La dipendenza dal Sesso di Filippo IV: il Re che ebbe 30 figli ma un solo erede

Dame o serve, attrici o contadine, suore o prostitute, nubili, sposate, vedove, giovani e meno giovani. Non c’era condizione sociale, età o stato civile che potesse mantenere le donne al riparo dall’insaziabile lussuria di Sua Maestà. Né vi erano frontiere fisiche che potessero essere di impedimento ai suoi ardori: dall’Alcazar di Madrid al bordello, passando per uno dei suoi territori di caccia preferiti, la Corte delle commedie, qualsiasi luogo poteva essere lo scenario ideale delle sue avventure sessuali. 

Stiamo parlando di Filippo IV d’Asburgo, detto anche Filippo “il Grande” o il “re Pianeta” – così chiamato per l’estensione globale dei suoi territori –, che fu acclamato sovrano di Spagna nel 1621, all’età di soli 16 anni, in seguito alla prematura morte di suo padre Filippo III.

Appassionato di teatro, poesia e di arte, Filippo IV viene esaltato dalla storia ufficiale come il Re per eccellenza del Secolo d’Oro della cultura spagnola. Era infatti un mecenate colto e intelligente, che si dedicò a coltivare la letteratura e la pittura del suo tempo e che, tra l’altro, offrì il suo sostegno incondizionato a Velázquez per più di quattro decenni, nominandolo pittore di corte. 

È grazie alla sua poliedricità se ancora oggi possiamo godere della vasta eredità artistica che ci ha lasciato, ed è grazie al suo mecenatismo se la passione per le arti cominciò a mettere radici presso i suoi contemporanei. A riprova di ciò, vi è una lettera dell’epoca inviata a Londra dall’ambasciatore inglese a Madrid, in cui affermava che gli spagnoli «sono diventati più esperti e appassionati di arte rispetto a prima, in modo inimmaginabile».

Tuttavia, c’è un lato nascosto e oscuro di Filippo che viene rivelato raramente e che non ha nulla a che vedere con il suo patrocinio, la gestione del regno o qualsiasi altra attività ufficiale: il figlio di Filippo III e Margherita d’Austria, rimasto al potere per 44 anni, aveva una dipendenza dal sesso. Non una semplice debolezza per il genere femminile o un banale ghiribizzo di conquista, ma un vero e proprio disturbo psicologico e comportamentale che si tramutava in una necessità patologico-ossessiva di avere rapporti carnali.

Educato nell’austerità e nell’ascetismo tra messe, sermoni e orazioni, e libero di uscire dalle sobrie e tristi mura dell’Alcazar di Madrid solo per far visita a luoghi sacri e di culto, il promettente erede di Filippo III aveva un solo e importante dovere nella vita: diventare un degno principe cristiano. Un compito per niente difficile visto il pio esempio di Sua Maestà suo padre, talmente religioso e devoto da tralasciare sovente gli affari di stato per l’esercizio delle sue continue pratiche religiose.

Eppure, una volta raggiunto il periodo critico dell’adolescenza, il giovane Asburgo cominciò a manifestare un’insofferenza piuttosto marcata, rivelando un temperamento ben diverso da quello del devoto e bigotto papà. Alla lunga, i suoi ormoni puberali, probabilmente stanchi di tanta rigidità e controllo, avevano cominciato a ribollire palesando una naturale tendenza alla promiscuità sessuale. Come sottolinea lo storico José Deleito y Piñuela nel suo El rey se divierte, il giovane Filippo «con i primi fervori dell’adolescenza, cominciò a cavalcare senza freno attraverso tutti i campi del piacere, sotto l’impulso di passioni sfrenate. Il suo tempo era destinato alla dissolutezza, alla caccia come hobby e alle scorribande notturne». Gli sforzi fatti dai suoi educatori per rendere Filippo un principe cristiano dalla fede indissolubile e dalla condotta irreprensibile furono quindi in breve tempo gettati alle ortiche. 

La voracità sessuale del giovane Asburgo era tale che nel 1621 l’arcivescovo di Granada – uno dei precettori di Filippo –, dovette scrivere una lettera al conte-duca di Olivares – al secolo Gaspar de Guzmán y Pimentel, consigliere del neoeletto sovrano –, per chiedergli di controllarne maggiormente gli impulsi: «La prego di evitare le uscite notturne del re… In realtà, questa consuetudine non va bene, anche se considerata una forma di svago, per le tante circostanze che la rendono dannosa e per la libertà che si prendono i vassalli nel parlare di cose che contraddicono il decoro di un monarca… L’anima e lo stato sono a rischio».

Ciò che l’arcivescovo forse non sapeva è che il conte-duca di Olivares, il più famoso dei consiglieri nella storia della monarchia spagnola, aveva in realtà tutte le intenzioni di incoraggiare i capricci e le passioni del sovrano. Stando ai pettegolezzi del popolo e alle satire anonime del tempo, infatti, il conte-duca fomentava l’inclinazione alle relazioni amorose del re per conquistarne i favori e così influenzare la sua volontà, mantenendolo al tempo stesso lontano dalla gestione pubblica del regno. 

Così faceva sapere anche lo scrittore Francisco de Quevedo a un suo amico, tramite una lettera in cui, con l’umorismo che sempre lo contraddistinse, scriveva: «Il conte continua a conteare e il re a dormire, che è la sua condizione. Sembra che ci siano nuove odalische nel serraglio e questo intrattiene molto Sua Maestà e permette a Olivares di continuare a mettersi il denaro in saccoccia, fintantoché il suo padrone amoreggia».

