Esiste un luogo a Firenze che assume la funzione di piccola “macchina del tempo”. È capace di catapultare il visitatore dalla frenesia del traffico cittadino a un’isola verde di pace e silenzio. Si tratta dell’Isola dei Morti, il cimitero inglese di Piazzale Donatello.
Fotografia ©Sonia Ricchetti:
La storia di questo luogo è assai interessante. La comunità protestante fiorentina cominciò ad avvertire l’esigenza di un cimitero a lei dedicato. Prima di allora le salme delle famiglie protestanti venivano sepolte nella ben più lontana Livorno. In quanto cimitero protestante venne edificato al di fuori delle mura cittadine, poiché all’interno potevano esistere solo cimiteri cristiani o ebraici. Ma grazie a un particolare evento, ben presto anche questo cimitero si trovò ad essere all’interno delle mura.
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Era il 1865 quando Firenze divenne capitale d’Italia. La città subì molteplici opere di restauro, Piazzale Donatello non venne risparmiato. I lavori vennero affidati all’architetto Poggi, il quale abbatté le mura e rese il cimitero l’area verde sopraelevata che vediamo oggi. A causa di questa modifica venne proibito alla comunità protestante di seppellire i propri morti all’interno del cimitero. Infatti, in seguito all’editto di Saint Cloud era proibito seppellire le salme all’interno delle mura cittadine. Solo in epoca più recente (per la precisione nel 1996) in occasione dell’inumazione del ballerino e coreografo Eugenij Poljakov, il cimitero è tornato ad ospitare nuove anime, a patto che fossero state precedentemente cremate.
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Nonostante ancora oggi venga chiamato “cimitero degli inglesi” in realtà si tratta di un cimitero degli svizzeri, essendo di proprietà della Chiesa Evangelica Riformata Svizzera. Ai tempi la comunità protestante fiorentina era composta per lo più da inglesi, così per gli abitanti della città “protestante” era sinonimo di “inglese”. Che si tratti di un cimitero inglese o svizzero ha poca importanza. Al suo interno riposano 1409 salme provenienti da ben 16 nazioni diverse. Un luogo straordinario, così bello e particolare che in tanti si sono recati appositamente a Firenze per morire ed essere sepolti qui.
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Grazie al divieto della sepoltura delle salme, il cimitero ancora oggi mantiene intatto il suo fascino ottocentesco. Appena varcata la soglia del cimitero, una volta oltrepassata la casa del guardiano, si viene catapultati direttamente nell’800. Davanti agli occhi ci apparirà immediatamente una splendida colonna, offerta nel 1858 da Federico Guglielmo IV di Prussia. Ma non è l’unico nome famoso presente all’interno del cimitero. Qui riposano molte personalità note tra cui: Elizabeth Barret Browning (celebre poetessa), la scrittrice Frances Trollope, lo scrittrore Giovan Pietro Vieusseux e lo storico Robert Davidsohn. L’atmosfera che si respira all’interno del camposanto è pacifica, solenne, rilassante. Un luogo unico, in cui la morte racconta la storia di una città viva come Firenze.
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