L’Ossario della Chiesa di Sedlec: un luogo Sacro con 40.000 Scheletri Umani

Ci troviamo nella città di Kutnà Hora (nei pressi di Praga), città che tra il 1290 e il 1620 fu capitale finanziaria del Regno di Boemia. Kutnà Hora divenne famosa negli anni perché, proprio qui, furono trovati i primi giacimenti d’argento con i quali venne poi coniata quella che era la moneta del Regno, chiamata “il Grosso di Praga”. La sua fama crebbe anche in ambito architettonico e artistico, tanto che nel 1995, il centro storico, la chiesa di Santa Barbara e la Chiesa di Nostra Signora di Sedlec, entrarono a far parte del patrimonio dell’UNESCO.

Sotto, la Chiesa di Nostra Signora di Sedlec:

Soffermiamoci però sulla Chiesa di Sedlec, meta meravigliosamente macabra e ambita soprattutto dai dark tourists. Nei pressi della chiesa, precisamente nei sotterranei di una cappella funebre, si trova infatti l’ossario di Sedlec (in ceco Kosnice Sedlec). Al suo interno sono presenti 40.000 scheletri umani le cui ossa sono state utilizzate per decorare gli interni dell’ossario. Le ossa risalgono al periodo che va dal 1300 al 1400, anni in cui ci furono due grandi avvenimenti: la peste nera e le guerre hussite. Inoltre si narra che nel 1278, l’abate Enrico del monastero cistercense venne mandato in Terra Santa per volere del re Ottocaro II di Boemia. Al suo ritorno Enrico portò con sé una giara piena di terra raccolta a Golgota e la disperse nel cimitero di Sedlec. Dopo questo avvenimento, molte persone decisero di seppellire i loro cari in questo cimitero perché, grazie alla Terra Santa cosparsa da frate Enrico, chiunque vi fosse stato seppellito avrebbe avuto salvezza eterna. In conseguenza della peste del XIV secolo i morti erano talmente tanti che non c’era abbastanza spazio nei cimiteri, e fu quindi necessario costruire un ossario per contenere le ossa dei defunti.

Sotto, il lampadario dell’ossario, realizzato completamente di Ossa. Fotografia via Wikipedia:

Nel 1870, un intagliatore al servizio del duca di Schwarzenberg, il cui nome era František Rint, decise di utilizzare questa moltitudine di ossa per decorare la cripta. Oltre alla decorazione, Rint realizzò delle vere e proprie sculture, fra tutte le più incredibili sono: il gigantesco lampadario posto al centro della cripta composto da teschi e altre ossa incastrate tra loro, l’ornamento dell’altare e infine lo stemma della famiglia Schwarzenberg riprodotto meticolosamente nei minimi particolari e anch’esso realizzato interamente con ossa umane. Appaiono poi candelabri, calici, piramidi di teschi e spaventose ma incredibili ghirlande di ossa appese su tutti i muri della cripta.

Sotto, lo stemma degli Schwarzenberg:

La cripta ossario è piccolina, le pareti sarebbero bianche (ma è difficile scorgere l’intonaco delle pareti), ed è interamente decorata con ossa umane. Un capolavoro dell’arte macabra che si trova a pochi chilometri dalla capitale ceca e che merita assolutamente di essere visitata.

Dettaglio dello Stemma degli Schwarzenberg:

Sotto, un dettaglio dell’Ossario. Fotografia di Curios Expeditions condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Flickr:

La firma nell’Ossario. Fotografia di Curios Expeditions condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Flickr:

Dettaglio di un Teschio. Fotografia di Curios Expeditions condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Flickr:

Vista complessiva sull’ossario. Fotografia di Curios Expeditions condivisa con licenza CC BY-SA 2.0 via Flickr:

Caterina Licini

Mi chiamo Caterina Licini, sono di Padova ed ero una ballerina classica professionista. Dopo anni di lavoro nel mondo dello spettacolo ho ricominciato a studiare laureandomi in comunicazione con specializzazione in copywriting allo IED di Milano. Sono appassionata di moto, auto e amo l’inverno. Provo una certa antipatia per gli unicorni, i fenicotteri e tutto ciò che rimanda al mondo dei cuoricini e dei marshmallow e sono affascinata da miti, leggende, occultismo ed esoterismo. Adoro l’arte ma quella contemporanea non la capisco. Concludo dicendo che preferisco fare più cose contemporaneamente. Il famoso “dolce far niente” per me non affatto dolce.