E’ ancora incerto quando e come l’uomo provò per la prima volta l’ebbrezza di bere vino. Si ipotizza che i nostri antenati cacciatori-raccoglitori mangiassero l’uva delle viti selvatiche e, trovandola gradevole, ne raccogliessero più di quanta potessero consumarne nell’immediato, depositandola in un “contenitore”, in fondo al quale probabilmente si raccoglieva il succo, che dopo un paio di giorni iniziava a fermentare, creando così le prime forme di vino.
Le cose probabilmente cambiarono intorno al 10.000-8000 aC, quando molte popolazioni si trasformarono da nomadi a sedentarie, grazie all’agricoltura, che consentì la domesticazione della vite. Le prime testimonianze archeologiche di produzione di vino sono state trovate in diversi siti: in Georgia (c. 6000 aC), in Iran (c. 7000 aC), in Grecia (c. 4500 aC) e in Armenia (c. 4100 aC), dove è stata scoperta la più antica azienda vinicola mai trovata fino ad oggi.
Quella che viene considerata la “Più antica bottiglia di vino” del mondo è stata trovata in una tomba romana nei pressi di Speyer, una cittadina della Renania (Germania), e per questo ha preso il nome La bottiglia di vino di Speyer.
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La bottiglia di vino di Speyer, che molto probabilmente, ma non con assoluta certezza, contiene vino, fu trovata nel 1867, durante gli scavi per la costruzione di una casa, in un vigneto vicino alla cittadina. Da allora il manufatto è noto come la “più antica bottiglia di vino esistente al mondo”, risalente circa al 325 / 350 dC. Fin dalla sua scoperta, è stata esposta in una sezione del Pfalz Historical Museum, in una mostra permanente sul vino. Si tratta di un recipiente di vetro giallastro da 1,5 litri circa, con manici a forma di delfino.
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La bottiglia è stata trovata in una tomba del 4° secolo dC., dove, in due sarcofagi, riposavano le spoglie di una donna e di un uomo, che forse era un legionario romano. Il vino fu probabilmente messo nel sepolcro per confortare entrambi durante il lungo viaggio verso l’oltretomba. Sei bottiglie di vetro sono state trovate nel sarcofago della donna, e dieci in quello dell’uomo, fra queste una sola conteneva ancora del liquido.
Secondo analisi fatte solo dopo la prima guerra mondiale, il liquido potrebbe essere vino, probabilmente prodotto nella stessa regione, e diluito con una miscela di erbe atte alla conservazione, dovuta però principalmente allo spesso strato di olio d’oliva posto in superficie e al “tappo” realizzato con cera fusa. Petronio (c. 27-66 dC), nella sua opera Satyricon, scrive di bottiglie sigillate col gesso, con una tecnica analoga. Insolito invece l’uso di bottiglie di vetro, troppo fragile per essere affidabile nel tempo.
Gli scienziati hanno preso in considerazione l’idea di analizzare ulteriormente il contenuto, a partire dal 2011, ma la bottiglia fino ad oggi è sempre rimasta chiusa, a causa delle preoccupazioni su come il liquido potrebbe reagire se esposto all’aria. Il curatore del museo, Ludger Tekampe, ha dichiarato di non aver visto nessuna variazione nella bottiglia negli ultimi 25 anni, mentre l’enologa Monika Christmann della Hochschule Geisenheim University ha detto: “Micro-biologicamente il vino probabilmente non è rovinato, ma non sarebbe una gioia per il palato”.