L’ultimo abbraccio di Famiglia: drammatica testimonianza del Terremoto di Creta del 365 d.C.

Cipro, 21 Luglio 365. In quell’epoca l’isola è sotto il controllo dell’Impero Romano, già diviso come d’Oriente e d’Occidente da Valentiniano I, il quale ha affidato la parte orientale dell’Impero a suo fratello Valente. I due hanno preso il potere nel 364, e le invasioni barbariche che saranno fra le cause dell’inizio della fine dell’Impero Romano sono di là da venire, con la battaglia di Adrianopoli (dove morirà Valente) che si svolgerà soltanto 13 anni più tardi, nel 378. Probabilmente quella era un’estate come tante, passata al caldo delle spiagge cipriote in una terra ricca e benestante.

Ma quel 21 Luglio del 365 la natura decide di sconquassare tutto il Mediterraneo meridionale. La placca tettonica europea si immerge sotto quella egea, provocando il sisma più violento mai registrato nel nostro mare:

Il terremoto ha una magnitudo di 8.3/8.5 sulla scala Richter

La terra di Creta, vicino a Cipro, si muove di 9/10 centimetri di altezza, e molte città costiere di tutto il Mediterraneo vengono distrutte. Al sisma segue uno tsunami con onde di 9 metri di altezza che raggiunsero non solo le città e le isole greche, ma anche quelle della Calabria e della Sicilia, e poi più a sud, dove lo tsunami raggiunge la maggiore violenza con onde alte 12 metri che invadono Alessandria d’Egitto per due chilometri dalla costa.

Ovunque è distruzione e morte

Anche se è impossibile fare una stima precisa, le vittime della catastrofe sono circa 45.000. Fra queste si annovera anche una famiglia di tre persone a Kourion, sull’isola di Cipro.

Ora, facciamo un salto in avanti di circa 16 secoli. Nel 1984 l’archeologo statunitense David Soren, che sta lavorando alle ricerche su quella catastrofe, scopre che l’epicentro del terremoto è stato a sole 25 miglia marine a sud-ovest della città di Kourion. La sua scoperta, anche se poco appariscente, è fra le più significative dell’archeologia mondiale, e consente di comprendere molto meglio le dinamiche di distruzione e morte che provocò quell’evento.

Sotto, David Soren, fotografia condivisa con licenza CC BY SA 3.0 via Wikipedia:

Soren scopre anche, fra i resti di una villa romana, tre scheletri che testimoniano la drammaticità delle conseguenze del terremoto. I resti di questi antichissimi ciprioti sono abbracciati, l’uno all’altro, in una scala di protezione familiare con poche corrispondenze nei ritrovamenti archeologici moderni.

Lo scheletro nella parte inferiore è quello di un bambino, il quale viene abbracciato dalla madre che è a propria volta abbracciata dal padre, in un estremo tentativo di protezione.

I tre sono stretti nella speranza che lo tsunami non li travolga con la sua furia devastante, che la casa che abitano non li schiacci sotto il peso delle sue macerie.

Purtroppo per loro quell’abbraccio sarà l’ultimo atto di affetto della loro vita, una drammatica testimonianza di quel 21 Luglio 365, quando il Mar Mediterraneo travolse ogni cosa…

Oggi i tre scheletri sono visibili al Museo Archeologico di Kurion, a Cipro, dove sono esposti all’interno di una bacheca.


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