L’Unico Uomo riuscito a spingersi negli Abissi del lago più Profondo d’Italia: “Ora però vorrei diventare Astronauta”

Un tuffo dove l’acqua è più blu? No, un tuffo dove l’acqua è più nera. Stiamo parlando degli abissi lacustri più profondi d’Italia, quelli del lago di Como (450 metri di profondità) che fino al 30 luglio 2016 nessun uomo al mondo aveva mai osato toccare. O se ci aveva provato lo aveva fatto incorrendo in qualche vana vittoria. Vittoria che un temerario 35 enne comasco, Danilo Bernasconi, è invece riuscito ad afferrare trasformando il quarto specchio d’acqua più profondo d’Europa nel proprio trampolino di lancio. Un lancio non in lungo ma lungo il basso. Mister diving, infatti, con i suoi -220 metri di profondità si è accaparrato il titolo di campione mondiale in record d’immersione in profondità.

La sua si può classificare come la migliore prestazione su scala mondiale sino ad oggi mai raggiunta. L’unica ma non la sola, considerato che il 2013 lo vide impegnato in un altro primato, quello d’immersione continuata: 50 ore sott’acqua a 10 metri di profondità. D’allora d’acqua sotto i ponti – per il recordman, che proprio acqua cheta non è – ne è passata tanta. La citazione che gli si confà maggiormente? “La mente pone i limiti, la volontà li spezza”. Limiti che a ragion veduta l’uomo dei guinness ha deciso di affondare nell’oblio degli abissi insieme alle sue paure.

danilo-bernasconi-3Qui però non si tratta solo di superare i propri limiti ma bensì della possibilità di perdere la propria vita.

Esatto. Soprattutto per il record d’immersione di profondità il gioco si è fatto molto più duro. Uno svenimento o la perdita dell’erogatore avrebbero potuto essere fatali e causare l’annegamento. L’assistenza mi è stata assicurata fino ai cento metri in discesa. Dai 100 ai -220 metri di depressione ho dovuto cavarmela da solo.

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Tra i due, qual è stato il record più difficile da agguantare?

Indubbiamente quello che mi ha visto impegnato cinquanta ore sott’acqua a dieci metri di profondità. Se invece vogliamo parlare del tuffo più adrenalinico ed emozionante è indubbiamente stato quello che mi ha visto scendere fino a -220 metri. Lo rifarei ancora e ancora una volta.

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Sei sceso così lontano dove il blu non esiste più. Ti sei mai sentito con l’acqua alla gola?

Nel tuffo di profondità in assetto contenuto mi sentivo prontissimo, quindi non ho vissuto momenti di sconforto, seppur la luce dopo i 100 metri ha lasciato spazio al nero più assoluto. E’ andato tutto come doveva andare, forse anche meglio. Cosa diversa è stato invece superare il record d’immersione continuata: già alla quarta ora avvertivo freddo proprio perché pioveva e l’acqua del lago si aggirava attorno ai 18 gradi, temperatura assai bassa che neppure la sottomuta a termocoperta (provvista di cavo elettrico) è riuscita a smorzare.

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Raccontaci alcuni attimi di terrore.

Durante il tuffo d’immersione continuata, alla ventesima ora sono iniziate le allucinazioni, delle vere e proprie crisi dissociative che gli psicologi del mio team già avevano ipotizzato, e che abbiamo cercato di superare mediante l’ipnosi terapia. Attorno alla 40esima ora, per esempio, mi sembrava di avere accanto un cane rabbioso. Oppure avevo come l’impressione che la mia postazione si fosse trasformata in una foresta, o ancora peggio in un deserto. Il momento più difficile si è presentato alla 24esima ora: ero in lacrime, completamente esaurito. Devo ringraziare tutto lo staff medico, e non solo, per il supporto emotivo ricevuto. In particolare, la mia dolce metà, Ilenia, anche lei parte del team subacqueo che mi ha assistito in quest’ardua impresa, la quale mi ha dato la forza per non mollare. E che dire dello staff: ha organizzato una spedizione di quattro assistenti i quali una volta scesi in piattaforma hanno cercato di motivarmi e distrarmi giocando un po’ con me.

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Come hai fatto a nutrirti durante la prova d’immersione continuata?

Mi nutrivo di soli cibi liquidi. Alla nona ora il primo vomito, la prima congestione. In cinquanta ore sott’acqua ho perso sette chili e dormito sette ore. Il risveglio permeato da una sensazione negativissima: non sai dove ti trovi.

Come hai ingannato il tempo laggiù, durante l’immersione continuata?

Giocavo a dama, oppure è capitato di ricevere visite di subacquei provenienti da un po’ tutto il Nord Italia. La comunicazione avveniva grazie a degli appositi quaderni chiamati wet note. Come non bastasse un amico sapendo che adoro la batteria mi ha impartito qualche lezione di musica.

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Una curiosità, negli abissi marini e lacustri esistono forme di vita?

Devo deluderti. Assolutamente no. Speravo d’incontrare un Lariosauro, ma là sotto non ve n’è traccia. E menomale, perché la mia più grande paura non è il buio ma sono i pesci a taglia gigante.

Perché la voglia di superare più record?

In primis la mia caparbietà, secondariamente il mio amore per la profondità subacquea. D’altronde gioco per vincere non per partecipare.

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Il prossimo record?

Non ho nulla in cantiere. Anzi spero vivamente che qualcuno possa battere il mio primato in modo da potermi rimettere in gioco.

E’ un appello?

Si, lanciamolo pure questo appello.

Il tuo sogno da bambino?

Fare l’astronauta. In realtà mi ritengo ancora un bambino e come tale sono certo che un giorno riuscirò a diventare astronauta. Continuo a ripeterlo.

Quindi da palombaro degli abissi ad astronauta. In fondo lo spazio e gli abissi seppur agli antipodi hanno qualcosa in comune. Insomma è proprio il caso di dirlo “puntiamo avanti verso la prossima pazzesca avventura sotto i cieli” apostrofava Jack Kerouac.

Le fotografie sono di Giuseppe D’urso e Mario Comi.

Sotto, il video della discesa ai 220 metri:

Sotto, il video delle 50 ore sott’acqua:

Sara Cariglia

Scrivo perché mi da gioia. In fondo il mondo è ricco di storie, di momenti, di episodi, di contingenze che aspettano solo di essere scoperte e raccontate. Mi piace raccontare tra le righe, mi piace flirtare con la scrittura, mi piace leggere la gente. Quando la sfoglio con gli occhi prima di abbozzarla a parole è come se avessi l’impressione di dipingere su tela le loro emozioni. Talvolta le parole rimpiccioliscono i fatti e una delle mie principali responsabilità e far si che questo non accada. Ad oggi le mie ali sono la scrittura. Dico ad oggi, perché non è da molto tempo che ho scoperto e sviluppato questa mia attitudine. Una volta svelata, vi posso assicurare, è stato il volo più bello della mia vita, me ne sono “letteralmente” innamorata. Ormai è ufficiale ed ufficioso, l’arte scrittoria unitamente alla mia grande vocazione per studio e cultura sono i miei tre unici amanti.