Se pensiamo ai personaggi dei romanzi di Victor Hugo ci appaiono caratterizzati da drammi, coinvolti in uno scontro costante con l’esterno, con un’irriducibile fatalità che ha a che fare a volte con la società, altre volte con la storia. I personaggi sono coinvolti in una lotta che genera un avvicinamento al sublime pur se va incontro al fallimento. Questa lotta che conduce fino alle soglie della bellezza più elevata, vede protagonisti soprattutto gli umili, emarginati nobilitati dai loro gesti e dalla capacità di essere profondi.

Pensiamo al celebre romanzo “Notre-Dame de Paris” e a come le tematiche dell’amore e del dolore siano presenti, così come nella vita di sua figlia Adèle, che finirà i suoi giorni nella più totale emarginazione.
Attraverso le pagine i personaggi vengono raccontati esibendo il loro doppio lato: l’uomo e il mostro. Ma il mostro si annida soprattutto nell’anima, non banalmente nella deformità fisica del gobbo. Il mostruoso è anche la schizofrenia che attanaglia la vita di Adèle.
E’ nell’anima che si annidano i mali della società, le imposizioni, le costrizioni.
L’attenzione alla sorte degli ultimi, degli emarginati, come lo sarà Adèle, è una costante nei lavori di Hugo. Quando lo scrittore parla degli ultimi li nobilita attraverso gesti di amore che rivelano la bellezza dell’anima spesso associata a dolore e miseria.
Immaginiamo quello che possa esser stato nascere come la figlia di Victor Hugo. Stiamo parlando del padre del Romanticismo in Francia. Quanto c’è nella storia di Adèle del padre, delle suggestioni dei suoi romanzi? La sua non è la storia di una vittima, forse solo all’apparenza, ma una prova di coraggio, di ricerca. Un tentativo di affermarsi allontanandosi dalla figura imponente del padre. Il suo modo di amare, persecutorio, che si spinge fino a voler distruggere la vita (almeno quella sentimentale) del suo amato, è una scelta di puro egoismo, di affermazione incessante di sé.

La vita non è mai facile per i figli dei grandi scrittori, soprattutto quando donne. Potremmo ricordare le figlie di John Milton, che scrivevano sotto dettatura quando il padre divenne cieco. Molte volte le figlie sottoposte all’autorità paterna o al vuoto lasciato dagli impegni dei padri hanno subito anche le restrizioni imposte alle donne desiderose di esprimere il proprio talento, dalle convenzioni e dalle aspettative della società del tempo.
La vita familiare di Adèle Hugo subì un repentino cambiamento a seguito delle opinioni politiche dello scrittore. Con l’ascesa al potere di Napoleone III inizia infatti il declino politico di Hugo: quando il futuro imperatore dà avvio a provvedimenti anti-liberali come l’abrogazione della legge elettorale del 1850, riducendo gli aventi diritto al voto, Hugo manifesta il suo disappunto ed esprime la propria visione politica attraverso opuscoli e scritti.
Nel 1851, Hugo parte per l’esilio recandosi prima a Bruxelles, poi nell’isola di Jersey e in seguito a Guernsey. Al centro del comportamento di Adèle Hugo c’è sempre la contesa con il padre, e l’inseguimento del tenente Pinson, di cui si innamora irrazionalmente, rappresenta un allontanamento dalla famiglia. La negazione del padre è la condizione per affermare sé stessa contro i limiti che le vicende le avevano di fatto imposto lasciando Parigi.
Ma chi era Adèle Hugo?
Adèle fu la figlia più piccola di Victor Hugo, l’unica che sopravvisse alla morte del padre. Nacque il 28 luglio 1830, e i turbamenti politici segnarono immancabilmente la sua vita familiare. Cresciuta con la sorella Léopoldine e i fratelli Charles e François-Victor in mezzo agli agi e alla cultura, coltivò fin da piccola il suo talento per la musica. Problematico fu il suo rapporto con la sorella nei confronti della quale avvertì sempre un senso di inferiorità, considerandola la figlia prediletta dal padre. Quando Léopoldine fu vittima di un incidente in barca, subito dopo il matrimonio, questo suo senso di inadeguatezza si acuì per l’enorme sofferenza provata dal padre, che si espresse in poesie ininterrotte.

