La Cioccolata: dai Popoli Mesoamericani all’Europa il “Cibo degli Dèi”

Al giorno d’oggi il cioccolato, nelle sue svariate forme, è una delizia per il palato praticamente alla portata di tutti. Non è più considerato un prodotto di lusso, riservato a pochi eletti. Ma all’inizio della sua storia, era proprio questa la sua caratteristica: i Maya, che per primi coltivarono la pianta del cacao, chiamavano il cioccolato kakaw uhanal, che significa “cibo degli dei”.

Pianta del Cacao

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La bevanda amara, preparata con acqua calda e cacao, poteva essere consumata solo dai nobili e i guerrieri, oltre che nel corso di cerimonie religiose, durante le quali veniva offerto come dono agli dei.

Divinità mixteche mentre consumano una bevanda al cioccolato

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La storia del cacao è però molto più antica: prima che i Maya iniziassero a coltivarlo, intorno al 1000 a.C, alcuni popoli meso-americani utilizzavano la polpa del frutto, e non i semi, per ottenere una bevanda alcolica, già intorno al 1900 a.C.

I Maya consideravo i semi del cacao così preziosi da usarli come “moneta” nelle relazioni commerciali con altri popoli. La bevanda di cacao e acqua calda, che chiamavano chacauhaa, o anche chocolhaa, veniva aromatizzata con varie spezie, come pepe e peperoncino, oppure addensata con farina di mais e miele.

Uomo con un baccello di cacao – Scultura Azteca

Fonte immagine: Brooklyn Museum via Wikimedia Commons

Una leggenda vuole che sia stato un re Maya a iniziare la coltivazione del cacao, ma secondo gli Aztechi fu il sacrificio di una loro principessa a dare origine alla pianta: la nobile moglie di un re guerriero era rimasta a costudire un immenso tesoro, mentre il marito era in guerra; quando si rifiutò di indicare ai nemici dove fosse nascosto il tesoro, fu uccisa. Dal sangue della principessa nacque la pianta del cacao, dai semi amari come la sua sofferenza, ma in grado di regalare quella forza e vitalità che erano le sue virtù.

Donna azteca travasa la cioccolata da un recipiente all’altro, per ottenere un schiuma densa

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Gli Aztechi chiamavano la bevanda a base di cacao xocoactl (acqua amara), e apprezzavano particolarmente la schiuma ottenuta travasando molte volte il composto a base di cacao, aromi e farina di mais. Per tutti i popoli dell’America centrale, il xocoactl era una bevanda squisita, ma per gli europei che per primi lo gustarono fu una delusione. “Disgustoso per coloro che non lo conoscono, con una schiuma o pellicola in superficie che è molto sgradevole al gusto”:  questo è il parere di un missionario spagnolo del XVI secolo.

Scultura Maya di un uomo che regge in mano pasta di cacao

Fonte immagine: Yelkrokoyade via Wikipedia – licenza CC BY-SA 3.0

Già Cristoforo Colombo, nel 1502, aveva assaggiato la bevanda al cacao, senza restarne particolarmente colpito, tanto che non ne parlò alla Corte spagnola di Isabella e Ferdinando, anche se aveva portato con sé alcuni semi della pianta.

Solo alla fine del ‘500, quando qualche monaco spagnolo sostituì pepe e peperoncino con zucchero e vaniglia, la bevanda al cacao (fatta conoscere agli spagnoli da Hernan Cortés)  incontrò il gusto europeo.

La cioccolata rimase appannaggio esclusivo della Spagna fino a tutto il ‘500, anche quando la tradizionale lavorazione per ottenere delle tavolette solide, sempre di origine azteca, venne sviluppata a Modica, che all’epoca era il più importante protettorato spagnolo. E solo a Modica, oltre che presso qualche comunità di nativi meso-americani, si continua a lavorare “a freddo” la pasta di cacao, su una pietra lavica precedentemente riscaldata. Si ottiene così, dopo vari passaggi, una tavoletta di cioccolata diversa da tutte le altre: friabile e granulosa, grazie ai cristalli di zucchero rimasti integri, e praticamente “pura”, senza aggiunta di sostanze grasse o latte.

Fu la figlia di Filippo II di Spagna, Caterina, che alla fine del ‘500, dopo essere arrivata alla Corte dei Medici, che fece arrivare la cioccolata a Firenze, da dove si diffuse nel nord Italia, in particolare a Venezia e Torino.

La cioccolata del mattino – Pietro Longhi (1775/80)

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Intanto, il consumo di cioccolato era divenuto popolare anche tra l’aristocrazia di Francia e Inghilterra, per quanto a Londra venisse considerato un lusso destinato a coloro che amavano indulgere in atteggiamenti stravaganti.

Con il passare dei decenni, tutti i nobili europei divennero grandi estimatori della cioccolata, considerata una panacea per tutti i mali, ma anche un potente afrodisiaco

Il cacao divenne una merce così preziosa da indurre gli scaltri commercianti olandesi a impadronirsi quasi completamente del controllo dei preziosi semi, mentre le piantagioni si diffusero anche nelle diverse colonie di Gran Bretagna, Francia e Olanda, là dove il clima ne consentiva la coltivazione. Fu però solo alla fine ‘700 che nacque il cioccolatino, lo squisito bocconcino da gustare durante le conversazioni in salotto, proprio a Torino, città già molto conosciuta per la sua produzione di cioccolato.

Donna seduta a un tavolo con tazza e cioccolatiera – Jean-Étienne Liotard (1744)

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Poi, quando agli inizi dell’800 furono inventate delle macchine che consentivano lavorazioni più economiche e veloci, il consumo di cioccolato divenne meno elitario, mentre ai giorni nostri è un piacere alla portata di tutti. Quando si gusta il cioccolato, nelle innumerevoli forme in cui è possibile acquistarlo, difficilmente ci si sofferma a pensare alla millenaria quanto straordinaria storia di questo delizioso “cibo degli dei”, e ancor meno si riflette sul fatto che tanta bontà sia stata portata in tutto il mondo grazie al lavoro di schiavi che certo non potevano assaporarla.

Frutti dell’albero di cacao

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Ancora oggi, in Costa d’Avorio e Ghana, la produzione di cacao si basa sullo sfruttamento del lavoro minorile: migliaia di bambini lavorano come schiavi durante i periodi di raccolta del frutto, senza sapere che sapore abbia la loro fatica…

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.