L’ultimo Pasto di Ötzi: scoperto il contenuto dello Stomaco della Mummia del Similaun

Cosa mangiavano i nostri antenati 5.300 anni fa? La loro alimentazione era certamente funzionale al luogo in cui vivevano, ma oggi sappiamo che gli abitanti delle Alpi Venoste, fra Italia e Austria, prediligevano carne grassa e carboidrati, provenienti da cereali coltivati. Ce lo svela Oetzi, il famoso “uomo del Similaun”, scoperto nel 1991 e continua miniera di informazioni sulle abitudini degli uomini dell’età del Rame.

Sotto, fotografia di Thilo Parg condivisa con licenza CC BY-SA 3.0 via Wikipedia:

Il contenuto dello stomaco dell’antichissima mummia è stato oggetto di studio da parte degli esperti di mummie Eurac Research, il cui risultato è stato pubblicato su Current Biology.

Gli scienziati hanno scoperto che l’ultima cena di Oetzi fu a base di:

Carne di stambecco, farro monococco e felce aquilina

Uno degli autori dello studio, Frank Maixner, confessa il proprio stupore nell’aver visto a occhio nudo il tessuto adiposo dello stambecco, immediatamente riconoscibile perché idrorepellente.

Sotto, fronde di Felce Aquilina – fotografia via Wikipedia:

La carne era stata essiccata e affumicata lievemente, rendendola simile al moderno speck, mentre il farro monococco venne consumato non macinato. La felce aquilina invece, una pianta altamente tossica che può causare la morte per avvelenamento, costituisce un enigma per gli scienziati. Una delle ipotesi è che Oetzi, che soffriva di parassiti intestinali, stesse cercando un rimedio mangiando questo tipo di pianta. Le tracce di felce potrebbero essere altresì soltanto indice dell’involucro dell’alimento principale, sicuramente la carne di Stambecco, ed esservi rimaste attaccate finendo casualmente nello stomaco.

Nonostante i ricercatori avessero già esaminato gli intestini di Oetzi, questo è il primo studio sul contenuto del suo stomaco

La ragione di questo studio tardivo è abbastanza strana. Dopo la morte, avvenuta in modo violento, lo stomaco dell’uomo si spostò verso l’alto. Soltanto nel 2009 un radiologo riuscì a vederlo all’interno della gabbia toracica, scoprendo con meraviglia che era pieno.

Le conclusioni di Albert Zink, direttore di Eurac Research, spiegano le ragioni dell’alimentazione di Oetzi:

L’ultimo pasto dell’Iceman conteneva un’elevata quantità di carboidrati, proteine e grassi, perfettamente bilanciati per le sfide poste dagli ambienti di alta montagna“.

Il passo successivo sarà riuscire a identificare i batteri che abitavano l’intestino di Oetzi, e confrontarli con quelli degli uomini moderni.

Fonte: Ansa, AGI.

Matteo Rubboli

Sono un editore specializzato nella diffusione della cultura in formato digitale, fondatore di Vanilla Magazine. Non porto la cravatta o capi firmati, e tengo i capelli corti per non doverli pettinare. Non è colpa mia, mi hanno disegnato così...