La chiesa della Santissima Trinità di Cristoglie (Hrastovlje), in Slovenia, è decorata al proprio interno con un raro esempio di “danza macabra” quasi completamente intatto, risalente all’ultimo battito di ciglia del Medioevo, nel 1490. Le ipotesi riguardo l’origine dell’edificio sono due. Secondo la prima si tratta di una chiesa romanica del XII secolo, mentre la seconda vede la chiesa come una variante istriana dell’architettura del primo Rinascimento veneziano del XV secolo. La chiesa si trova all’interno di una serie di mura difensive costruite dalla popolazione per difendersi dagli attacchi dell’Impero Ottomano del XVI secolo. Tali architetture difensive si trovano in tutto il territorio sloveno e vengono chiamati “Tabor”.
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La chiesa venne costruita sulla roccia con la pietra locale, e per questo non presenta particolari fondamenta. Una particolarità è la presenza di due sole finestre, che rendono l’interno un vero e proprio “loculo”, buio di giorno quanto di notte. La scelta è conseguenza delle estreme condizioni meteorologiche della zona, sferzata dalla Bora d’inverno e assolata d’estate. La chiese venne modificata nel 1776, quando fu spostato l’ingresso e quando vennero forse (ma la data non è certa) coperti gli affreschi del 1490 di Johannes de Castua, rimasti conservati sotto l’intonaco sino al 1949, quando l’accademico Jože Pohlen li riportò alla luce.
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Tra i dipinti realizzati dall’artista vi è un raro esempio intonso di Danza Macabra, o Danza della Morte, che raffigura alcuni personaggi mentre vengono portati dagli scheletri alla tomba. Naturalmente la funzione dell’affresco era di Memento Mori, e completa tutta una serie di pitture che caratterizzavano il piccolo interno della chiesa.
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Alcuni di questi dipinti di questi includono lettere nella scrittura glagolitica, il più antico alfabeto slavo conosciuto, creato nel IX secolo di Santo Cirillo, un monaco bizantino di Salonicco.
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Il picolo interno della chiesa, completamente affrescato. Fotografia di Bibliofil condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia: