La Casa Museo dell’Alchimista: l’edificio che testimonia la ricerca della Pietra Filosofale in Italia

A Valdenogher di Tambre, in provincia di Belluno, sorge la “Casa Museo dell’Alchimista”, una dimora del XVI secolo che ad oggi costituisce una delle poche superstiti dell’architettura alpagota. Proprietà dell’Unione Montana di Alpago gestita dalla Pro Loco locale, questo edificio è un rarissimo esempio di abitazione dedicata all’alchimia. A suggerircelo è la facciata dell’edificio stesso, attraverso un complesso simbolismo.

Il Museo sorge nell’ex Palazzo dei Lisandri, il quale probabilmente fu realizzato su commissione dell’alchimista, il quale necessitava di un’abitazione e un laboratorio. Il nome “Palazzo Lissandri” deriva dall’acquisto della casa da parte di Alessandro Bortoluzzi nel XII secolo. Il misterioso alchimista è conosciuto col nome di Alessandro Lissandri. Egli era un esule di Alessandria d’Egitto, luogo in cui apprese le principali nozioni alchemiche. La città di Alessandria era infatti conosciuta per essere il luogo di elezione dell’alchimia. Quando nel 1500 il Tribunale dell’Inquisizione cominciò a scagliarsi violentemente contro tutte le arti magiche, Alessandro fu condannato a morte. Si rifugiò quindi a Venezia la quale, si pensa, decise di confinarlo nell’Alpago, allora territorio della Serenissima. Probabilmente, il conte scelse il luogo in autonomia, in quanto gli alchimisti erano molto selettivi sulla collocazione dei loro laboratori. Comunque sia andata, Alessandro poté qui condurre i suoi esperimenti senza il rischio di incorrere nella pena capitale.

Una volta giunto nel suo nascondiglio montano, Alessandro commissionò un magnifico edificio in stile alpogoto, il quale venne costruito attraverso rigorosi principi alchemici. L’edificio si sviluppa lungo due blocchi architettonici: la facciata e il retro, anche se il secondo è di epoca ottocentesca ed è stato annesso alla casa alla creazione del museo.
Siamo immediatamente in grado di notare l’ordine preciso con cui sono state riposte le finestre dodici sulla faccia, 12 come i mesi dell’anno. Tre all’ultimo piano, quattro al secondo e cinque al terzo.

La facciata è ornata da un apparato decorativo a bassorilievo su pietra bianca e rossa, il quale riporta numerosi simboli legati all’alchimia. Sulla chiave di volta dell’arcata centrale, ritroviamo Mercurio alato la cui testa è incorniciata da una conchiglia. Essa è collegata a San Giacomo, il patrono degli alchimisti. Sulla finestra centrale del terzo piano, vi è una figura in pietra rossa rappresentata con due vasi di piante, i quali sono l’albero dell’Arte e quello della Natura. Vi è poi l’ermafrodita, uno dei simboli alchemici per eccellenza! Esso rappresenta il superamento del dualismo. Infine, possiamo ammirare una coppia di serpenti intrecciati, rappresentanti le forze opposte e complementari della natura. Essi ricordano il Caduceo, scettro del Dio Mercurio oggi utilizzato come simbolo dall’ordine dei medici.

L’alchimia non era considerata semplicemente una magia, ma una vera e propria scienza (concetto rimarcato spesso dal filosofo Giordano Bruno). Oggi infatti possiamo considerarla l’anello di congiunzione tra le pratiche magiche dell’antichità e la scienza moderna. Tuttavia, al tempo veniva condannata dall’Inquisizione in quanto suggeriva di giungere al divino senza la mediazione di nessuno, Chiesa compresa.

Entrando all’interno dell’edificio, ciò che colpisce immediatamente il visitatore sono le pareti completamente ricoperte di fuliggine. L’edificio è sprovvisto di canna fumaria in quanto per riscaldarsi, l’alchimista utilizzava un insolito sistema: i fumi emessi dal focolare fuoriuscivano dall’abitazione tramite delle particolari fessure poste in punti strategici.
Lo stesso focolare utilizzato per riscaldare la casa dell’alchimista veniva poi usato dal nobile Lissandri per i suoi esperimenti alchemici. Probabilmente la casa aveva due fuochi, ma del secondo non è ancora stata dimostrata la collocazione.

Il focolare veniva chiamato “Athanor” e grazie al suo lavoro l’alchimista iniziava la “Magnum Opus”, un processo al cui termine sarebbe stato in grado di ottenere la leggendaria Pietra Filosofale. Per gli alchimisti era fondamentale riuscire a dar vita alla pietra, in quanto grazie al suo potere sarebbero stati in grado di curare ogni malattia umana, animale e minerale. Tra l’altro, secondo la tradizione la Pietra rendeva immortali e trasformava il piombo in oro. Tutti questi poteri della pietra erano metafora della trasmutazione dell’alchimista stesso.

L’edificio si sviluppa su tre piani, ogni piano era dedicato a una fase precisa del processo di Magnum Opus: la Nigredo, l’Albedo e la Rubedo. Al primo piano dell’edificio avveniva la Nigredo, la fase in cui grazie al potere del fuoco la materia veniva fatta regredire al suo stato caotico. Al secondo piano avveniva l’Albedo, la fase di rinascita che avviene quando la materia ritornava alla luce. Difatti, se il primo piano dell’edificio è caratterizzato dal focolare, al secondo vi sono due enormi finestre in grado di illuminare l’intera stanza centrale. La luce era un elemento fondamentale per l’Albedo. All’ultimo piano avveniva invece la fase della Rubedo, grazie alla quale la materia veniva trasmutata.

All’interno dei tre piani ritroviamo un allestimento curato nei minimi dettagli, grazie al quale le guide portano il visitatore alla scoperta dell’alchimia, tramite anche l’aiuto di immagini alchemiche e una piccola biblioteca di volumi dedicati alla pratica.

Il Palazzo Lisandri, che oggi ospita la Casa Museo, ha vissuto svariati anni di abbandono, durante i quali la storia dell’alchimista sfuggito all’inquisizione ha seriamente rischiato di essere dimenticata per sempre. Fortunatamente, un giorno un uomo stava percorrendo la strada che sale dall’altopiano dell’Alpago arrivando ad imbattersi in questo edificio. Venne colpito dalle simbologie ermetiche e la tripartizione della casa, arrivando a scoprire il suo collegamento col nobile Alessandro e l’alchimia. L’edificio venne recuperato, gli ambienti ricostruiti e il museo fu inaugurato il 29 luglio del 2006. Oggi è possibile visitarlo durante i mesi estivi, il sabato mattina dalle 10 alle 12 e domenica pomeriggio dalle 15 alle 18. Il resto dell’anno è possibili visitarlo tramite visita guidata previa prenotazione, in quanto a causa degli ambienti delicati e ristretti la visita è consentita a un piccolo gruppo di poche persone alla volta.

Lo scorrere del tempo stava per occultare per sempre la storia di questo magnifico edificio e del suo misterioso proprietario, ma una serie di fortunati eventi ha fatto in modo di riportare entrambi alla luce. Grazie al lavoro di poche ma determinate persone, l’Italia ha restituito al mondo un gioiello di storia e cultura. Non posso che essere lieta di questo evento e invitarvi a visitare il museo, in modo da tenere per sempre in vita anche questo pezzo della nostra antica, bizzarra ed affascinante storia.

Sonia Ricchetti

Amante dell'esplorazione urbana e dell'arte in generale, si ritrova spesso in giro per l'Europa in cerca di nuovi posti da esplorare e musei da visitare.