito alla celebre battaglia di Hastings. Guglielmo – William in inglese – era figlio illegittimo del duca Roberto I il Magnifico e della figlia di un umile conciatore. La madre si chiamava Herleva di Falaise (dove Falaise è ovviamente il nome del luogo di provenienza, all’epoca i cognomi erano solo per i nobili) e discendeva da parte di padre da Rollo, il vichingo norvegese cui era stata data la Normandia dal re di Francia in cambio della difesa del paese contro i suoi cugini pagani.

I discendenti di Rollo, tra cui Guglielmo, erano sì convertiti al cristianesimo, ma mantenevano la ferocia, la forza e la bramosia di terra e conquista dei loro antenati vichinghi. William, in particolare, era noto per avere un carattere fiero e un appetito da record. Guglielmo era un conquistatore già prima della battaglia di Hastings, vissuto in un mondo in guerra fin da bambino, da quando a soli 8 anni nel 1036 circa, venne proclamato Duca di Normandia. Da allora sino al 1087, anno della sua morte, visse in una condizione perenne di combattimenti o sedazioni di rivolte e conquiste. Un mondo difficile che però lo portò a diventare uno degli uomini più ricchi della storia.

All’epoca era tutto un reclamare terre per diritto dinastico, che spesso era una scusa per muovere guerra e fare bottino. Fra i tanti possedimenti che chiese per sé vi fu l’Inghilterra, in mano agli anglosassoni, e che il lontano cugino, Edoardo il Confessore, gli aveva promesso in eredità. Sul trono inglese era salito Aroldo II, che aveva promesso fedeltà a Guglielmo stesso, e che usurpava quindi il posto sia nei confronti di Guglielmo sia di Edgar il Fuorilegge (Edgardo Atheling), che veniva considerato il legittimo successore al trono.

Guglielmo si rivolge allora a Papa Alessandro II e gli chiede di benedire la spedizione inglese. Da Roma arriva la benedizione e Guglielmo è pronto a invadere l’Inghilterra, che conquista in modo velocissimo grazia alla vittoriosa battaglia di Hastings, dove fa uccidere Aroldo II per diventare de facto Re d’Inghilterra.

Nel corso del resto della sua vita da re inglese, vissuta perlopiù in Francia nella lontana Normandia, William riesce a consolidare il suo dominio sull’isola, sopprime nel sangue le rivolte e opera un grande cambiamento culturale che mostra i suoi effetti ancor oggi. Il francese normanno si mescola con l’inglese anglosassone antico e dà forma ai primi esperimenti di moderna lingua inglese.

In età avanzata, dopo una vita di combattimenti, questioni e dispute, Guglielmo era diventato certamente avido, tanto da mettersi contro i membri della sua stessa famiglia, dal fratellastro Oddone al figlio Roberto. Ma a parte le dispute familiari è singolare il provvedimento da Re che vuole per l’Inghilterra:

Introduce il Domesday Book, il censimento delle proprietà di ogni cittadino

All’epoca non si pagavano le tasse come al giorno d’oggi, erano dei contributi infinitamente inferiori a fronte anche di nessun servizio offerto ai cittadini. Ma grazie a quel censimento delle proprietà Guglielmo riuscì a tassare con molta più efficacia anche coloro i quali possedevano soltanto dei terreni e non erano quindi direttamente dei suoi vassalli, guadagnando in poco tempo cifre immense.

Naturalmente erano i nobili e la chiesa che erano più penalizzati da un catasto tanto preciso, perché dovevano corrispondere cifre certe anno per anno, sapendo che il re conosceva tutte le persone che lavoravano sotto di loro. A noi moderni oggi sembra scontato, ma all’epoca fu una rivoluzione culturale senza pari, tanto che il Domesday viene robattezzato Doomsday, il libro dell’Apocalisse, e Richard FitzNigel, vescovo ed economista, scrive:

«[…] come la sentenza rigorosa e terribile di quell’ultimo processo non si può evitare con tutti gli ingegnosi sotterfugi, così le decisioni riportate in questo libro non si possono cassare o ignorare impunemente. Ecco perché lo abbiamo chiamato il libro del Giudizio, perché le sue decisioni, come quelle del Giudizio universale, sono inalterabili.»

