La Cascata delle Marmore è il “salto” Artificiale più Alto al Mondo

La Cascata delle Marmore è una delle meraviglie più belle d’Italia, ma non tutti sanno che si tratta di un salto artificiale, costruito per la prima volta dai romani e modificato a più riprese nei secoli successivi.

La cascata è alta complessivamente 165 metri, e rappresenta il salto artificiale più alto al mondo

La storia delle cascate affonda le radici nel 271 a.C., quando Manio Curio Dentato, il console romano che mise fine alle guerre sannitiche, ordinò la costruzione di un canale in grado di far defluire le acque del fiume Velino verso il salto naturale di Marmore, in grado poi di congiungersi al fiume Nera, naturale affluente del Tevere. L’opera si rese necessaria per sanificare la Piana Reatina, resa palustre dall’impossibilità del fiume Velino di trovare una via di fuga alle proprie acque.

Fotografia di Copertina realizzata da Croberto68 tratta da Wikipedia e condivisa in licenza CC BY 3.0.

La costruzione Romana

Nel 271 a.C. Dentato ordinò quindi il taglio delle rocce calcaree nei pressi dell’attuale località di Marmore, creando la prima versione della cascata e bonificando la Piana Reatina, che divenne quindi un luogo asciutto nel quale, nei secoli successivi, fiorirono le attività umane.

Sotto, la cascata delle marmore, fotografia di pubblico dominio:

Due secoli dopo l’opera di Dentato, però, i Ternani tentarono di modificare lo stato delle cose a causa dell’enorme quantità d’acqua che il fiume Velino riversava nel Nera. In occasione delle piene stagionali si creavano frequenti allagamenti, dannosi per i ternani. Per risolvere la contesa fra Rieti e Terni furono inviati due avvocati d’eccezione: Quinto Ortensio Ortalo difendeva i diritti dei Ternani mentre Marco Tullio Cicerone quelli dei Reatini. A dirimere la disputa fu Appio Claudio Pulcro, console Romano fra i più influenti della storia. Cicerone riuscì a mantenere lo status-quo, paragonando la Valle Reatina alla splendida Tempe, in Grecia.

Sotto, Cicerone in senato legge le Catilinarie, dipinto di Cesare Maccari del 1888:

Sotto, Cascata delle Marmore, fotografia di Federica Chioni tratta da Flickr condivisa con licenza CC BY 2.0:

Il Medioevo e le Bonifiche Papali

Sotto, il Bacino del Lago Velino com’era in antichità (azzurro) e le attuali zone ancora con l’acqua (in blu scuro):

Similmente a quanto accaduto con gli acquedotti romani, anche la Cascata delle Marmore, senza adeguata manutenzione, finì per riempirsi di sedimenti calcarei, e l’afflusso al Nera diminuì progressivamente. Durante l’epoca Medievale la piana Reatina divenne nuovamente un bacino colmo d’acqua. Sarà solo nel 1547 che si iniziò nuovamente a scavare per liberare le acque del Velino.

La prima versione della cava fu quella Paolina, progettata da Antonio da Sangallo il Giovane (morto di malaria durante la direzione dei lavori), e la seconda, che fu quella definitiva, fu la cava Clementina del 1598, progettata dall’Architetto Giovanni Fontana. Per arrivare allo stato odierno delle cascate sarà necessaria un’ultima opera, ordinata da Papa Pio VI e progettata dal’Architetto Andrea Vici, che nel 1787 modificò i salti della cascata dandogli l’aspetto attuale.

Opere Moderne

Sotto, la diga di Turano, Fotografia di Patafisik tratta da Wikipedia.

Le cascate delle Marmore come le conosciamo oggi furono quindi completate nel XVIII secolo, ma l’afflusso delle acque del Velino era ancora troppo grande per riuscire a defluire interamente nel fiume Nera. Il problema fu risolto soltanto a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, fra il 1938 e il 1939, quando vennero realizzate le dighe di Turano e del Salto su un progetto dell’ingegner Guido Rimini di oltre 20 anni prima.

La portata delle cascate venne quindi definitivamente regolata, le dighe furono sfruttate per produrre energia elettrica e la situazione conobbe l’attuale semi-stabilità. Capita infatti sovente che, nonostante tutte le opere realizzate, il fiume Velino sia così carico d’acqua da riuscire ad inondare, almeno in parte, le valli sottostanti.


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