Noi uomini moderni immaginiamo i gladiatori come combattenti atletici dal fisico possente, con muscoli e addominali perfettamente scolpiti. Nonostante le produzioni cinematografiche abbiano spesso preso alla lettera questa credenza, la realtà storica potrebbe essere decisamente diversa.
Un recente studio dell’Università di Vienna ha consentito di analizzare la dieta dei gladiatori della città di Efeso, in Turchia, dove si trovava una famosa scuola gladiatoria, e nel quale cimitero furono sepolti 67 uomini (di cui 22 gladiatori) e una donna, si presume la moglie di uno di essi, forse di un allenatore. L’identificazione dei gladiatori è avvenuta grazie ad alcune opere, come dei bassorilievi in pietra, che indicavano lo status del sepolto.
Sotto, la tomba di un gladiatore, fonte: Journal Plos:
I risultati dello studio indicano che i gladiatori avevano una dieta completamente diversa da quella dei comuni abitanti della Roma dell’epoca. Essi mangiavano moltissimi carboidrati, contenuti in legumi e cereali, e pochissime proteine animali, anche allora molto costose.
I loro pasti erano quanto di più lontano da quelli degli atleti moderni, che invece preferiscono carne e pesce, uova etc. Oltre ai carboidrati derivanti dalle zuppe di fagioli e orzo, il famoso medico Galeno di Pergamo, che curò numerosi combattenti delle Arene, ci racconta che, al termine dell’allenamento, veniva consumata una bevanda/intruglio fatta di ceneri di ossa e aceto.
Plinio il Vecchio, morto a Ercolano durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., non a caso definisce i Gladiatori “Hordearii”, uomini d’orzo
Sotto, mappa del sito di Efeso e dello scavo:
I ricercatori confermano in particolare proprio l’assunzione di questa particolare bevanda, che doveva essere una sorta di tonico post-allenamento in grado di integrare il calcio in difetto da una dieta sostanzialmente vegetariana. Proprio il livello di calcio delle ossa ha costituito una sorpresa, perché molto superiore rispetto a quello dei cittadini romani dell’epoca.
Un fisico adatto alla Lotta
Una dieta frugale non era la conseguenza della condizione sociale dei gladiatori, molto spesso (anche se non sempre) prigionieri o schiavi, quanto piuttosto di una volontà precisa. Le scuole gladiatorie erano una fonte di reddito e impiego di grandi proporzioni durante l’antichità, si potrebbero paragonare quasi alle squadre di calcio odierne. Un lottatore vincente era un bene prezioso, da non trascurare.
Una dieta tanto ricca di carboidrati copriva i muscoli di uno strato di grasso, e infatti Galeno definisce i Gladiatori come “mollicci”
Il grasso, ancorché oggi considerato antiestetico, ricopriva un ruolo importante durante le battaglie, perché proteggeva parzialmente gli organi e i muscoli del combattente. Ferite e tagli superficiali risultavano meno invalidanti rispetto a chi aveva un fisico scolpito, e inoltre anche una massa corporea pesante costituiva un’arma aggiuntiva che poteva risultare decisiva nell’arena.
Un gladiatore possente e massiccio, quando ferito, sgorgava sangue a volontà, mantenendo inalterate le proprie capacità di battersi
Sotto un mosaico a Villa Borghese mostra alcuni gladiatori durante un combattimento:
Il sangue dei gladiatori, all’epoca dei Romani, veniva considerato un rimedio per l’impotenza (una specie di Viagra dell’antichità), e “gladius”, oltre che indicare la spada, era un termine volgare per definire il pene.
E’ facile immaginare il delirio delle folle nelle arene per possenti gladiatori grondanti sangue ancora in grado di ribaltare l’esito di una battaglia
La professoressa di Harvard Kathleen Coleman, non coinvolta nel team dell’Università di Vienna che ha condotto la ricerca, concorda con l’idea che la dieta dei gladiatori potesse essere attentamente considerata e non frutto dell’esclusiva volontà di risparmiare. Dal momento che tutti volevano il miglior combattimento possibile, afferma: “Presumo che conoscessero bene il legame tra dieta e prestazioni [e] volevano certamente ingrassare i gladiatori“.
Inoltre, anche se un po’ sovrappeso (non certamente grassi), i gladiatori erano tutt’altro che fuori forma. Gli studi hanno consentito di accertare che le ossa erano dense quanto quelle degli atleti odierni, e che i muscoli erano ben sviluppati in modo uniforme fra braccia e gambe. I gladiatori passavano quindi il proprio tempo ad allenarsi e a mangiare, in modo da diventare giganteschi colossi in grado di battersi per lungo tempo all’ultimo sangue gli uni contro gli altri.
Perché l’immagine dei gladiatori è rimasta tanto deviata per tanto tempo?
La risposta è di facile intuizione. Poiché gli antichi, esattamente come noi, idealizzavano le forme del corpo umano, le statue degli imperatori, dei filosofi e in genere dei “notabili” riportavano caratteristiche fisiche idealizzate, naturalmente non corrispondenti alla realtà. Era una specie di Photoshop di 2.000 anni fa, solo che veniva realizzato mediante le sculture e non su immagini bidimensionali. Le immagini seguenti delle pitture ricalcarono le forme pensate dagli antichi romani, contribuendo a diffondere un’idea abbastanza idealizzata del fisico dei gladiatori.
Sotto, quadro ottocentesco di Jean-Léon Gérôme:
Gladiatori come Sex Symbol
Ce lo racconta Giovanale, che in un poema epico fa scappare la moglie di un senatore proprio con un gladiatore. Oppure nei graffiti di Pompei, dove si legge di “Crescenzio, colui che di notte fa incetta di giovani donne”, o di “Calado il Tracio, tre volte vincitore e tre volte incoronato, idolo delle giovani fanciulle”.
Il business legato ai Gladiatori era enorme, e si può riscontrare nel numero e nell’imponenza delle scuole gladiatorie, la cui più famosa era la “Ludus Magnus”, collegata al Colosseo da un tunnel sotterraneo, ma anche nelle scuole di Pompei, Capua e Ravenna, le tre di maggior prestigio oltre quella romana.
Sotto, il Ludus Magnus di Roma con, sullo sfondo, il Colosseo, fonte Wikipedia:
I Gladiatori erano spesso prigionieri di guerra, ma potevano anche essere uomini liberi, che sceglievano volontariamente di entrare a far parte di una specie di prigione con diversi comfort. Abitavano strutture organizzate con medici, riscaldamento, bagni, un cimitero e diversi altri tipi di comfort, una serie di lussi non paragonabili alla morte per artrosi che afflisse le classi sociali più misere dell’Impero.
La probabilità di morire era elevatissima, peraltro in modo violento come sventrati da un animale durante le “Venationes” o uccisi da un altro gladiatore, ma il sogno della gloria e della remunerazione elevata attraeva gli uomini come api al miele.
Più che l’atletico Massimo, interpretato da Russell Crowe nel film “Il Gladiatore”, i lottatori romani dovevano somigliare al suo sfidante, un Gallo di imponenti dimensioni. Il video sotto, benché introduca un elemento storicamente falso nelle lotte fra gladiatori (le belve venivano impiegate solo durante le “Venationes”), rende sommariamente l’idea di un vero combattimento fra gladiatori:
Fonti: dove non specificate nel testo, National Geographic.