San Valentino è considerato a livello mondiale il giorno degli innamorati, con un’economia di enorme rilievo che si muove attorno alla festività. Le origini di questa festa sono assai antiche, certamente pagane, e affondano le radici in epoca romana. Dal 13 al 15 Febbraio infatti i Romani celebravano la festa dei Lupercali, che aveva la funzione di purificare l’uomo e benedire l’arrivo della nuova stagione fertile. Queste feste vennero celebrate praticamente dall’inizio dell’Impero (27 a.C) sino alla sua fine (476 d.C.), ben oltre la conversione al cristianesimo di Roma.
Durante il rito venivano sacrificate capre e cani
La festività veniva celebrata da sacerdoti chiamati “Luperci“, che officiavano completamente nudi eccezion fatta per le parti intime, coperte con la pelle degli animali sacrificati, che diversi fonti riportano come capre e cani. La pelle della capra veniva utilizzata a strisce come una specie di innocua frusta, che veniva sbattuta in tutto il colle Palatino per favorire la fecondità della terra. Oltre alla terra venivano colpiti anche gli abitanti di Roma, in particolar modo le donne, che si offrivano volontarie alle scudisciate sperando in una rapida gravidanza.
San Valentino: Vescovo e martire torturato e decapitato
Sopraggiunta l’epoca Cristiana, nell’Impero Romano i Lupercalia, un classico rito pagano con sacrifici di animali, si tramutò nella celebrazione di un santo, San Valentino appunto, che fu vescovo e martire, decapitato (secondo leggenda) alla veneranda età di 97 anni il 14 Febbraio del 273. Il santo fu ucciso dal soldato romano Furius Placidus, che rispose a un ordine imposto direttamente dall’imperatore Aureliano che voleva così punire l’affronto fatto dall’uomo. Leggenda vuole che Valentino avesse acconsentito a sposare un soldato romano di culto pagano, Sabino, a una donna cristiana, Serapia, entrambi morti pochi istanti dopo la benedizione matrimoniale. I due avevano una salute precaria, e l’agiografia del santo si compie con la morte degli sposi e il martirio di Valentino stesso.
Tutta questa è una leggenda naturalmente, il martirio di San Valentino è diverso secondo l’enciclopedia dei santi, ma la morte del povero vescovo ternano è comunque del tutto uguale.
La storia di San Valentino da Terni inizia molto prima, quando fu convertito e nominato prelato alla giovanissima età di 21 anni, nel 197, posto alla guida della natìa diocesi di Terni. Il suo primo incontro con un imperatore fu nel 270, con Claudio II il Gotico, che lo graziò dalla morte. Il secondo incontro, con Aureliano, non si concluse in modo tanto fortunato, e finì con la morte violenta dell’ormai anzianissimo predicatore Ternano.
Dopo che fu torturato e decapitato, venne sepolto dai suoi discepoli Proculo, Efebo e Apollonio, che finirono per questo anch’essi martirizzati. Le sue reliquie diventarono merce preziosa, e finirono in giro per tutta Italia in varie chiese e santuari, fra cui la chiesa di San Giorgio a Monselice, in cui è stato recentemente ricostruito il volto del santo.
Sotto: il cranio di san Valentino nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma.
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Perché San Valentino?
L’origine della festa che è giunta ai giorni nostri è chiaramente pagana, e il nome assegnatole risale al periodo successivo alla conversione di Roma al cristianesimo, quando Papa Gelasio I, nel 496, la proclamò ufficialmente. Il Santo protettore degli innamorati (ma anche degli epilettici!) avrebbe dato nome al 14 Febbraio per una serie di coincidenze, ma principalmente per il giorno del martirio e per la causa che lo scatenò:
La celebrazione del drammatico matrimonio fra Serapia e Sabino, proprio durante la festa delle Lupercalia
L’assegnazione della Basilica di Terni ai Benedettini, primi custodi della chiesa dedicata al martire cristiano, contribuì a diffondere il culto per il santo, con i monaci che si prodigarono nel diffonderlo oltre i confini cittadini.
Terni, basilica di San Valentino, altare con il santo. Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:
Sotto: Un disegno raffigura la morte di San Valentino (certamente uno fra i due uccisi). I romani giustiziarono due uomini con lo stesso nome il 14 febbraio in diversi anni nel III secolo dopo Cristo.
Lo scambio di doni e biglietti d’auguri fra innamorati (o aspiranti tali) risale però al basso medioevo, quando con Geoffrey Chaucer venne introdotto, anche nel mondo anglosassone, il concetto di Amor cortese. Il merito della diffusione della festa e del suo nome va però in parte anche ai monaci Benedettini, antichi affidatari della Basilica Ternana e delle reliquie di San Valentino. Durante i secoli successivi il business legato alla stampa delle Valentine, i biglietti d’auguri, fece il resto, con ingenti campagne pubblicitarie volte alla promozione di questa antica e strana festività.
Sopra: una Valentina del 1875 destinata a Clara Dunn. Fotografia di pubblico dominio via Wikipedia:
Per quanto la genesi della festa sia pagana e legata a sacrifici animali e azioni poco ortodosse come le frustate “propizie” alle donne, la parte più macabra della storia è legata al martirio di San Valentino, ucciso durante il periodo delle persecuzioni cristiane.
La diffusione attuale della festa è di origine riconducibile al mondo anglosassone, ma soprattutto al business della festività che, come noto, trae profitto da biglietti d’auguri, doni e pensieri romantici.