L’Elasmotherium, noto anche come “Rinoceronte o Unicorno” gigante siberiano, è una specie di rinoceronti giganti che visse nell’area eurasiatica fra il tardo pliocene e il pleistocene. I resti del mammifero, fra i più grandi vissuti sul nostro pianeta, sono datati fra i 2,6 milioni e i 35/36.000 anni fa.
L’Elasmotherium sibiricum, l’esemplare più conosciuto di questa specie, aveva le dimensioni di un Mammut, e si pensa avesse un enorme corno sulla fronte, lungo fino a 2 metri. Questa teoria è valsa al rinoceronte l’appellativo di “Unicorno siberiano”. L’animale poteva raggiungere le ciclopiche dimensioni di 6 metri di lunghezza e 2 metri di altezza al garrese, per un peso di circa 5 tonnellate. Praticamente quanto un grosso Elefante Africano.
Sotto, il Cranio dell’Elasmotherium con gli enormi denti da erbivoro:
La specie Elasmotherium fu descritta per la prima volta nel 1809 da Gotthelf Fischer von Waldheim, Direttore del Museo di Storia Naturale dell’Università di Mosca. Quello che gli consentì di ipotizzare l’esistenza dell’animale fu una mandibola inferiore, donata al museo da Ekaterina Romanovna Voroncova, nobildonna e scrittrice russa. Nel marzo del 2016, nella regione Pavlodar del Kazakhstan, fu trovato un cranio conservato dell’animale datato circa 35.000 anni fa, il che ha fatto riconsiderare le teorie sull’estinzione dell’animale, prima considerato scomparso definitivamente 200.000 anni fa. L’esemplare trovato era un maschio, certamente in età avanzata, e le cause della morte rimangono sconosciute.
Sotto, l’Olotipo con la mandibola descritta da Von Waldheim:
Il Corno
La principale questione della datazione della fine dell’animale riguarda la presenza di un enorme corno sul muso, dalla lunghezza stimata di 2 metri, che però è tutto meno che certa. Le teorie su cosa servisse questo corno sono differenti. Alcuni scienziati sostengono servisse per difendersi dai predatori, altri per attrarre le femmine, altri ancora per cercare acqua oppure per dissotterrare le radici delle piante. Recentissimi studi, nel 2021, hanno messo in dubbio l’esistenza dell’enorme corno dell’Elasmotherium, facendolo ritenere del tutto sovradimensionato, ma ne parleremo fra poco.
I rinoceronti sono erbivori, oggi come allora, e il corno non poteva avere funzioni di attacco al fine della predazione verso altri animali. Ma non è solo il corno ad essere frutto di ipotesi. Anche la pelliccia dell’animale non è documentata a livello fossile, e l’Eleasmotherium potrebbe aver avuto una pelle rugosa e liscia come i moderni rinoceronti africani. Questa soluzione va però contro la logica riguardante la provenienza geografica di molti fossili, trovati in zone del pianeta freddissime come la Siberia.
L’ipotesi sul corno nasce dall’enorme protuberanza sul cranio del perissodattilo, che è ipotizzata essere la base di una protuberanza gigantesca. Ma questa è un’ipotesi, non esiste un corno fossile vero e proprio. Sulla protuberanza del cranio fossile dell’Elasmotherium è presente una ferita circolare parzialmente guarita alla base, interpretata come la conseguenza di un duello con un altro maschio e indice dell’effettiva presenza del corno.
Uno studio del 2021 però mette in dubbio la presenza dell’enorme corno dell’Elasmotherium, confrontando la sua cupola cranica e la muscolatura del collo con quelle dei rinoceronti moderni. Nella ricerca viene spiegato che entrambi sono inadatti a un corno tanto grande, e più probabilmente sono indicativi di un corno più piccolo, e che la cupola potrebbe funzionare come una camera di risonanza di qualche tipo, simile a quella che utilizzavano i Parasaurolofo o la cresta dell’Adrosauro, milioni di anni prima.
Habitat
Gli elasmotherium vissero fra l’Europa Orientale e l’Asia, precisamente fra il fiume Don e l’odierno Kazakistan. Le cause della loro estinzione sono completamente sconosciute. I primi elasmoteri si estinsero circa 1,6 milioni di anni fa, nel pleistocene, mentre l’ultimo elasmotherium, il più grande ed imponente “Elasmotherium sibiricum”, sembra sia arrivato sino a poche decine di migliaia di anni fa, coevo di Homo sapiens, che forse fu tra le cause della sua estinzione. E’ bene specificare che questa è una circostanza del tutto da verificare, ma c’è chi ipotizza che non solo potrebbe essersi estinto 30 mila anni fa, ma che potrebbe addirittura essere arrivato vivo all’epoca medievale. In pratica l’altro ieri a livello storico. Queste teorie però, ed è importante specificarlo, si rifanno soltanto alle leggende orali e non a testimonianze di tipo fossile, quindi vanno prese non solo con le pinze, ma interpretate proprio come livello di leggenda.