Il dolore di Victor Hugo non la ostacolò dall’impegnarsi nelle sue attività, e di scrivere contro la pena di morte e contro il colpo di stato attuato da Luigi Napoleone. Nel 1851 Hugo lasciò la Francia per Guernsey essendosi opposto alla politica di Napoleone III.
Al momento della decisione di suo padre di lasciare la Francia Adèle aveva poco più di venti anni. Nel momento in cui sarebbe dovuta entrare in società nella splendida Ville Lumière, e pensare a un degno matrimonio, si ritrovò a vivere su un’isola remota e sperduta la cui vita sociale non forniva i diversivi e la compagnia per rivaleggiare con quella di Parigi. In quei tempi descriveva nel suo diario in maniera critica gli ambienti in cui era obbligata a muoversi.
Tra i divertimenti offerti sull’isola c’erano le gare che descrive nel suo diario del giugno 1855 sotto il titolo “Les Courses de Jersey”. La scrittura diviene il primo modo per Adele di cercare un riscatto dalla figura paterna, confrontandosi esattamente su quello che era il dominio di Victor Hugo.
E’ proprio sull’isola che Adèle conosce il tenente Albert Pinson. Per i due viene fissata la data di matrimonio al 1855. Ma Adèle lo rifiuta inspiegabilmente. Si pentirà subito della sua scelta, dando inizio ad una storia travagliata fatta di inseguimenti, bugie, alla ricerca del suo amato.
E’ la storia di un’ossessione amorosa, un amore puramente egoistico che annulla totalmente l’altro. Ma anche una storia di incredibile coraggio se pensiamo al viaggio che Adèle compie ad esempio per seguirlo fino in Canada. Affronta l’oceano, la solitudine, i pericoli, vagando per Paesi diversi guidata dalla forza della sua idea fissa, del suo obiettivo irrinunciabile. Nulla possono le lettere dei familiari, imbroglia anche loro. Ma cosa cercava se non colmare un vuoto profondo con un sogno, un’idealizzazione esasperata di un uomo, soggiogato a sua volta dalla sua stessa deificazione?
Nonostante il rifiuto di Pinson, Adèle continuò a perseguitarlo
La storia del suo peregrinare ha acceso l’immaginazione di scrittori e registi. Indimenticabile il film di François Truffaut che focalizzò tutta la sua attenzione sul volto della bella e allora giovanissima Isabelle Adjani, per cui il film fu di fatto costruito sulle espressioni del suo indimenticabile volto.
Sotto, Adele H. – Una storia d’amore:
Nella cittadina canadese di Halifax Adèle arrivò presentandosi con il nome di Miss Lewly. Riservata e con un comportamento misterioso, sosteneva di trovarsi in Nuova Scozia alla ricerca di un ufficiale inglese, il tenente Pinson, che qualificava di volta in volta come fidanzato di una parente, o in altri modi. Si era imbarcata sotto falso nome per inseguire l’uomo che aveva promesso di sposarla, e del quale era perdutamente e fantasticamente innamorata. Il tenente però non mostrava nulla nei suoi confronti, cercando puntualmente di allontanarla.
Ma per Adèle ogni rifiuto non faceva altro che alimentare la sua passione e la sua determinazione, secondo un atteggiamento tipicamente romantico per cui l’impedimento, l’ostacolo, non crea che esaltazione. Arrivò addirittura a travestirsi da uomo per poter incontrare l’ufficiale, sperando d’indurlo a provare di nuovo sentimenti per lei, oppure arrivò a offrirgli del denaro per i suoi debiti di gioco. Tentò ancora di ricorrere ad un mesmerizzatore per convincerlo a ipnotizzare l’ufficiale.

Venuta a conoscenza del fidanzamento di Albert con una giovane del luogo, si recò dai familiari della fanciulla per annunciar loro che aspettava un figlio da lui, cosa non vera, incurante dell’umiliazione cui si sottoponeva, della sottomissione al desiderio che l’avrebbe condotta alla follia. Quando Pinson venne trasferito alle isole Barbados, Adèle lo raggiunse anche lì. Ormai con gli abiti laceri attraverso vie polverose, in preda a una totale alienazione, non riconosceva neanche più il suo amato. Una donna, M.me Baa, si prese cura di lei incaricandosi di organizzare il suo rimpatrio.
Adele sopravvisse a suo padre, morendo nel 1915 nel manicomio dove venne curata per schizofrenia. Non è semplice stabilire in lei un confine tra forza e debolezza. Rivelò un incredibile coraggio nel muoversi da sola senza aver ripensamenti, in totale opposizione e disobbedienza al padre, la ricerca di una libertà condotta in maniera assurda, mossa dalla volontà di esprimere se stessa al di là del bene e del male. Di fronte alla vicenda di Adèle Hugo saltano infatti tutte le categorie di giudizio. La stessa Isabelle Adjani fu affascinata dal personaggio che interpretò, ne fu quasi rapita.
«Il suo viso racconta da solo una sceneggiatura intera, i suoi sguardi creano situazioni drammatiche, potrebbe anche permettersi di recitare in un film senza storia, sarebbe un documentario su di lei e varrebbe più di qualsiasi storia romanzata.» François Truffaut a proposito di Isabelle Adjani.