Lungo la costa meridionale islandese si trova l’isola vulcanica di Elliðaey, sulla quale è costruita un’unica solitaria casa, probabilmente una fra le più remote e celebri al mondo. All’inizio degli anni 2000 la foto dell’abitazione si sparse a macchia d’olio in tutto il web, diventando un’icona oggetto di molte speculazioni. In tutto il globo, teorie più o meno fantasiose sul suo proprietario e sulla sua costruzione vennero diffuse tra forum e social network, scatenando gli utenti.
Sebbene la teoria più gettonata veda un misterioso e solitario miliardario come proprietario della casa, sembra che invece la vicenda reale veda protagonista la cantate islandese Björk
Sotto, particolare dell’isola con la casa – Fotografia di Diego Delso condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia:
Si dice che all’inizio del 2000, il primo ministro islandese Davíð Oddsson, avesse annunciato di voler ricompensare la cantante per i contributi dati all’Islanda e alla sua cultura, con la donazione dell’isola di Elliðaey, dove Björk desiderava ritirarsi in pace e armonia. Col diffondersi della fotografia dell’abitazione, aumentarono anche le notizie sul fatto che l’isola fosse stata donata alla cantante gratuitamente (come merito per i servigi resi al paese).
L’isola di Elliðaey cui era interessata Björk – Fotografia di Alchemist-hp via Wikipedia:
Questa e altre voci furono frutto di un’incomprensione di fondo: lungo le coste islandesi, sono due le isole a chiamarsi Elliðaey. La più estesa e pianeggiante delle due, situata nell’area costiera di Breiðafjörður, vicino alla città di Stykkishòlmur, fu oggetto degli interessi di Björk, e non la sua largamente documentata omonima, che si trova invece nell’arcipelago delle Vestmannaeyjar.
La cantante ebbe accesso a un’asta pubblica per aggiudicarsi il terreno della grande Elliðaey, ma fu costretta a cambiare idea, per via di numerose polemiche e controversie politiche nate dal suo interesse per l’isola.
Ma qual è dunque l’origine della casa solitaria più famosa del mondo?
Nel XVIII secolo cinque famiglie islandesi decisero di salpare verso la piccola Elliðaey e di stabilirvisi, creando una piccola colonia che avrebbe vissuto di pastorizia, caccia e pesca. Sebbene i primi due secoli trascorsero senza difficoltà e in armonia, all’inizio del XX secolo l’isola divenne impraticabile, e il suo terreno, così verde e bello, di difficile mantenimento.
La comunità inoltre cominciò a lamentare crescenti attriti fra i propri abitanti
Fu così che, durante gli anni Trenta, l’isola venne abbandonata e le installazioni per lo più smantellate, tranne che per un’unica struttura: questa fu lasciata intatta poiché, dagli anni Cinquanta, sarebbe servita come rifugio di caccia per i membri della “Elliðaey Hunting Association” (Associazione di Caccia di Elliðaey), oggi proprietaria dell’edificio.
Vista di Elliðaey, fotografia panoramica di Diego Delso condivisa con licenza CC BY-SA 4.0 via Wikipedia:
Nonostante Elliðaey fosse povera di animali, essa era (ed è) ricca di pulcinelle di mare, di cui gli islandesi sono particolarmente ghiotti. Ogni anno, durante le stagioni miti, i cacciatori si recano sull’isoletta per cacciare i volatili. Al loro arrivo, “Ból” (ovvero “tana”, così è stato chiamato il rifugio) li accoglie e, sebbene sia sprovvisto di acqua corrente ed elettricità, al suo interno vi sono cibo, letti e addirittura una sauna.
La storia di Ból è dunque meno misteriosa di quanto si pensi, e anche se le informazioni sono a portata di mano per tutti, non mancano ancor oggi teorie fantasiose sulla sua presunta vera natura. Dal rifugio per un’apocalisse zombie, al covo di misteriosi miliardari che complotterebbero contro l’umanità, fino ad arrivare a teorie secondo cui la struttura sarebbe un fake creato con photoshop per fomentare gli utenti di internet.
Mettendo da parte per un momento tutto il mistero che questa piccola meraviglia paesaggistica ha suscitato, è senz’altro un piacere, ormai non solo per gli islandesi, poter godere della vista di un luogo simile, così incontaminato, così naturale, ma allo stesso tempo così inconsueto.