Fu questo il motivo per cui la moglie di Filippo, Elisabetta di Borbone – scelta per stabilire un’alleanza tra le eterne rivali, Spagna e Francia, e sposata in prime nozze nel 1615 –, aveva sempre dimostrato una profonda disaffezione nei confronti del valido del re. La sovrana fece l’impossibile per rimuovere Olivares da corte, riuscendovi finalmente, con l’aiuto dell’alta aristocrazia, nel 1643.

Nessuno sa con precisione con quante donne il monarca abbia intrattenuto relazioni sessuali, ma pare che queste si aggirino intorno alle centinaia, forse migliaia. Più certa è invece la sorte delle amanti una volta assolto il regale compito: il convento. Soddisfatti i capricci del sovrano, infatti, le fanciulle erano “invitate” a chiudersi in clausura per prevenire possibili scandali ed evitare che mostrassero pubblicamente la loro gravidanza. Tale era l’andazzo che, secondo un aneddoto, Filippo, attratto da una dama di corte, si avvicinò una notte alla sua stanza bussando discretamente alla porta e che la fanciulla, spaventata, gli urlò: «vada con Dio; non voglio essere una suora!».

Mentre la Spagna sprofondava nella stagnazione e si ritrovava ad affrontare un periodo di inarrestabile decadenza politica, militare ed economica a favore dell’ascesa francese, Filippo si occupava di lasciare figli illegittimi lungo la strada. Nonostante l’albero genealogico ufficiale degli Asburgo spagnoli contempli solo sette figli dal suo primo matrimonio e cinque dal secondo – con sua cugina, l’arciduchessa Marianna d’Asburgo –, i calcoli più prudenti circa il numero di discendenti che lasciò assicurano che abbia procreato almeno altri 30 pargoli. 

La maggior parte di essi intraprese la carriera religiosa: Alonso Henríquez divenne frate domenicano e poi vescovo di Malaga; Carlos fu canonico della cattedrale di Guadix; Alonso Antonio, figlio di una dama della regina, divenne vescovo di Oviedo e di Cuenca; Juan fu un frate dell’ordine agostiniano con il nome di Juan del Sacramento; Ana Margarita professò come suora agostiniana ed entrò nel monastero reale de La Encarnación di Madrid, di cui sarebbe stata superiora. Nessuno di essi venne mai riconosciuto ufficialmente come figlio legittimo del sovrano. 

L’unico tra i figli illegittimi ad ottenere questo privilegio fu don Giovanni Giuseppe d’Austria, figlio dell’attrice María Inés Calderón, detta la Calderona. Conosciuta durante una delle incursioni di Filippo a teatro, la fanciulla si convertì in men che non si dica nella sua preferita, diventando la sua amante ufficiale. Forse è proprio in virtù dell’amore che il giovane sovrano sentiva per lei che volle educare il loro figlio con onori di principe, anche se lontano da sua madre. Filippo, infatti, aveva per lui un vero e proprio debole: di buon portamento, sano, di carattere e molto capace nell’arte della guerra e della politica, Giovanni Giuseppe rappresentava il figlio che il monarca avrebbe voluto per il trono e probabilmente, nel corso degli anni, valutò anche di inserirlo nella successione reale.

Il sovrano più prolifico nella storia della Spagna, infatti, morì paradossalmente senza riuscire a lasciare altro erede maschio che il malaticcio, ritardato e sterile Carlo II, detto lo Stregato. L’alto grado di consanguineità degli Asburgo, unito alla sifilide contratta da Filippo nelle incursioni notturne nei bordelli della capitale e trasmessa alle sue due mogli, infatti, diede come risultato la sfortunata storia di aborti e mortalità infantile dei suoi legittimi discendenti. 

Tutti questi colpi, tanto sul piano personale come politico, fecero sì che il monarca cercasse disperatamente aiuto divino. Questo si presentò nelle vesti di una religiosa catalana, suor Maria di Ágreda, che divenne la consigliera più fedele e sincera che Filippo abbia mai avuto, mantenendo con lei una intensa relazione epistolare durante più di 20 anni. Questa corrispondenza è il migliore ritratto psicologico che abbiamo del re e, immergendoci in essa, è possibile comprendere il disagio interiore che Filippo soffriva di fronte alla continua perdita di territori e prestigio del suo Regno nonché ai drammi familiari che lo colpirono. Il fedifrago monarca si attribuì sempre la colpa di questo. Credeva, infatti, che le calamità che affliggevano lui e il paese non fossero altro che un castigo divino per la sua condotta lussuriosa. Ciò provocò in lui un senso di tormento e innumerevoli rimpianti che lo accompagnarono fino alla fine dei suoi giorni. «Sono così fragile – scriveva desolato alla monaca – che non uscirò mai dai concepimenti del peccato». Un senso di colpa permanente che però riusciva prontamente a mettere da parte non appena si lanciava in una nuova conquista amorosa. Cosicché fu nel peccato che portò la sua penitenza.

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http://historsex.blogspot.com/2018/10/felipe-iv-el-rey-adicto-al-sexo.html

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Felipe IV y la España de su tiempo : el siglo de Velázquez 9788498928402, 8498928400 – EBIN.PUB 

Felipe IV y su insana adicción al sexo 

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Filippo IV: il re che divenne grande grazie a una suora – La Nuova Bussola Quotidiana 


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