Le leggende
Forse dall’Elasmotherium sembra che traggano origine diverse leggende e miti, diffuse fra la Cina e l’Europa Orientale. La parola cinese “K’i-lin”, che si riferisce a una qualche bestia con singolo corno, fu tradotta in diverse lingue, dalla Mongolia alla Turchia. Un vaso cinese del periodo degli Stati Combattenti, fra il 475 e il 221 a.C., prima dell’unificazione della Cina sotto l’imperatore Qin, suggerisce che l’Elasmotherium sia arrivato sino all’epoca storica.
Sotto, resti fossili di Elasmotherium in mostra al museo di Storia Naturale di Londra:
Nel 1866 lo storico Vasily Radlov trovò tracce dell’Elasmotherium in una leggenda degli Yakuts della Siberia: un “enorme toro nero” ucciso con una sola lancia. La leggenda affermava che la bestia avesse un singolo corno tanto grande che necessitava di una slitta per essere trasportato.
La parola arabo-persiana “karkadann” significa “unicorno” ed è quasi uguale a “karkadan”, il rinoceronte, e nella cultura persiana i rinoceronti sono indicati come portatori di verità e bene nel mondo. Nel cristianesimo, il singolo corno è visto come simbolo del monoteismo.
Nel parlare di leggende non si può non citare il viaggiatore medievale Ibn Fadlan, che racconta:
«Vi è nelle vicinanze un’ampia steppa, e lì vi abita, si dice, un animale più piccolo di un cammello ma più alto di un toro. La sua è la testa di un montone, e la sua coda è la coda di un toro. Il suo corpo è quello di un mulo e i suoi zoccoli sono come quelli di un toro. Nel mezzo della testa vi è un corno, spesso e arrotondato, e più il corno diventa alto più si stringe (alla fine), fino ad assomigliare a una punta di lancia. Alcuni di questi corni crescono fino a tre o cinque ell, a seconda della taglia dell’animale. Si ciba di foglie degli alberi, che sono di eccellente vegetazione.
Ogniqualvolta vede un cavaliere gli si avvicina e, se il cavaliere ha un cavallo veloce, il cavallo prova a fuggire correndo veloce; se la bestia li raggiunge, sbalza il cavaliere di sella con il suo corno, e lo lancia in aria, e lo colpisce con la punta del corno, e continua a fare così fino a quando il cavaliere non muore. Ma non colpisce né ferisce il cavallo in alcun modo o maniera. I locali lo cercano nelle steppe e nella foresta fino a che non lo possano uccidere. Si fa così: essi si arrampicano sugli alberi alti tra i quali passa l’animale. Servono alcuni arcieri con frecce avvelenate; e quando la bestia è tra di loro, essi la colpiscono e la feriscono fino alla sua morte. E io stesso ho visto tre grandi coppe, simili in forma a conchiglie dello Yemen, possedute dal re, e lui mi disse che esse erano state ricavate dal corno di quell’animale.»
L’animale che descrive Ibn era l’Elasmotherium, oppure un altro tipo di grosso erbivoro?
Al di là delle leggende
Se sino a poco tempo fa la leggenda dell’Unicorno era attribuita al Narvalo, il cetaceo che ha un lunghissimo dente che spunta dalla bocca, oggi sembra che, almeno in Asia, alla base del mito possa esserci l’Elasmotherium. Come detto prima i motivi per cui si estinse non sono chiari, ad esempio sono scarse le testimonianze di caccia ai danni del rinoceronte, e soltanto i ritrovamenti fossili potranno fare chiarezza sulla realtà biologica del corno dell’animale e sulla sua presenza sulla terra in epoca storica.
La spiegazione scientifica della sua estinzione è semplice, ma chi vuole credere alle leggende può pensare a qualcosa di diverso. I frammenti di cranio di E. sibiricum dalla regione di Pavlodar, in Kazakistan, indicano che era ancora vivo nella Siberia occidentale fra i 36 e i 35 mila anni fa, con fossili del cranio trovati nelle grotte siberiane di Smelovskaya e Batpak, probabilmente trascinati lì da un predatore.
Questa tempistica coincide all’incirca con le grandi estinzioni del Pleistocene, durante la quale scomparvero molte specie di mammiferi con un peso corporeo superiore ai 45 kg. Questo evento coincise con il passaggio a un clima più fresco, che ha portato alla sostituzione di piante con licheni e muschi, e la migrazione degli esseri umani moderni nell’area in cui viveva l’Elasmotherium.