L’Omicidio della Ragazza dei Sigari: il Caso irrisolto che ispirò un capolavoro di Edgar Allan Poe

Nello storico cimitero di Greenwood, a Brooklyn, c’è un imponente mausoleo costruito come un antico tempio. E’ il luogo dell’eterno riposo di John Anderson, un ricco commerciante di New York, proprietario di un lussuoso negozio per fumatori (volgarmente un tabaccaio) che sorgeva a Lower Manhattan. Anderson si trovò coinvolto in un caso di omicidio che scosse l’opinione pubblica cittadina dell’epoca, 177 anni fa, delitto rimasto sempre irrisolto: “l’omicidio della ragazza dei sigari”.

Fonte immagine: Wikimedia Commons

Fu uno dei primi casi di omicidio che attirarono la morbosa curiosità del pubblico, anche per i sordidi dettagli rivelati dai tabloid popolari, che in quegli anni stavano iniziando la loro ascesa.

L’omicidio, e soprattutto la superficialità delle indagini (che infatti non diedero alcun risultato), furono tra i motivi che portarono a riformare e modernizzare il dipartimento di polizia della città, oltre che l’ispirazione per un racconto di Edgar Allan Poe, l’inventore del racconto poliziesco.

Nel 1841 New York si avviava a diventare la più grande città degli Stati Uniti, con circa 320 mila abitanti, grazie ai molti immigrati irlandesi e tedeschi (i milioni di Europei che cercarono fortuna nel nuovo mondo partirono in massa qualche decennio dopo). Attorno alle zone signorili come la Quinta Strada, Broadway e il Greenwich Village, si allargavano squallide baraccopoli: la città era in costante crescita e brulicava di ogni genere di persone. Per garantire la sicurezza dei cittadini c’erano meno di duecento tra poliziotti, agenti, e guardie, organizzati con un antiquato sistema di sorveglianza.

Tra Liberty Street e Broadway c’era il negozio di John Anderson, un locale di alta classe dove si vendevano articoli per fumatori, in sostanza una tabaccheria di lusso, frequentata dagli uomini più in vista della città.

Oltre ai prodotti, anche esclusivi, c’era anche un altro motivo a rendere così popolare il negozio di Anderson: Mary Cecilia Rogers.

La ragazza era conosciuta in città come la “Beautiful Cigar Girl”, la bella ragazza dei sigari, famosa per il suo bel viso e la graziosa figura. Mary Rogers fu assunta per stare alla cassa, con il secondo fine di attirare i gentiluomini della città, e flirtare discretamente con loro.
E infatti gli uomini accorrevano, dai modesti impiegati fino a famosi scrittori. Il negozio di Anderson divenne una sorta di club di fumatori letterario, frequento da personaggi come Washington Irving, Edgar Allan Poe e molti altri. Anche se talvolta la ragazza si mostrava confusa da un complimento troppo audace, in realtà il suo sguardo rimaneva sempre freddo e distaccato, consapevole del proprio ruolo.

Pare che il suo sorriso fosse più efficace di una freccia di Cupido

Mary Rogers divenne quindi molto nota in città, tanto da suscitare chiacchiere e pettegolezzi, perfino articoli sui giornali. Sul New York Morning Herald, un giornalista metteva in guardia dai pericoli che potevano correre le belle ragazze, impiegate a bella posta per attirare clienti: quelli senza scrupoli potevano condurle alla rovina.

Purtroppo, il giornalista dell’Herald fu profetico: durante l’estate del 1841 Mary Rogers scomparve

In una domenica di mezza estate, il 25 luglio, Mary disse alla madre e al fidanzato, Daniel Payne, che sarebbe andata a trovare alcuni parenti nel New Jersey. Durante la giornata New York fu investita da una forte tempesta, così nessuno si preoccupò del fatto che Mary non fosse rientrata a casa (o meglio, nella pensione gestita dalla madre). Già un’altra volta, nel 1838, Mary era scomparsa, lasciando un biglietto in cui minacciava il suicidio. Una folla di ammiratori era accorsa al negozio per chiedere notizie, e la ragazza arrivò a rassicurarli. Secondo molti si era trattato di una trovata pubblicitaria di Anderson.

In quel luglio del 1841 però, Mary non fece più ritorno

Il 28 luglio, due uomini che passeggiavano lungo le rive del fiume Hudson, in una località chiamata Sybil’s Cave (grotta della Sibilla), videro galleggiare in acqua qualcosa che sembrava un corpo di donna. I due si avvicinarono con una barca e rimasero scioccati alla vista del corpo di Mary, brutalmente assassinata. Secondo il medico legale, la donna era stata strangolata, ma prima picchiata con violenza e stuprata; secondo un rapporto medico “i suoi lineamenti erano a malapena visibili perché le era stata fatta una violenza inaudita”.

L’omicidio, con una vittima così giovane (Mary aveva solo 20 anni) e bella, tanto nota in città, catturò l’interesse dei cittadini di New York, e ovviamente della stampa, che riportò ogni dettaglio del caso. Il primo sospettato fu il fidanzato, subito scagionato perché dotato di alibi. Nei dintorni di una taverna vicina al luogo dove era stato trovato il corpo, furono rinvenuti dei vestiti di Mary “evidentemente lì da almeno tre o quattro settimane”.
Poi, nel mese di ottobre, ci fu qualcosa che rese ancora più drammatico l’accaduto: il fidanzato si suicidò, avvelenandosi proprio nei pressi della Sybil’s Cave. Lasciò un biglietto piuttosto criptico: “Al mondo – eccomi qui sul posto. Possa Dio perdonare la mia vita sprecata.”

Un anno dopo il suicidio di Payne, il proprietario della taverna fece una confessione sul letto di morte: Mary Rogers, quella domenica, era stata nella sua taverna, insieme ad uomo “alto e scuro”, che lui sapeva essere un dottore. Secondo l’oste la ragazza era lì, nel suo locale, per sottoporsi ad un aborto, poi finito in tragedia. Lui stesso si sarebbe sbarazzato del corpo, mentre uno dei figli aveva gettato i vestiti nel bosco. Tutta questa presunta ricostruzione non spiega ovviamente né lo strangolamento, né la brutale violenza subita da Mary.

La vox populi invece indicava come colpevole il suo datore di lavoro, John Anderson, che probabilmente l’aveva messa incinta e poi consegnata nella mani di Madame Restell, la più famosa abortista di New York (l’interruzione della gravidanza divenne reato solo dal 1845). Secondo alcune lettere anonime, recapitate all’Herald, la Restell era responsabile della morte di Mary, ma non fu mai indagata dalla polizia.

L’attenzione per il caso irrisolto, come sempre accade, fu distolta da altri efferati omicidi, ma lo scrittore Edgar Allan Poe scrisse una continuazione di “Gli omicidi della Rue Morgue”, intitolando il racconto “Il mistero di Marie Rogêt”. La storia, scritta nel 1842, è ambientata a Parigi, ma Poe precisò: “Gli straordinari dettagli che ora sono chiamato a rendere pubblici… saranno riconosciuti da tutti i lettori dell’omicidio di Mary Cecilia Rogers, a New York.”

Anche nel racconto di Poe, come nella realtà, l’omicidio rimane irrisolto.

Dal racconto venne tratto un film noir “The mystery of Marie Roget” del 1942, di cui sotto trovate il trailer:

Annalisa Lo Monaco

Lettrice compulsiva e blogger “per caso”: ho iniziato a scrivere di fatti che da sempre mi appassionano quasi per scommessa, per trasmettere una sana curiosità verso tempi, luoghi, persone e vicende lontane (e non) che possono avere molto da insegnare.