Si stima che, alla morte, le proprietà di Guglielmo valessero circa 175 Miliardi di Dollari odierni, rendendo il sovrano uno degli uomini più ricchi della storia. Il re dimostrava la sua avidità anche a tavola, dove mangiava quantità enormi di cibo ogni volta che vi si sedeva.

Guglielmo il conquistatore diventa quindi un uomo sì ricco, ma anche enormemente grasso e, nonostante il suo peso non ci sia noto sicuramente era un obeso di dimensioni impressionanti. A 59 anni circa la sua salute era quella di un uomo che era stato sovrappeso per quasi tutta la vita, e la fine che fa è singolare.

La Morte

Nel 1087 Guglielmo fronteggia piccole rivolte dei baroni normanni, aizzati dal figlio Roberto, alleato del Re di Francia, quell’anno particolarmente violente nella città di Mantes-la-Jolie. Il re vince anche quelle resistenze ma, durante le fasi di ritirata dalla città in fiamme, cade accidentalmente da cavallo, perforandosi con il pomolo della sella l’intestino, che versa parte del suo contenuto verso la cavità addominale.

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Si è appena causato una Peritonite

In quell’epoca, anche per il Re più ricco al mondo, la cura della peritonite era impossibile, e Guglielmo trascorre le sue ultime sei settimane di vita patendo atroci sofferenze.

Muore gonfio e sofferente il 9 Settembre 1087

Prima di morire dà disposizioni affinché tutte le persone incarcerate in Inghilterra e in Normandia, compreso il fratellastro Oddone, vengano scarcerate, e che il suo Ducato Normanno sia passato a Roberto, il figlio “nemico” esule in Francia. In pratica tenta di riconciliarsi con la famiglia per le lotte intestine che aveva affrontato fino a quel momento.

Nonostante questo ultimo atto di “bontà”, Guglielmo è un Re certamente odiato, ed è solo grazie all’ordine di uno dei suoi cavalieri che si riesce a ricomporre il cadavere. Il funerale si dovrebbe tenere a Caen, a circa 100 chilometri di distanza da Rouen, dov’era morto, e il trasporto impiega alcuni giorni per giungere alla cattedrale.

Tutta la carovana raggiunge Caen alcuni giorni dopo la morte, e un incendio divampato in città costringe a rimandare per giorni e giorni il funerale, che poi viene ancora rimandato perché con l’occasione di un avvenimento tanto importante un piccolo nobile locale rivendica dei crediti non saldati, probabilmente a ragione, e così passa un tempo infinito dal giorno della morte a quello del rito funebre, diverse settimane.

Il cadavere del Re è avvolto in tessuti e tenuto coperto, ma l’odore di marcio che emana è impressionante. Si gonfia e si gonfia, molto più grande di quanto non fosse già in vita, e quando i becchini tentano di infilare il corpo nella bara questo è troppo grande. Ma quel re obeso nella cassa ci deve entrare, e così i due spingono e premono con tutte le loro forze, ma alla fine il risultato è da film horror:

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Il corpo esplode

I resti di Guglielmo I, sovrano di Normandia e Re d’Inghilterra, schizzano tutto il purulento contenuto delle viscere sui partecipanti al funerale, rendendo l’aria irrespirabile e sporcando di pus e sostanze organiche l’interno della chiesa. Le signore iniziano a gridare, alcuni dei presenti svengono mentre la maggior parte scappa per il terrore e il disgusto.

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Alla fine, ciò che rimane di uno dei condottieri più famosi della storia, del quale ancor oggi la discendenza siede sul trono inglese (e su molti altri d’Europa), viene sepolto alla bell’e meglio nella fossa, dove tutt’oggi riposa. Il funerale viene terminato frettolosamente e rapidamente dimenticato. Fra i contemporanei, molto legati al culto del corpo dopo la morte, si diffonde la voce che un funerale tanto orrido e la terribile fine di quelle spoglie sia la punizione divina per una vita di malefatte e crimini. Ma di tutto questo Guglielmo sembrò non interessarsi dalla sua bara, e il suo nome rimarrà per sempre legato al glorioso appellativo che lo accompagna: il Conquistatore.


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